Pasta Garofalo. Da qualche giorno circola sul web la notizia di un maxi sequestro da parte della Guardia di Finanza: quasi un milione di kg di pasta, ritirata per presunte violazioni del made in Italy usando grano tenero invece di grano duro, con errori anche nell'etichettatura. Ma com'è andata davvero?
Pasta Garofalo. Da qualche giorno circola sul web la notizia di un maxi sequestro da parte della Guardia di Finanza: quasi un milione di kg di pasta, ritirata per presunte violazioni del made in Italy usando grano tenero invece di grano duro, con errori anche nell’etichettatura. Ma com’è andata davvero?
La vicenda ha suscitato parecchio clamore perché quello coinvolto è uno dei marchi simbolo del Made in Italy, la pasta Garofalo. Ma non è andata esattamente così e la società è subito scesa in campo per difendersi.
Il sequestro infatti non riguarda la pasta Garofalo ma un’altra linea, prodotta per il mercato africano. Si tratterebbe di 972.147 chilogrammi di pasta made in Turkey. E proprio qui starebbe il problema: la provenienza turc. Secondo quanto riportato da Repubblica, ifinanzieri del comando provinciale, infatti, l’hanno sequestrata per delle violazioni alle normative in difesa del “made in Italy”. Da qui il contenzioso. Il problema però non riguarda possibili danni alla salute dei consumatori ma la qualità inferiore della pasta, rispetto a quanto dichiarato.
La domanda lecita che i consumatori hanno posto sulla pagina Facebook è stata: allora la pasta Garofalo è italiana?
“Sì, è totalmente gragnanese. In questo caso la pasta Garofalo non c’entra NIENTE! Stiamo parlando della linea Santa Lucia specifica per l’Africa. La pasta che esce dal Mediterraneo per andare nell’Atlantico verso l’Africa occidentale cambia nave. Lo fa in hub come Genova, Gioia Tauro o Barcellona prima di uscire da Gibilterra. Fa un trasbordo su una nave che affronta l’Atlantico” spiega la società per chiarire l’accaduto.
La pasta sequestrata pur riportando in etichetta la produzione in Turchia non solo non sarebbe destinata al mercato italiano ma fa parte di un’altra linea, prodotta altrove per altri mercati, come ha replicato Massimo Menna, amministratore delegato del Pastificio Garofalo.
Con un comunicato ufficiale, la società ha fornito alcune precisazioni per chiarire la vicenda, sottolineando il fatto che quella in questione “non è in alcun modo parte della linea Pasta Garofalo che, come noto, è un brand premium la cui produzione avviene da sempre negli stabilimenti di Gragnano”.
Inoltre, spiega, “il prodotto di cui si parla fa parte della linea Santa Lucia, storico brand di proprietà del pastificio nato quasi quarant’anni fa appositamente per il mercato africano, a cui è tutt’ora destinato, e non raggiunge pertanto gli scaffali italiani né di altri Paesi europei”.
La pasta era diretta in Africa ed è transitata nel porto di Genova “nelle apposite aree solo per una mera necessità di trasbordo da un vettore all’altro”.
Per questo, le confezioni del prodotto Santa Lucia sono contrassegnare dalla dicitura ‘Made in Turkey’.
I legali della società avrebbero già presentato ricorso in Cassazione per ottenere il dissequestro della merce.
Francesca Mancuso
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