L’evoluzione del movimento vegetariano in Italia. Intervista a Carmen Somaschi dell’AVI

Oggi è la “Giornata Mondiale del vegetarismo” che ricorre ogni 1° di ottobre dal 1977, anno in cui venne istituita dall’associazione North American Vegetarian Society e adottata l’anno seguente anche dalla International Vegetarian Union. In Italia l’iniziativa è stata promossa soprattutto dall’AVI, l’Associazione Vegetariani Italiani attiva fin dal 1952 e impegnata da oltre 50 anni nella tutela dei diritti di vegetariani e vegani, promuovendo campagne di libertà di scelta alimentare e contribuendo significativamente alla diffusione del vegetarismo nel nostro paese.

Oggi è la “Giornata Mondiale del vegetarismo” che ricorre ogni 1° di ottobre dal 1977, anno in cui venne istituita dall’associazione North American Vegetarian Society e adottata l’anno seguente anche dalla International Vegetarian Union. In Italia l’iniziativa è stata promossa soprattutto dall’AVI, l’Associazione Vegetariani Italiani attiva fin dal 1952 e impegnata da oltre 50 anni nella tutela dei diritti di vegetariani e vegani, promuovendo campagne di libertà di scelta alimentare e contribuendo significativamente alla diffusione del vegetarismo nel nostro paese.

Sì perché, ad oggi, stando ai dati diffusi dal Rapporto Eurispes 2011, i vegetariani, ovvero le persone che, vuoi per scelta etica, vuoi di salute o per motivi ambientale hanno rinunciato a carne e pesce, ma, nel caso più estremo, anche a tutti i derivati animali come latticini e uova – rappresentano il 6,7% della popolazione italiana (lo 0,4 ha optato per l’esclusione di tutti i derivati animali ovvero per la filosofia vegan). In pratica, sarebbero circa 5 milioni i vegetariani nel nostro Paese. Come si legge nel rapporto Italia “A preferire uno stile alimentare di tipo vegetariano o vegano sono in prevalenza le donne (rispettivamente 7,2% vs 5,3% degli uomini; 0,5% vs 0,3%), i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni (13,5%) e, a sorpresa, tra gli over 65 (9,3%)”.

Insomma essere vegetariani, che solo una quindicina di anni fa era considerata una scelta di pochi animalisti convinti per nulla salutare, è oggi un trend in continua crescita, nonché un mercato di riferimento per molte aziende, anche se poi risulta difficile fare una vera e propria conta delle persone che hanno abbracciato questa che è diventata una vera e propria filosofia di vita. Lo conferma anche Carmen Somaschi, Presidente dell’AVI da più di trent’anni che, per questo, ha assistito e contribuito in prima persona alla crescita e alla diffusione di tale scelta alimentare. È lei che abbiamo voluto intervistare in occasione di questa Giornata per meglio comprendere l’evoluzione del movimento vegetariano italiano.

Io non riesco a capire queste stime . Nel 2002 l’Eurispes ci conta per la prima volta stimando in circa duemilioni e novecento mila i vegetariani in Italia. Nel 2004, in agosto, la Nielsen ci riconta affermando che siamo in 5 milioni. Dopodiché l’anno successivo anche l’Eurispes conferma i dati della Nilsen. Nel 2006 si parlava di 7 milioni, cifra che è circolata fino allo scorso anno. Adesso quello che noto è tutta questa discordanza dei conti. A questo punto però non mi interessa puntare il dito sui numeri, ma sulla realtà dei fatti perché i vegetariani ora ci sono e si vedono. Lo dimostra anche l’offerta delle aziende sempre più orientate verso questo mercato .

Quando abbiamo iniziato eravamo appena 600mila e non eravamo affatto tenuti in considerazione – ci racconta Carmen Somaschi al telefono – Il fatto è che se sei a casa puoi anche portare avanti la tua scelta con facilità. Il problema sorgeva quando si andava fuori a pranzo o a cena e nei bar o nei ristoranti sgranavano gli occhi guardandoti come se fossi un poveraccio. O magari incappavi nel cameriere che ti proponeva il pesce come alternativa. Oggi, invece, quasi tutti i ristoranti si sono attrezzati con pietanze vegetariane nei loro menù. Fino a qualche anno fa siamo stati etichettati come persone che non volevano spendere, quasi dei pezzenti, mentre adesso è possibile sedersi in un ristorante e mangiare bene. Ad esempio all’Hilton di Milano a pranzo è possibile gustare per 16 euro un menù completo vegetariano servito con lo stesso stile inconfondibile e la classe che sono propri di locali come questo.

Un cambiamento avvenuto nella società negli anni, fatto di piccoli passi e battaglie che hanno dato molto al movimento vegetariano in Italia. Un movimento che ha cominciato a venire fuori a partire dal 2000 anche grazie ad internet e alle informazioni che sono iniziate a circolare più liberamente.

Sì perché se oggi essere vegetariani risulta perfettamente normale, una scelta approvata da medici e scienziati di tutto il mondo, è stato anche grazie al lavoro di informazione svolto dalle associazioni. L’AVI è stata la prima a dotarsi di un comitato scientifico che rispondesse ai dubbi e ai timori dei cittadini sulla salubrità di questa dieta, vista da tutti come carente, ma oggi entrata a pieno titolo come quella in grado di prevenire malattie cardiovascolari e preservare anche l’ambiente.

Con l’avvento di Internet le informazioni hanno cominciato a circolare liberamente e il nostro sito è diventato una sorta di aggregatore in cui le persone potevano trovare risposte ai loro dubbi e sentirsi più sicuri e sereni nella loro scelta. Ma anche e soprattutto non più soli – ricorda Carmen – Proprio la solitudine è stato l’ostacolo più difficile da superare per chi in quegli anni voleva abbracciare questa filosofia. La rete, invece ha fornito uno strumento per fare comunità, per darsi coraggio a vicenda”.

Oggi che la dieta vegetariana si è perfettamente legittimata come salutare e pullulano le pubblicazioni che ne confermano la validità, quel comitato scientifico è stato sciolto, non avendo più alcuna ragione di esistere. Cambia la società e di conseguenza anche le battaglie portate avanti dall’associazione.

Negli anni siamo stati impegnati a coinvolgere i ristoratori per fare un menù vegetariano e parlavamo anche con le grande aziende tipo Barilla. Oggi la questione più spinosa che ci troviamo ad affrontare insieme ai nostri associati è quella delle mense nelle scuole. Sono tantissime le mamme vegetariane che ci contattano perché i loro figli vengono costretti a mangiare carne nella pausa pranzo non essendo previsto un menù ad hoc. Purtroppo su questo fronte non c’è una legge che disciplini la materia, ma diamo comunque il supporto necessario per fare in modo che vengano rispettate le loro scelte”.

“Ma oggi si assiste anche alla crescita del movimento vegano che si sta affrancando e si stanno facendo vedere anche loro. Noi ormai ci siamo legittimati, ora è il loro momento, anche se poi nelle nostre battaglie abbiamo sempre tenuto conto e rappresentato anche loro. Quando ad esempio Autogrill chiese la nostra consulenza per inserire il panino vegetariano nei loro menù abbiamo fatto in modo che fosse privo totalmente di ingredienti di origine animale”.

Tornando alla Giornata Mondiale del vegetarismo che proprio l’AVI negli anni in Italia ha trasformato in “Settimana”, la Somaschi ci spiega come questi giorni rappresentino una sorta di pacificazione anche con chi mangia carne.

“Per noi questi sono giorni di festa in cui invitiamo anche i nostri amici carnivori a sedersi con noi in ristoranti e provare ‘con i loro denti’ che la scelta vegetariana è un atto di coscienza e non assolutamente una privazione”.

E per chi invece vorrebbe avvicinarsi a questa scelta, ma non ce la fa a rinunciare materialmente alla carne, Carmen consiglia, almeno all’inizio di provare i tanti prodotti che si trovano in commercio che simulano i piatti e tagli di carne a base di seitan e tofu per abituarsi. “Poi verrà naturale riscoprire le tradizioni e la bontà dei tanti piatti della cucina mediterranea: il piatto preferito dai vegetariani è il monopiatto. Zuppe, insalatone, pasta e fagioli. Tutte le regioni hanno i cosiddetti “piatti poveri” in cui la carne non c’era. Si tratta di ricette semplici, buone, sostenibili e nutrienti che non hanno niente da invidiare a una bistecca. Anche perché in questo momento di crisi economica il classico piatto di pasta e fagioli va a risolvere i problemi anche di quelle famiglie messe in ginocchio. Inoltre mangiare con questa filosofia permetterebbe di scegliere anche prodotti di qualità e biologici. Il biologico non costa per niente di più ad un vegetariano perché noi abbiamo eliminato la spesa che grava di più sul bilancio. Pagare 2 euro una confezione di pasta biologica e altri due euro per le lenticchie bio fa spendere 4 euro, suppergiù come una fettina”.

Effettivamente non fa una piega. Alla luce di queste considerazioni, buona giornata vegetariana a tutti!

Simona Falasca

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