Lago di Bracciano: l’emergenza non è affatto finita

Il Lago di Bracciano non sta ancora bene, per niente. Acea, dopo le proteste e i richiami dalle istituzioni locali, ha interrotto le captazioni che, complice la terribile siccità dei mesi primaverili ed estivi, lo stavano letteralmente prosciugando. Ma la situazione è ancora molto preoccupante

Il Lago di Bracciano non sta ancora bene, per niente. Acea, dopo le proteste e i richiami dalle istituzioni locali, ha interrotto le captazioni che, complice la terribile siccità dei mesi primaverili ed estivi, lo stavano letteralmente prosciugando. Ma la situazione è ancora molto preoccupante.

Lo specchio d’acqua fa parte del Parco Bracciano e Martignano e include una biodiversità, che, in termini di flora, è la maggiore di tutti i laghi Europei, con 17 specie al suo interno, ovvero 1/3 di tutte le specie esistenti a livello Europeo (rappresentando il 30% della biodiversità del nostro continente). Ospita inoltre anche numerose specie che effettuano nidificazione sia attraverso nidi flottanti che su alberi come nel caso della garzaia, luogo di nidificazione di almeno 3 specie di aironi.

Arrecare danni al lago significa arrecare danni ad un intero ecosistema, fatto di specie vegetali che, trovandosi con un livello d’acqua sensibilmente più basso, rischiano di morire, e di specie animali come gli uccelli, i cui nidi in questa situazione sono maggiormente accessibili a predatori (incluso, purtroppo, l’uomo).

Danni ingenti e attenzione ridotta (e non deve esserlo)

bracciano stop aceaFoto: Emanuele Perugini, 26 ottobre

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha recentemente effettuato delle indagini per definire i danni arrecati al lago e sfortunamente il report parla chiaro: la maggior parte degli habitat per la flora e la vegetazione sono definiti a rischio a causa dello stress idrico e la situazione non è stata originata unicamente da fattori ambientali ma soprattutto dagli interventi umani, come le idrovore di Acea, che, lo ricordiamo, ha ricevuto una notifica di esposto della Procura per danno ambientale.

Per saperne di più abbiamo intervistato Matteo Ghibelli, segretario di Progetto Comune, associazione che da molto tempo si batte per difendere il lago e i suoi abitanti.

Ghibelli ci riferisce innanzitutto un calo di attenzione mediatica sul problema. E, essendo la situazione affatto rosea, non deve esserlo. “Affermare che non si parla più del problema forse non è corretto, è più corretto, e molto triste, constatare come sia ridotta l’attenzione al livello nazionale, complice la fine della stagione estiva e la riduzione dell’attenzione da parte dei media nazionali riservata al fenomeno di siccità che sta interessando ancora oggi la nostra penisola” sostiene Ghibelli.

Ricordiamo inoltre che durante l’estate sembrava molto concreto il rischio di razionamento dell’acqua a Roma, situazione che più di tutto, forse, aveva tenuto l’opinione pubblica all’erta sul problema.

“Secondo i dati che trattano proprio questa situazione (il prelevamento dal lago di Bracciano e la distribuzione a Roma) l’apporto del lago di Bracciano corrisponde a circa l’8% dell’acqua di Roma – spiega a questo proposito Ghibelli – É quasi immediato pensare che una percentuale così esigua difficilmente avrebbe potuto compromettere l’approvvigionamento idrico di 5 milioni di persone, generando caos per la turnazione ed interventi estremi per “mettere una toppa” ad un danno fatto”.

Ma l’unica nota “positiva”, forse, è stato proprio l’effetto sull’attenzione.

“Speriamo tuttavia che, al di là della paura dei cittadini romani di trovarsi senza acqua, questa situazione abbia portato ad una sensibilizzazione sull’utilizzo responsabile di una risorsa che è tutt’altro che inesauribile e tutt’altro che abbondante come l’acqua afferma anche Ghibelli.

Ora tale attenzione sembra ridotta, ma non perché il problema non ci sia, tutt’altro.

“A livello locale l’attenzione rimane alta (non ai livelli dell’estate in cui la campagna #SOSLago sembrava l’unico argomento nelle bacheche social): ci sono infatti monitoraggi quasi giornalieri e la raccolta dati relativa ai livelli del lago continua anche e soprattutto grazie al lavoro di esperti come Alessandro Mecali (geologo, relatore nella giornata di #openlake dell’11 marzo scorso) che monitora il livello e, in un suo recente post di Facebook datato 6.10.2017 riporta “Appena effettuata la misura del livello idrometrico – 186.6 cm, 1 mm di abbassamento negli ultimi 3 giorni, il lago al momento tiene. Lo stop delle captazioni sta dando i suoi frutti” continua il segretario di Progetto Comune.

“Anche il lavoro di Emanuele Perugini, giornalista e amministratore del sito braccianosmartlake.com e organizzatore del “Cammino delle Terre Comuni” contribuisce a tenere alta l’attenzione sul problema, tutt’altro che risolto, non solo tramite il sito internet pubblicando contenuti e aggiornamenti, ma organizzando anche itinerari che mostrano lo stato attuale del lago e come la problematica non sia superata e risolta”.

Stop alle captazioni unica strategia perseguibile

bracciano stop acea1Foto: Emanuele Perugini, 26 ottobre

Nel frattempo, comunque, l’Acea ha effettivamente fermato le captazioni, come richiesto a gran voce nel corso dell’estate. Notizia recentissima, inoltre, è stato effettuato un sopralluogo concordato con la stessa Acea, che ha dimostrato come l’impianto di potabilizzazione non sia in uso. Si è notata solo una perdita di 1 l/s dovuto alla non perfetta chiusura delle paratoie. Uno stop reale dunque, finalmente, che era stato più volte disatteso.

Tuttavia questo non basta, anche perché, purtroppo, il clima continua a non aiutarci. Le piogge ci sono state, ma veramente minime, accompagnate tra l’altro da forti venti che hanno incrementato l’evaporazione.

“Il fatto che lo stop alle captazioni sia ancora in vigore trova riscontro nell’andamento congruo del livello del lago che proprio a causa dell’evapotraspirazione e delle piogge assenti vede una riduzione, ma a ritmi che sono dettati da fattori ambientali piuttosto che antropici” ci spiega Ghibelli.

“Fortunatamente lo stop è stato riscontrato nei livelli di abbassamento che rispettano i valori propri della stagione e sono in linea con la situazione di siccità che continua nonostante siamo in autunno inoltrato. Purtroppo però non esistendo dei contatori posizionati in corrispondenza delle idrovore di Acea non si può avere ulteriore riscontro oggettivo, basato su dati certi e misurabili in merito allo stop effettivo e duraturo delle captazioni”.

Uno stop prolungato delle captazioni potrebbe comunque portare dei problemi agli impianti posizionati sul lago che non possono andare in siccità per motivi tecnici. Ma, vista la situazione, questo appare il male di gran lunga minore.

“Date le condizioni attuali del Lago e la sua tempistica di risposta alle precipitazioni, riteniamo che uno stop sia la strada per riportare, col tempo, il lago ai suoi livelli naturali – ci spiega ancora Ghibelli – Infatti non è corretto pensare al lago come ad un contenitore che se il rubinetto delle piogge si apre si riempie in automatico e senza dispersioni, come tutti gli ecosistemi ha i suoi tempi di risposta e di recupero in questo caso”.

Stop alle captazioni, ma non basta

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Foto: Emanuele Perugini, 23 ottobre

Il lago infatti non ha affluenti, e quindi può “ripopolarsi” solo con le piogge, ma il tempo di ricarico è di 6 mesi. Piogge che, tra l’altro, purtroppo, non ci sono ancora state o quasi. “Il contributo delle piogge è davvero minimo, quasi inosservabile, soprattutto se a giornate di pioggia seguono giornate di forte vento che, aumentando i fattori di evaporazione portano la situazione ad un saldo quasi nullo, spiega con un velo di tristezza Ghibelli.

“Dopo la tramontana che ha sferzato sul lago negli ultimi giorni, siamo tornati oggi, all’ex idroscalo degli inglesi e siamo tornati a costatare l’effetto del vento sul livello delle acquescrive il 26 ottobre l’AssociazioneSi tratta di un impatto importante. Il lago è infatti sceso di almeno tre centimetri in questi pochi giorni e ora ha raggiunto quota meno 194 centimetri. Sulla spiaggia sono copiosi gli spiaggiamenti di alghe strappate dalle onde ai fondali e ora destinate ad essiccamento”.

Stop captazione strategia ottima, ma l’attenzione deve restare massima.

“Purtroppo i danni irreversibili per noi sono difficili da stimare con precisione – spiega il segretario – Il dato oggettivo è che le zone in cui si registrava un’elevata proliferazione di alghe e piante acquatiche, quindi ambienti ottimali per la riproduzione delle specie ittiche, sono ormai fondali emersi che ospitano solo alghe e piante in putrefazione.

“Sarà quindi problematica proprio la stagione invernale entrante, mancando zone ottimali di riproduzione. Secondo noi i danni ci sono stati, e sono stati molto importanti, soprattutto essendo emerso il fondale con ricche quantità di piante acquatiche e alghe. Chi ne risentirà, e finora ne ha risentito, è proprio l’insieme delle specie ittiche che di alghe e piante acquatiche si nutrono, oltre ad utilizzarle come luogo dove deporre le uova”.

Il lago di Bracciano può tornare

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Riavremo mai il lago di Bracciano come lo conoscevamo, completo dei suoi abitanti?

“Il lago di Bracciano è caratterizzato da una grande resilienza, il che ci porta a sperare che la situazione possa, col tempo e con l’attività congiunta di tutti i soggetti coinvolti tornare a dei livelli congrui con quelli che saranno gli eventi stagionali futuri; ricordiamo sempre che l’allarme è partito perché le condizioni ambientali non sono state le sole responsabili dell’abbassamento così importante e repentino (soprattutto) del livello del lago”.

Per saperne di più sulla triste storia del Lago di Bracciano leggi anche:

Situazione critica, dunque, ma la speranza esiste ancora. Se collaboriamo tutti però.

Roberta De Carolis

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