Una recente ricerca ha trovato delle connessioni tra consumo di cibi ricchi di omega 3 e un minor rischio di sviluppare problemi cronici ai reni
La malattia renale cronica (CKD) colpisce circa 700 milioni di persone in tutto il mondo e può portare a insufficienza renale e morte, di conseguenza è necessario identificare i fattori che potrebbero prevenirne l’insorgenza e la progressione.
A tal proposito un recente studio pubblicato su BMJ ha rivelato che livelli più elevati di acidi grassi omega 3 assunti nella dieta sono associati a un rischio moderatamente inferiore di malattia renale cronica, e a un declino più lento della funzionalità renale.
Lo studio
Gli studi suggeriscono che gli acidi grassi polinsaturi omega 3 (n-3 PUFA) possono avere effetti benefici sulla funzione renale, ma le prove sono limitate e si basano principalmente su questionari dietetici, che possono essere soggetti a errori.
Per esplorare ulteriormente questo aspetto, un team internazionale guidato da ricercatori del George Institute for Global Health e dell’Università del New South Wales, ha riunito i risultati di 19 studi provenienti da 12 paesi esaminando i collegamenti tra i livelli di biomarcatori PUFA n-3 e lo sviluppo di CKD negli adulti.
I biomarcatori includevano acido eicosapentaenoico (EPA), acido docosaesaenoico (DHA), acido docosapentaenoico (DPA) e acido alfa linolenico (ALA). Le principali fonti alimentari di EPA, DHA e DPA provengono dai frutti di mare, mentre l’ALA si trova principalmente nelle piante (noci, semi e verdure a foglia verde).
Complessivamente, nell’analisi principale sono stati inclusi 25.570 partecipanti. La loro età media variava da 49 a 77 anni.
Dopo aver tenuto conto di una serie di altri fattori tra cui età, sesso, razza, indice di massa corporea, fumo, assunzione di alcol, attività fisica, malattie cardiache e diabete, livelli più elevati di PUFA n-3 dei frutti di mare totali sono stati associati a un minor rischio di sviluppare CKD.
Questi sono risultati osservativi e i ricercatori riconoscono che le differenze nella progettazione e nei metodi dello studio potrebbero aver influenzato i loro risultati.
Sebbene i nostri risultati non dimostrino una relazione causale tra i PUFA n-3 dei frutti di mare e il rischio di CKD, sono di supporto e coerenti con le attuali linee guida. Nonostante ciò sono necessari ulteriori studi controllati randomizzati per valutare il potenziale ruolo benefico dei PUFA n-3 dei frutti di mare nella prevenzione e nella gestione della malattia renale cronica.
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Fonte: BMJ
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