Maxi sequesto da parte della Guardia di Finanza di alimenti biologici contraffatti provenienti dall'Europa dell'Est. L'indagine ha consentito di accertare una frode molto estesa, conclusasi col sequestro di 1.500 tonnellate di mais proveniente dall'Ucraina, falsamente certificato come biologico e di circa 30 tonnellate di soia indiana lavorata
Maxi sequesto da parte della Guardia di Finanza di alimenti biologici contraffatti provenienti dall’Europa dell’Est. L’indagine ha consentito di accertare una frode molto estesa, conclusasi col sequestro di 1.500 tonnellate di mais proveniente dall’Ucraina, falsamente certificato come biologico e di circa 30 tonnellate di soia indiana lavorata.
Secondo quanto rivela la GdF, nel mais e nella soia erano presenti “verosimilmente prodotti chimici vietati, destinati all’industria mangimistica per l’alimentazione zootecnica“. 23 le persone indagate, che, in caso di condanna, rischiano il carcere. Una decina le società coinvolte, anche estere.
L’operazione, chiamata “Green war” è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro e ha portato a numerose perquisizioni a carico di operatori del settore dei prodotti da agricoltura biologica che importavano da Paesi terzi limitrofi all’UE (Moldavia e Ucraina) granaglie destinate al comparto zootecnico e, in alcunni casi, anche all’alimentazione umana. In particolare, soia, mais, grano tenero e lino falsamente certificati come “bio” ma in realtà non conformi alla normativa comunitaria e nazionale.
In alcuni casi, le produzioni agricole certificate come biologiche erano di fatto ottenute con elevato contenuto di Ogm o ancora contaminate da agenti chimici vietati nell’agricoltura biologica.
Come hanno fatto ad arrivare in Italia? Spiega la Guarda di Finanza che le società, per sottrarsi ai controlli, provvedevano allo sdoganamento delle merci a Malta, attraverso una società gestita da personale italiano, per poi destinarle in Italia.
“Questa frode alimentare ha messo in luce le ormai note debolezze del settore, su cui è necessario intervenire al più presto: la scarsa efficacia degli Organismi di Controllo sul fronte delle importazioni e la mancata vigilanza alle frontiere da parte dell’Unione Europea sui prodotti importati da Paesi extra Ue, riconosciuti in equivalenza con le regole europee” ha detto Alessandro Triantafyllidis, presidente di AIAB. “Alla luce di quanto è emerso con questa frode alimentare è ormai sempre più evidente la necessità di una riforma del sistema di controllo, di una maggiore vigilanza da parte del Ministero e un impegno parte dell’Unione Europea nel sorvegliare, efficacemente, le frontiere extra-UE“.
Francesca Mancuso
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