Tra pochi giorni saremo chiamati a dare il nostro voto alle elezioni europee 2024. Il futuro Europarlamento dovrà necessariamente risolvere anche e soprattutto parecchie questioni di carattere ambientale. Ma quanto davvero i nostri politici hanno preso coscienza di questa urgenza? Per aiutarvi a capire quali siano le posizioni dei diversi schieramenti su clima e ambiente abbiamo intervistato diversi candidati
Ridare corpo alla Nature Restoration Law e puntare sul fotovoltaico, va bene il Novel Food ma rivalutare prima la nostra dieta mediterranea: com’è davvero l’Europa che si vuole da qui a 15 anni alla luce delle varie Direttive, recepite e non? Lo abbiamo chiesto a 5 candidati italiani alle prossime elezioni europee in calendario sabato 8 e domenica 9 giugno 2024.
Di seguito l’intervista ad Andrea Zanoni, candidato con il Partito Democratico nella circoscrizione Nord Est.
Qual è la priorità che andrebbe portata avanti in Europa per contrastare la crisi climatica?
Beh, assolutamente dare attuazione al Green Deal europeo, puntando soprattutto sulle rinnovabili e su un’agricoltura più sostenibile e senza pesticidi.
Il Grean Deal varato nel 2019 ha dato vita in questi 5 anni a provvedimenti all’avanguardia per quanto riguarda l’ambiente. Andrebbe incentivato o ridimensionato? Penso anche al dibattito sulla Nature Restoration Law, in cui l’Italia ha remato sempre contro…
Diciamo che non abbiamo più tempo e quindi bisogna incentivarlo e rinforzarlo, assolutamente. Quanto alla Nature Restoration Law, abbiamo perso un’occasione d’oro, il Parlamento ha annacquato in maniera incredibile quel progetto di norma della Commissione europea e questo è un danno enorme perché gli impatti che abbiamo inferto alla biodiversità e a tanti habitat in Europa sono veramente gravissimi. Ne è uscita una norma debole ma, peggio ancora, è quello che è successo dopo: il Consiglio dell’Ue, con questa storia del potere di veto, grazie a Ungheria, Italia, Polonia e qualche altro Stato, ha bloccato definitivamente una legge di cui c’era assoluto assoluto bisogno. Ecco perché io sono anche a favore della modifica dei trattati, proprio per togliere questo potere di veto dei singoli Stati membri, perché non è la democrazia non funziona così non può essere uno Stato a bloccare delle innovazioni necessarie per i cittadini, per l’ambiente.
Politiche energetiche, qual è la fonte/i su cui bisognerebbe puntare a breve e a lungo termine per garantire una sicurezza energetica e raggiungere la neutralità climatica dell’intera regione europea al 2050?
Secondo me, il fotovoltaico. Come Gruppo consiliare in Veneto, abbiamo fatto fare un approfondimento tecnico scientifico ed è emerso che potremmo, ad esempio, rendere autonomo al 100% con fonti rinnovabili tutto il Veneto entro il 2050 per il residenziale con il fotovoltaico. Quindi per il nostro Paese è sicuramente l’energia che più si presta.
Una soluzione sulla quale non sembra si voglia puntare potrebbe essere è anche quella del fotovoltaico a terra: continuare a coltivare le campagne e poter installare i pannelli solari.
Quanto al nucleare, l’attuale tecnologia è ancora una tecnologia rischiosa e poi abbiamo ancora adesso il problema delle scorie delle vecchie centrali nucleari e comunque ci renderebbe dipendenti dall’estero, perché noi non abbiamo il combustibile necessario per le centrali nucleari.
È stato stimato che gli Stati membri dell’Unione Europea stiano impiegando tra i 34 e i 48 miliardi di euro all’anno di sussidi europei in attività che danneggiano la natura in particolar modo nelle politiche agricole incentivando allevamenti intensivi e grandi multinazionali. Questi sussidi andrebbero reindirizzati? E se sì come e dove?
Andrebbero reindirizzati, perché gli allevamenti intensivi sono insostenibili perché consumano suolo, lo deturpano e poi contribuiscono ad alzare le temperature per le emissioni ad effetto serra e quindi i sussidi andrebbero reindirizzati sicuramente su un’agricoltura più sostenibile aiutando le piccole e medie imprese agricole e puntando molto sulle nuove tecnologie per eliminare progressivamente i pesticidi.
Il futuro dell’agricoltura passa per una riduzione di….?
Di pesticidi.
E quindi lei cosa cambierebbe della PAC appena revisionata ad aprile?
Innanzitutto darei più incentivi alle aziende biologiche che attuano l’agroecologia. Insisterei molto sulla ricerca, incentiverei le piccole e medie aziende agricole e toglierei sussidi agli allevamenti intensivi e alle grosse aziende che fanno un utilizzo smodato di pesticidi.
Noi abbiamo dei casi in Veneto, emersi recentemente da un approfondimento che ho fatto fare in Commissione legalità, dove sia lo Spisal (Servizi di Prevenzione, Igiene e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, ndr) che l’Inail mettono direttamente in relazione ben quattro casi di Parkinson con l’utilizzo di prodotti per per il trattamento delle viti.
Qual è il cibo con cui i cittadini europei dovrebbero sfamarsi in un futuro non troppo lontano? Qual è la sua posizione su carne coltivata, farine da insetti e i Novel food in generale?
Io credo che l’alimentazione dovrebbe basarsi soprattutto su un’alimentazione vegetariana, su prodotti dell’agricoltura a chilometro zero e quindi coltivare finalmente i nostri campi e le nostre campagne per produrre cibo per le persone e non più cibo per gli animali degli allevamenti intensivi. Per quanto riguarda la carne coltivata, non ho nessuna contrarietà, anche perché se andiamo a vedere com’è prodotta la carne che mangiamo tradizionalmente ho fatica a capire quale sia quella più “sintetica”. Quanto alla farina da insetti non sono contrario. Credo in ogni caso che la soluzione sia quella di un’alimentazione più sostenibile e quindi più a base di vegetali.
Come rendere più attuabili e socialmente accettate direttive come quella delle case green o lo stop alle auto a benzina che al momento sono percepite dai cittadini solo come un costo?
Dovremmo spiegare ai cittadini italiani ed europei che le misure del Green New Deal non sono derivate da qualche volontà politica di qualche burocrate europeo, ma derivano da anni di studi scientifici da parte di tutte le autorità tecnico, scientifiche a livello mondiale che ci dicono che non possiamo continuare a produrre e a consumare con queste attuali modalità. E dopo ricorderei quello che è capitato e sta capitando con gli eventi estremi, gli uragani, tornado, dopo lunghi periodi di siccità, intense piogge con allagamenti e inondazioni, esondazioni di fiumi. Ricorderei che è necessario anche per difendersi, ad esempio, da un tipo di grandine che non era mai caduta prima con chicchi grossi come una mela, adottare tutte queste misure.
Per quanto riguarda le case green, va anche sottolineato come, a differenza di quello che dice la destra, l’Europa ci mette la patrimoniale sulle case. L’Europa con le nuove direttive e i nuovi regolamenti che andranno scritti proprio in questa legislatura, ci darà delle norme tecniche su come edificare le nuove case, come efficientare le esistenti, ma con queste direttive ci darà anche i fondi comunitari. Quindi dobbiamo dire che non ci stanno mettendo la patrimoniale sulla casa, ma ci stanno praticamente azzerando la bolletta dei consumi energetici delle nostre case, consentendoci di inquinare di meno e di vivere anche più in salute. Quindi ne guadagniamo in portafoglio e in salute.
Su cosa dovrebbero puntare le città europee per aumentare la qualità della vita dei cittadini e diminuire traffico ed emissioni?
La mobilità dovrebbe essere una mobilità diciamo “pubblica” soprattutto su su ferro, una mobilità elettrica in particolare che tolga traffico dalle strade e che quindi inquini meno. Questo aumenterebbe sicuramente la sicurezza dei cittadini: meno auto, meno inquinamento, quindi meno polveri sottili, meno benzene e quindi anche meno malattie respiratorie.
L’Italia ha già subito due procedure di infrazione, due condanne, in seguito alla seconda condanna, ci stanno calcolando le sanzioni e quindi non possiamo più permetterci di violare le norme sulla qualità dell’aria. Purtroppo ci sono casi eclatanti dove dei progetti ambiziosi, come in Veneto della metropolitana di superficie sono stati accantonati a causa di errori madornali fatti su infrastrutture che invece puntano ancora sul traffico su gomma, come la superstrada Pedemontana veneta, che causerà per ben 39 anni fino al 2064 un buco annuale sulle casse della Regione di circa 220 milioni di euro. Un buco che ad esempio Salvini con un tentativo andato a male per adesso, per fortuna, voleva spalmare in tutta Italia con delle modifiche sulle norme del trasporto sulle autostrade.
Tra queste 3 R (Ridurre, Riciclare, Riparare) qual è quella su cui bisognerebbe puntare di più con politiche ad hoc per una migliore gestione dei rifiuti?
Naturalmente sul ridurre, perché il ciclo è una cosa importantissima. Io vengo da una provincia, quella di Treviso, che è prima per quanto riguarda la capacità di riciclo dei rifiuti, ma se continuiamo a comperare montagne di rifiuti il problema non si resolve. Quindi dobbiamo risolverlo alla radice, cosa difficilissima perché ci sono ancora lobby molto potenti. Ci sono stati diversi tentativi, però sono andati tutti in fumo perché si attivano tutte quelle industrie che producono imballaggi e qui sta la capacità di uno Stato che vuole fare gli interessi dei cittadini ad aiutare nella transizione queste aziende per non lasciare a casa nessuno e convertirne magari in qualcosa di più utile.
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