In Italia il mondo dell’agricoltura è in fermento per difendere la biodiversità e i grani antichi dalla monocoltura e dal predominio delle multinazionali. Vi avevamo parlato di recente della rivoluzione dei grani antichi in corso in Sicilia e ora vogliamo dare spazio al Salento.
In Italia il mondo dell’agricoltura è in fermento per difendere la biodiversità e i grani antichi dalla monocoltura e dal predominio delle multinazionali. Vi avevamo parlato di recente della rivoluzione dei grani antichi in corso in Sicilia e ora vogliamo dare spazio al Salento.
Proprio in Salento, tra le terre d’Otranto, infatti esiste un antico mulino a pietra attorno a cui prosegue l’attività di una famiglia di mugnai e di agricoltori che ormai da anni si stanno impegnando nella riscoperta dei grani antichi, nella loro coltivazione e nella produzione di farina macinata a pietra proprio a partire dalle varietà di cereali che sembravano ormai dimenticati.
L’obiettivo è di riportare sulle tavole gli antichi sapori del Salento. Ne abbiamo parlato con Ercole Maggio, che sta portando avanti l’attività di famiglia e che si sta occupando personalmente dell’individuazione, della riscoperta e della coltivazione dei grani antichi.
Ercole ci ha spiegato che a Mulino Maggio quattro anni fa ha iniziato ad approfondire l’argomento grani antichi per pura passione:
“Per caso nei campi ho trovato un grano diverso dagli altri nel colore e nella forma, ho iniziato coltivarlo e poi, con l’aiuto di alcuni agronomi, ho scoperto che si trattava di grano tenero Maiorca, una varietà di grano che storicamente si coltivava e utilizzava in Sicilia e in Salento. Poi dallo scorso anno ho iniziato a ritrovare alcuni grani rari anche nelle campagne abbandonate in mezzo al paese”.
Con l’aiuto degli agronomi e degli esperti del CNR di Bari e dell’Università del Salento Ercole si sta occupando di riuscire ad identificare alcune varietà di grano diverse dal grano standard che viene coltivato abitualmente da quasi un secolo sulla maggior parte del territorio italiano soprattutto per far fronte alle esigenze dell’industria alimentare.
“Ora stiamo cercando di identificare una varietà di grano che probabilmente, in base a trattati di agricoltura risalenti al Settecento e all’Ottocento, corrisponde alla tipologia del grano Carosella. Inoltre abbiamo recuperato sul nostro territorio diverse varietà di grani duri tra cui il grano duro Russarda – forse arrivato in Salento con l’invasione turca – che ora stiamo coltivando in campi sperimentali, e il più nato grano duro Saragolla, l’alternativa tutta italiana al Kamut”.
Sempre grazie all’aiuto degli agricoltori locali Ercole Maggio ha individuato altri grani antichi e li ha seguiti durante la crescita. In tre lotti di terreno coltivato ha trovato quasi per caso la presenza del grano Capinera di Lecce, un grano andato quasi perduto ma che in passato era molto rinomato.
“Purtroppo per poter sopravvivere nel corso dell’ultimo secolo gli agricoltori hanno abbandonato i grani antichi per passare alla coltivazione della varietà standard ma è arrivato il momento di cambiare. Ora il mio intento è di mettere a disposizione dei cittadini delle farine di grani antichi macinate a pietra. Il grano e la farina saranno proprio come quelli dei loro bisnonni”.
Un secolo fa i grani più antichi erano quasi scomparsi non solo in Salento ma in tutta Italia, dove ne rimaneva soltanto una piccola percentuale nei campi coltivati.
“Questa illustrazione, tratta da “La scienza del grano” può far capire meglio quanto sia importante il contributo di noi “custodi di semi”. Già nel 1932 quasi la totalità dei campi pugliesi, adibiti alla cerealicoltura, erano pieni di nuove sementi elette (96,6%). Nel nostro caso, ad esempio, stiamo ricercando i cereali antichi che sono compresi in quel piccolo 3,4% di scarto. Sicuramente in questi decenni la percentuale sarà precipitata ancor più drasticamente”.
Inoltre pare proprio che i grani antichi siano più digeribili rispetto al grano moderno:
“Il grano Maiorca è già disponibile sotto forma di farina e, a parere di chi lo ha assaggiato, la sua farina è più tollerabile rispetto ai grani moderni, forse perché questa tipologia di grano antico non ha subito modificazioni”.
Oltre alla riscoperta dei grani antichi, esiste un aspetto molto importante: la possibilità di far rivivere le piccole aziende agricole grazie alle coltivazioni tradizionali. Ercole Maggio sta incontrando molto entusiasmo ed ottimismo soprattutto tra gli anziani (che questi grani antichi li avevano visti davvero!) mentre i più giovani non sembrano ancora granché interessati alla novità. Forse è solo questione di tempo e ci auguriamo che la rinascita dei grani antichi possa proseguire al meglio.
Aggiornamento dell’11 novembre 2019
L’azienda salentina Mulino Maggio è stata giudicata la miglior azienda agroalimentare d’Italia secondo l’Associazione Stampa Estera, per la categoria “Produzione di particolare valore e significato” . L’azienda poggiardese si è contraddistinta nel panorama nazionale, sin dal 2012, per lo straordinario percorso di recupero delle antiche varietà di cereali autoctoni.
Il Mulino Maggio, tramite “I Campi Sperimentali” seleziona varietà interessanti di cereali autoctoni e li riproduce negli anni per poter ricavarne, infine, la pregiata farina.
La famiglia Maggio ha già selezionato in questi anni 6 varietà di cereali (Maiorca, Saragolla, Timilia, Russarda, Capinera e Carosella).
Particolare pregio per l’azienda è il mulino a pietra secolare di cui dispone, il più antico della Puglia.
Marta Albè
Fonte foto: Mulino Maggio
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