Putin potrebbe concedere l'amnistia alle Pussy Riot e agli attivisti di Greenpeace
Secondo fonti giornalistiche vicine al regime di Putin lo zar russo potrebbe a breve graziare con l’amnistia circa 25 mila persone. Tra le quali ci sarebbero anche le Pussy Riot e gli attivisti di Greenpeace che lottano contro Gazprom nell’Artico.
La notizia la riporta Russia Today, televisione russa ritenuta molto vicina a Vladimir Putin (di fatto è finanziata dall’agenzia di stampa statale Ria Novosti), che cita ulteriori fonti locali: il presidente della Federazione Russa potrebbe emanare nei prossimi giorni un decreto di amnistia per migliaia di condannati.
L’occasione sarebbe quella del 12 dicembre, ventesimo anniversario della nuova costituzione russa post sovietica. A godere del provvedimento di grazia potrebbero essere fino a 25 mila persone: 1.300 condannati attualmente in carcere, 17.500 condannati a misure alternative e altre 6.000 persone con processi in corso. Tra i vari reati che verrebbero condonati ci sarebbero anche quelli di cui sono accusate le Pussy Riot e quelli che hanno portato in carcere gli attivisti di Greenpeace.
Il Blitz di Greenpeace alla conferenza stampa del Real Madrid contro Gazprom
L’associazione ambientalista, nel frattempo, non ha mancato una ghiotta occasione per continuare la sua lotta infinita contro le trivellazioni nell’Artico: in occasione della conferenza stampa di presentazione della partita di Champions Real Madrid-Copenhagen è spuntato uno striscione con l’appello “Salviamo l’Artico, mostriamo il cartellino rosso a Gazprom“.
Due piccioni con una fava: massima esposizione mediatica, durante la presentazione di una partita di Champions, e critica diretta all’avversario che è anche sponsor della competizione sportiva e della FIFA. Come al solito Greenpeace ha colpito nel segno, in questo caso ha fatto goal.
L’imbarazzo dei presenti è stato palese: Gazprom è uno sponsor troppo grosso per essere messo in discussione in questo modo così imbarazzante. Lo striscione è stato presto rimosso ma il messaggio è passato: la compagnia petrolifera di Stato russa deve essere espulsa dall’Artico, le trivellazioni in mezzo ai mari ghiacciati sono troppo pericolose.
Per non parlare poi del fatto che Greenpeace e Gazprom ultimamente sono come cane e gatto: dopo il sequestro-arresto dei trenta attivisti dell’associazione, in occasione di un altro blitz contro una piattaforma petrolifera russa, ormai è scontro diretto.
Tra gli attivisti arrestati c’era anche l’italiano Cristin D’Alessandro, rilasciato su cauzione a fine novembre dopo decine di appelli e un delicato lavoro diplomatico. Perché, a dirla tutta, nessuno in Europa si vuole mettere contro Gazprom e contro il gas russo: sono ormai fondamentali per l’approvvigionamento energetico di un continente che, avendo pensato tardi alle rinnovabili, è ancora oggi di fatto dipendente dalle forniture provenienti dalla Russia.
Peppe Croce