Era inizio aprile dello scorso anno, e non mancava molto alla Pasqua, quando venne lanciata anche in Italia la prima allerta alimentare che riguardava la possibile presenza di salmonella in alcuni prodotti della Kinder. Che cosa è successo? E come è andata a finire la questione? Ricapitoliamo quello che ormai tutti considerano un caso destinato a fare la storia della sicurezza alimentare
È passato quasi un anno da quella che verrà certamente ricordata come una delle più gravi allerte alimentari che ha riguardato l’Europa (e non solo). Grave per diversi motivi: il primo è che i prodotti segnalati erano di cioccolata, molto noti e consumati proprio nel periodo di Pasqua (quando sono stati richiamati), il secondo è che si trattava di ovetti e cioccolatini particolarmente amati dai bambini, che di conseguenza sono stati i più coinvolti dalle intossicazioni.
Parliamo ovviamente del maxi richiamo che, partito dagli Schoko-Bons, ha riguardato diversi prodotti Kinder Ferrero. Un grave caso di (in)sicurezza alimentare che ha portato al richiamo di ben 3000 tonnellate di prodotti e all’intossicazione da salmonella di oltre 450 bambini (che in alcuni casi hanno dovuto essere ricoverati in ospedale). Leggi anche: Salmonella nel cioccolato Kinder: i casi ufficiali in tutto il mondo sono stati oltre 450 (e quasi tutti bambini)
C’è da riflettere però sul fatto che poteva andare decisamente peggio, diventando una vera e propria “strage”. Pensate se quei prodotti non fossero stati fermati e richiamati per tempo, quanti bambini sarebbero stati colpiti da salmonella.
Col senno di poi, comunque, si è evidenziato che ci sono stati ritardi inaccettabili. Un comunicato della Ferrero apparso in Francia ad aprile, infatti, rende noto che una contaminazione da Salmonella Typhimurium era già stata riscontrata nell’impianto belga di Arlon il 15 dicembre 2021, nel corso di alcuni controlli interni.
Leggi anche: Salmonella nello stabilimento Kinder già a dicembre, ma come è stato possibile? Le ipotesi della tecnologa alimentare
Lo stesso impianto di Arlon è stato quello da cui sono usciti tutti i prodotti contaminati, stabilimento poi chiuso fino a giugno 2022, quando è stato riaperto con una speciale autorizzazione. Leggi anche: Salmonella nei Kinder Ferrero: riapre lo stabilimento di Arlon, ma solo per 3 mesi con un’autorizzazione condizionale
Come è finita la salmonella nel cioccolato Kinder?
Quando sono accaduti i fatti, abbiamo chiesto il parere della tecnologa alimentare Serena Pironi che ci ha spiegato come la salmonella può andare a contaminare il cioccolato. Leggi anche: Salmonella nello stabilimento Kinder già a dicembre, ma come è stato possibile? Le ipotesi della tecnologa alimentare
C’è stata poi a fine maggio una dichiarazione ufficiale della Ferrero che ha reso noto, tramite il direttore francese del marchio, che:
Secondo le nostre indagini, la contaminazione proverrebbe da un filtro situato in un serbatoio di burro dello stabilimento di Arlon in Belgio.
Le indagini condotte hanno poi identificato i serbatoi di grasso di latte anidro come “punti caldi” della contaminazione da salmonella.
Non sono state più rilasciate dichiarazioni in merito a come la contaminazione abbia raggiunto il cioccolato ma, in fondo, a questo punto è poco rilevante. L’importante è che, da quel momento in poi, l’azienda (ma anche tutte le altre, perché il problema delle contaminazioni con batteri, microrganismi, ecc. può capitare ovunque) abbia messo a punto dei controlli maggiori e dei sistemi che assicurino una più capillare sicurezza alimentare ai consumatori.
Il caso Kinder “fa scuola”
Vista la sua portata, il caso Kinder inizia a fare scuola nella comunità scientifica. Può sembrare strano, dato che comunque vi sono stati tanti bambini contagiati, ma quanto accaduto viene preso come esempio positivo e funzionante di sicurezza alimentare (punti di vista). E ciò proprio per quanto già sottolineato prima: poteva diventare un’epidemia globale di salmonella con migliaia di casi e anche potenziali morti.
A sottolinearlo è un’esperta di malattie trasmesse da acqua e cibo dell’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Johanna Takkinen che ha dichiarato:
Se non fosse stato per un’azione chiara e coordinata in tutta Europa e oltre, avrebbero potuto esserci molte migliaia di bambini in più ammalati e potenzialmente molti morti. I bambini erano a rischio molto elevato in questo focolaio, con diversi prodotti a base di cioccolato, in particolare uova di cioccolato, interessati dalla contaminazione, il tutto prima di Pasqua.
E ha poi aggiunto:
Solo attraverso un’intensa collaborazione e una regolare comunicazione intersettoriale (salute pubblica – sicurezza alimentare) le autorità sono state in grado di prevenire un devastante focolaio globale. Cruciale per prevenire l’escalation dell’epidemia è stata l’effettiva individuazione precoce dei casi attraverso la sorveglianza della salmonella nel Regno Unito e la verifica tempestiva di un’epidemia multinazionale in rapida evoluzione grazie alle risposte tempestive dei Paesi.
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