In due nuovi studi è emerso un collegamento inequivocabile tra il consumo di cibi ultra-processati e un aumento del rischio di ictus e infarto. Questi risultati confermano che una dieta ricca di cibi altamente trasformati è insana e sottolineano l'importanza di fare scelte alimentari più consapevoli
Gli alimenti ultra-processati sono da tempo al centro del dibattito scientifico per il loro possibile effetto nocivo sulla salute. Parliamo non a caso di cibi altamente trasformati come bevande gassate, cereali per la colazione, snack e pasti pronti, che spesso contengono elevate quantità di sale, zucchero e grassi e possono esporre le persone a una serie di rischi per la salute, comprese le malattie cardiovascolari.
Vi avevamo già spiegato come riconoscerli in un precedente articolo: Alimenti ultra-processati: cosa sono e come riconoscerli leggendo le etichette al supermercato
Ora due nuovi studi, presentati al convegno annuale dell’European Society of Cardiology di Amsterdam, hanno messo in luce un collegamento ancora più chiaro tra il consumo di questi alimenti e un aumentato rischio di malattie cardiache, tra cui infarti e ictus.
Le analisi, che hanno coinvolto un ampio campione di partecipanti durante un lungo periodo di osservazione, evidenziano che un consumo elevato di cibi ultra-processati è correlato a un incremento del rischio di malattie cardiache. I risultati rivelano in particolare un aumento del rischio di ipertensione, infarti e ictus tra coloro che consumano una quantità significativa di alimenti ultra-processati.
Un aspetto interessante delle nuove ricerche è che il rischio sembra essere influenzato dalla percentuale di questa tipologia di cibi all’interno dell’apporto calorico giornaliero totale.
Nel primo studio, una revisione di 10 studi precedenti che includevano 38.720 casi di eventi di malattie cardiovascolari (tra cui infarto e ictus), è stata trovata un’associazione chiara tra cibi ultra-processati e maggior rischio di tali malattie.
Gli scienziati hanno scoperto che un aumento del 10% del consumo di alimenti ultra-processati nell’apporto calorico giornaliero era collegato a un aumento del 6% del rischio di malattie cardiache. I ricercatori hanno anche osservato che quando l’apporto di tali alimenti rappresentava meno del 15% delle calorie totali c’era un rischio inferiore di malattie cardiache.
La seconda ricerca, che ha utilizzato dati sanitari relativi a circa 10mila donne australiane di età compresa tra 46 e 55 anni, seguite per 15 anni, ha mostrato che chi consumava una dieta con percentuale più alta di cibi ultra-processati aveva una probabilità significativamente maggiore di sviluppare ipertensione e malattie cardiovascolari.
Questi risultati pongono l’accento ancora una volta (perché noi è da tempo che lo diciamo e sosteniamo studi alla mano) sulla necessità di ridurre il consumo di alimenti ultra-processati e di promuovere una dieta più equilibrata e naturale.
È essenziale che le persone siano il più possibile informate sugli effetti dannosi degli cibi ultra-processati e di conseguenza in grado di prendere decisioni informate sulla loro alimentazione quotidiana.
Naturalmente anche i Governi e le istituzioni hanno un ruolo chiave da svolgere nella regolamentazione dell’industria alimentare e nel promuovere una maggiore trasparenza riguardo agli ingredienti e ai processi di produzione.
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Fonte: British Heart Foundation
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