È ancora allerta per gli spinaci: Aldi richiama altri 9 lotti per possibile presenza di stramonio tossico

Continua ad allargarsi l’allerta che riguarda gli spinaci freschi contaminati da infestanti tossici. L'ultimo richiamo riguarda 9 lotti venduti da Aldi

Dopo il maxi richiamo di spinaci dei giorni scorsi, che ha coinvolto marchi della GDO come Conad, Despar, Selex ed Eurospin a causa della possibile presenza di infestanti tossici nella verdura fresca, arriva un nuovo aggiornamento su questa allerta alimentare.

Leggi anche: Spinaci contaminati: l’allerta si allarga e coinvolge anche Conad, Despar ed Eurospin (l’ELENCO dei prodotti da non consumare)

Stavolta è la catena Aldi ad aver richiamato 9 lotti di spinaci “I Colori del Sapore” in confezione da 500 grammi per la “possibile presenza di erba infestante tossica (Datura stramonium L.)”.

In questo caso, l’allerta è più precisa e parla di una possibile contaminazione con stramonio. Questo, così come la mandragora, è un’erba altamente velenosa che può rappresentare un serio rischio per la salute. Ingerire stramonio può infatti causare sintomi anche gravi come come allucinazioni, deliri, aumento della frequenza cardiaca, nausea e confusione mentale.

I lotti richiamati da Aldi sono i seguenti:

  • L 204 (scadenza 28/07/2024)
  • L 205 (scadenza 29/07/2024)
  • L 206 (scadenza 30/07/2024)
  • L 207 (scadenza 31/07/2024)
  • L 208 (scadenza 1/08/2024)
  • L 209 (scadenza 2/08/2024)
  • L 210 (scadenza 3/08/2024)
  • L 211 (scadenza 4/08/2024)
  • L 212 (scadenza 5/08/2024)

Gli spinaci, anche in questo caso, sono prodotti dall’Azienda Agricola Ambruosi & Viscardi, la stessa coinvolta nei richiami precedenti.

richiamo spinaci aldi

@Ministero della Salute

Se avete in casa questi spinaci, non consumateli ma riportateli immediatamente al punto vendita Aldi dove l’acquisto sarà rimborsato anche in assenza dello scontrino.

Se avete bisogno di ulteriori chiarimenti, potete contattare il Servizio Clienti ALDI al numero 800 370 370 (lun-ven 8:30-17:00, sab 8:00-14:00).

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Fonte: Ministero della Salute

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