Biologico. Ennesimo scandalo, ennesima truffa ai danni dei consumatori. Questa volta protagonista un grano duro convenzionale, già trasformato in pasta e venduto in tutto il mondo come bio. I consumatori continuano a chiedersi: il vero biologico esiste o no? Di chi ci possiamo fidare e come possiamo essere sicuri di mettere in tavola prodotti davvero bio?
Biologico. Ennesimo scandalo, ennesima truffa ai danni dei consumatori. Questa volta protagonista un grano duro convenzionale, già trasformato in pasta e venduto in tutto il mondo come bio. I consumatori continuano a chiedersi: il vero biologico esiste o no? Di chi ci possiamo fidare e come possiamo essere sicuri di mettere in tavola prodotti davvero bio?
Dopo il servizio sul falso riso bio, anche questa volta è stata la trasmissione Report con un’indagine dal titolo “Bio-illogico” a rialzare il solito polverone che già tante volte ci ha sommerso e che ha fatto sentenziare a tante persone anche oggi: il biologico non esiste! In questo caso la trasmissione ha raccontato la truffa di un grano duro certificato come biologico (ben 11 mila tonnellate) che altro non era invece che grano tradizionale, che di biologico non aveva proprio nulla, se non il nome. Come è stato possibile questo? Semplicemente cambiando un numero su un certificato che doveva servire invece come garanzia di autenticità.
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La truffa svelata da Report è partita da San Paolo di Civitate, in provincia di Foggia, dove solo dopo 6 mesi ci si è accorti della situazione, decisamente troppo tardi dato che ormai quel prodotto era diventato semola e poi pasta finita chissà dove (soprattutto nord Europa e Stati Uniti ma anche in Italia). Il cuore dello scandalo si trasferisce poi in Romania, dove alcuni enti di certificazione biologica sono stati sospesi in quanto davano il loro benestare, nonostante l’utilizzo di prodotti fitosanitari e pesticidi nelle coltivazioni.
Non vogliamo addentrarci certo nei meandri del problema delle certificazioni più o meno sicure, problema che tra l’altro riguarda non solo il nostro Paese (un esempio per tutti lo scandalo del vino bio in Francia).
Vogliamo invece continuare a credere che esistono realtà (al di là di ogni possibile certificazione) in cui il biologico si fa per davvero, persone che ogni giorno si impegnano per coltivare e realizzare prodotti il più possibile naturali.
D’altro canto il falso bio indubbiamente esiste e, come in ogni settore commerciale in espansione e remunerativo, la speculazione e i furbetti sono dietro l’angolo. Questo, però, non significa che non esistono anche produttori seri, la stessa Milena Gabanellli alla fine del servizio ha dichiarato che anche in questo settore: “le aziende oneste sono tante”.
IL VERO BIOLOGICO ESISTE
Non parliamo certo dei prodotti della grande distribuzione, ma pensiamo piuttosto a tante piccole realtà dislocate in tutta Italia, che dovremmo andare a cercare più spesso quando vogliamo portare in tavola prodotti davvero freschi e biologici.
Nonostante le inchieste di Report e delle Iene (vi ricordate il servizio sui fruttivendoli bio truffaldini?), che certo non fanno una grande pubblicità al settore, queste realtà esistono, continuano ad esistere e a lavorare duramente (perché chi lavora correttamente e senza sotterfugi nel nostro Paese fa sempre molta fatica). Alcune di queste aziende erano state segnalate l’anno scorso da un rapporto di Legambiente che aveva analizzato la situazione agricola italiana in merito ai residui chimici nei prodotti alimentari svelando un triste scenario.
In quell’occasione l’associazione, in seguito all’esame di alcuni campioni di prodotti, aveva visto anche la faccia bella e pulita della medaglia segnalando alcune aziende agricole virtuose che si erano distinte per il biologico, ma anche per l’ecosostenibilità nella produzione o per buone pratiche di incursione sociale. Si citavano, ad esempio, l’Azienda Agricola Angelone Leonardo di Policoro (MT), che produce frutta e verdura con metodo organico e biodinamico applicando con estremo rigore i criteri di Alex Podolinsky, uno dei massimi esperti europei di agricoltura biodinamica, nella produzione di preparati e nella loro conservazione, dinamizzazione, distribuzione e infine nella lavorazione del terreno, ottenendo risultati superiori all’agricoltura convenzionale e a quella biologica.
O l’Azienda Agricola Biologica Marco Campobasso di Castellaneta Marina (TA), che si distingue oltre che per essere alimentata da un impianto fotovoltaico, per l’allevamento di un insetto utile, il Criptolaemus Montrouzieri, predatore delle cocciniglie, in particolare del Planococcus citri., che consente di attuare interventi tempestivi in campo.
Vi è poi l’Azienda Agricola Cascina di Francia – Moncrivello (VC), che sin dall’inizio ha improntato la produzione ortofrutticola secondo criteri rispettosi degli animali e dell’ambiente. Un’azienda relativamente piccola, ma molto diversificata, capofila di altre piccole aziende biologiche che nella zona collinare al confine fra le province di Vercelli e di Torino che hanno costituito l’associazione, A.L.B.A. (Agricoltori Locali Biologici Associati), con regolamenti e disciplinari per garantire ai consumatori il massimo rispetto degli obiettivi e delle normative.
Convinta che l’agricoltura è produzione di valori e non solo di cibo, è Cascina di Francia, che inserisce in azienda persone in difficoltà e in situazioni di svantaggio.
Il Consorzio Formicoso Alta Irpinia è tornato, invece, a coltivare una varietà storica di frumento duro, il Senatore Cappelli, per produrre semole e pasta di alta qualità. Un disciplinare prescrive la coltivazione del Senatore Cappelli in rotazione con erbai polifiti o con leguminose (favino, cece), senza ricorso a diserbanti o a concimazioni di fondo e di copertura, superflue del resto data l’altezza e rusticità di questo frumento. Alcuni agricoltori hanno anche allevamenti di vacche da latte e seminano, in rotazione col grano, erbai polifiti che consentono di ottenere il Latte Nobile.
Abbiamo chiesto a Stefano Forti dell’Azienda agricola biologica All’ombra del cerro, se il biologico esiste davvero, ecco cosa ci ha risposto:
“Il biologico vero esiste ed è più facile riscontrarlo nelle piccole-medie aziende dove si può instaurare un rapporto diretto e basato sulla fiducia tra consumatore e produttore. Alla base di tutto deve comunque esserci la correttezza da parte del produttore nel suo operato”.
Insomma, come sempre non c’è da fare di tutta un’erba un fascio. Chi lavora correttamente in Italia esiste e bisogna valorizzarlo. Anche noi vi abbiamo raccontato due storie che fanno ben sperare, come ad esempio quella di Devis Bonanni, un ragazzo che ha lasciato tutto per diventare contadino con metodi naturali, o quella di Stefano Caccavari, giovane imprenditore ventisettenne che è riuscito a salvare l’ultimo mulino a pietra della Calabria e che vuole rilanciare la filiera dei cereali e dei grani antichi bio. Le loro storie ci dimostrano che il biologico non è solo un’imitazione dell’agricoltura industriale, seppur con metodi organici.
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MANGIARE BIO, SI PUÒ
Cosa fare allora per mangiare davvero bio? I consigli sono pochi e semplici:
1) Trovare un produttore di fiducia
Sicuramente nella vostra zona a non molti chilometri di distanza da casa vostra esiste un produttore biologico (o forse di più) serio e affidabile. Bisogna solo trovarlo, parlarci, visitare la sua azienda e assicurarsi di avere i suoi prodotti settimanalmente recandosi direttamente in azienda (se vi riesce comodo), oppure informandosi su mercati o negozi in cui vengono venduti o ancora facendosi spedire una cassetta direttamente a casa, se c’è la possibilità di usufruire di questo servizio.
2) Gruppo di acquisto solidale (GAS)
Se non avete molto tempo da dedicare alla spesa settimanale potete iscrivervi ad un gas che avrà selezionato già piccoli produttori locali di cibi e bevande biologici. Ogni settimana potrete così avere prodotti freschi e di stagione.
3) Orto
Altro metodo sicuro ed infallibile per mangiare cibi senza pesticidi è coltivare il più possibile il proprio cibo da soli. Non c’è bisogno per forza di avere un giardino, basta anche un semplice balcone o ancora potete informarvi se nella vostra zona affittano orti in condivisione.
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Se volete mangiare davvero biologico dovete quindi:
- Cambiare le vostre abitudini comprando meno possibile al supermercato
- Cercare piccole realtà agricole della vostra zona, andare a visitarle e creare un rapporto di fiducia
- Iscrivervi ad un gas, gruppo di acquisto solidale
- Coltivare voi stessi un orto in giardino o sul balcone
Nonostante gli scandali e le truffe, noi al biologico (quello vero) continuiamo a credere! E voi?
Francesca Biagioli