Muffa e ammoniaca in formaggi e latte sequestrati in due caseifici di Viterbo.
Nuovo allarme contaminazione: muffa e ammoniaca in formaggi e latte sequestrati in due caseifici di Viterbo. Gli uomini del Nas sono infatti entrati in azione in un’azienda del capoluogo e in una della provincia dove sono state riscontrate delle gravi irregolarità nella produzione di formaggi.
Nelle aziende della Tuscia il latte era mal conservato in quasi 300 fusti posti a temperatura ambiente e, quindi, in locali non climatizzati come legge vuole. Il latte contenuto in questi fusti era ricoperto da ammoniaca e muffe e, di conseguenza, il formaggio che ne veniva prodotto presentava le stesse caratteristiche.
Cosa è accaduto
Latte mal conservato e ammoniaca e muffe nei formaggi che ne sono stati prodotti. È per questo motivo che i carabinieri del Nas di Viterbo hanno sequestrato 15mila chili di latte ovino e 2mila chili di formaggio in due caseifici di Viterbo.
Durante le verifiche nelle aziende del settore alimentare della Tuscia, i Nas hanno scoperto tonnellate di latte ovino male conservato e andato a male, contenuto in 288 fusti che, invece di trovarsi in un locale climatizzato e con una refrigerazione ottimale, erano stati sistemati all’esterno dell’azienda a temperatura ambiente.
È ovvio che si tratta di condizioni che non garantiscono la genuinità e la salubrità del prodotto, pertanto i carabinieri del Nas hanno provveduto al sequestro dei 15 mila chili di latte ovino.
In più, in un caseificio del capoluogo i carabinieri del Nucleo anti sofisticazione hanno scoperto che 95 forme di formaggio, per un peso totale di 2mila chili e un valore di 40mila euro, emanavano un forte odore di ammoniaca. E non solo: quelle muffe che erano evidenti sulla crosta dei formaggi e le spaccature sono il segno di gravi difetti di stagionatura e conservazione.
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I prodotti per ora sono stati sottoposti a sequestro cautelativo sanitario in modo che gli esperti svolgano le verifiche necessarie per accertare la pericolosità del prodotto se immesso sul mercato.
Germana Carillo