Autoproduzione del sapone. L’autoproduzione del sapone è un tema molto attuale, che interessa numerosi dei nostri lettori. Abbiamo intervistato in proposito Patrizia Garzena che, con Marina Tadiello, è autrice di “I tuoi saponi naturali. 77 Ricette” (LSWR), un ricettario dedicato al sapone che rappresenta una vera e propria novità nel panorama editoriale italiano, e di “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici” (FAG), un manuale dedicato alla saponificazione giunto alla quarta edizione.
L’autoproduzione del sapone è un tema molto attuale, che interessa numerosi dei nostri lettori. Abbiamo intervistato in proposito Patrizia Garzena che, con Marina Tadiello, è autrice di “I tuoi saponi naturali. 77 Ricette” (LSWR), un ricettario dedicato al sapone che rappresenta una vera e propria novità nel panorama editoriale italiano, e di “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici” (FAG), un manuale dedicato alla saponificazione giunto alla quarta edizione.
1) A chi si rivolge “I tuoi saponi naturali. 77 Ricette”? Le ricette indicate sono valide anche per chi è alle prime armi con la preparazione casalinga del sapone? Quali sono i vantaggi per l’ambiente e per la salute dell’autoproduzione del sapone?
Il libro non è un manuale, è un ricettario. Questo significa che è adatto a chi ha già una conoscenza (seppur minima) della saponificazione. Nel libro si trovano ricette facilissime per chi davvero è alle prime armi, insieme a formule complesse, come quelle dei saponi decorativi a swirl o ‘montati’, per chi vuole perfezionarsi.
Orientarsi dentro un ricettario può essere complicato, per questo abbiamo suggerito, nel capitolo introduttivo, dei percorsi di lettura: uno di questi è dedicato, per esempio, a chi vuole usare il ricettario per acquisire dimestichezza con le varie tecniche, passando dalle ricette più facili a quelle avanzate.
Chi non ha mai fatto sapone però dovrebbe cominciare non dal ricettario, bensì dal nostro manuale “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici”, descritto suhttp://www.viverenaturalmente.net/, di cui è appena uscita la quarta edizione. Autoprodurre significa prima di tutto libertà di scelta e indipendenza. Significa passare dalla parte di chi decide che cosa ci si mette sulla pelle e che cosa si scarica nell’ambiente. Chi autoproduce diventa consapevole e dunque responsabile delle proprie scelte, non le delega, esercitando semplicemente il consumo passivo di prodotti progettati e confezionati da altri.
2) Quali sono gli ingredienti più adatti per la preparazione del sapone naturale? Le materie prime necessarie sono facilmente reperibili? Su quali tecniche principali si soffermano il manuale e il ricettario? Per quanto tempo possiamo conservare il sapone preparato da noi?
Gli ingredienti del sapone sono grassi di qualsiasi origine, una base alcalina, che per le saponette è la soda caustica, e un liquido che nel 99% dei casi è acqua. Per i grassi basta fare un giro al supermercato oppure, se si cercano oli particolari, ci si può rivolgere alle erboristerie o alle farmacie oppure acquistare online. La soda caustica si trova nei ferramenta, al brico o nei negozi di articoli per la pulizia… Anche gli oli essenziali, che si usano per profumare il sapone, sono ormai largamente disponibili. E per colorare ci si può affidare a ingredienti naturali, come le spezie. In sostanza, il costo e la reperibilità degli ingredienti dipendono solo dal tipo di sapone che si vuole fare.
Il manuale “Il tuo sapone naturale. Metodi e consigli pratici” descrive tutti i metodi per fare il sapone in casa: a freddo, a caldo, ad acqua scontata, liquido, solido, semitrasparente, per il corpo e per il bucato. La nuova edizione ha in più una sezione dedicata alla tecnica swirl e ai cosiddetti saponi “whipped”, quelli che sembrano panna montana e che galleggiano in acqua. Il manuale spiega poi come combinare e dosare gli ingredienti per diventare autonomi nella creazione delle ricette.
Il sapone solido non ha bisogno di conservanti. L’unico problema cui può andare incontro, se mal formulato o mal conservato, è l’irrancidimento. Chiunque faccia sapone ha in casa pezzi di almeno due o tre anni e ci si lava regolarmente perché il sapone, come il vino, invecchiando migliora. Formulando la ricetta con attenzione, o seguendone una già collaudata, si ottiene un sapone quasi “eterno”.
3) “I tuoi saponi naturali” propone ricette dedicate non soltanto alla cura della persona e della casa, ma anche degli animali domestici. Quali sono i vantaggi dell’impiego di prodotti naturali, come il sapone fatto in casa, per la cura dei nostri amici a quattro zampe? Grazie alle ricette indicate potremo preparare uno shampoo o un detergente antipulci per Fido?
Marina ed io abbiamo sviluppato col tempo anche ricette dedicate agli animali e abbiamo deciso di riunirle nel ricettario. I vantaggi sono quelli di poter creare un detergente su misura del proprio amico pelosetto, scegliendo per esempio una combinazione di oli essenziali antipulci, se è necessario, oppure creando uno shampoo aroma-free universale che può risultare gradito ai cani, ma anche ai gatti o persino ai cavalli.
4) Per quanto riguarda l’igiene personale, il sapone fatto in casa si può usare anche come shampoo per capelli? Quali sono gli accorgimenti da applicare per detergere la chioma con il sapone? Quali sono i suoi consigli per prendersi cura dei capelli in modo naturale e ecologico?
Intanto bisogna fare una distinzione tra quella che è la detergenza e quella che è la cura del capello. Il sapone è un detergente la cui unica funzione è quella di lavare. I saponi idratanti, nutrienti o rinforzanti (nel caso degli shampoo) sono soltanto trovate pubblicitarie. Su capelli normali e sani è possibile usare il sapone naturale come shampoo. Di solito si arriva a trovare la formula del proprio sapone-shampoo preferito dopo un po’ di sperimentazione, perché ogni persona è diversa e chi autoproduce non riesce a riprodurre detergenti universalmente efficaci come quelli industriali. Nel ricettario abbiamo incluso quelli che sono i nostri shampoo preferiti, quelli “testati” su di noi e su amici con risultati soddisfacenti.
Per prendersi cura di sé, sembra una banalità, ma ci vuole prima di tutto tempo: per esempio il sapone naturale andrebbe sciolto in poca acqua tiepida o comunque ammorbidito prima di essere passato sui capelli, il lavaggio con sapone naturale andrebbe accompagnato da un risciacquo acidulo a base di succo di limone o di aceto di mele per riequilibrare l’acidità del cuoio capelluto. Personalmente, uso, a fine lavaggio un balsamo mono-dose che preparo sul momento, emulsionando in acqua tiepida dell’olio di jojoba o di riso. Basta versare un paio di cucchiaini di olio in un mezzo litro di acqua tiepida, scuotere perché si formi un minimo di emulsione e massaggiare sui capelli. Periodicamente faccio impacchi con oli diversi (tipo riso, germe di grano, lino).
Questi però sono i miei personalissimi “rituali” che funzionano per i miei capelli. Ognuno deve prendersi un po’ di tempo per capire quali sono quelli adatti a se stesso. Autoproduzione è anche questo: imparare a conoscere il proprio corpo, studiare gli ingredienti che la natura ci offre e scoprire come combinarli. Autoprodurre richiede apprendimento, pazienza, umiltà. Purtroppo non tutti quelli che si avvicinano a questa pratica lo capiscono. Continuano a pensare che basti sostituire una saponetta commerciale con una casalinga e il gioco è fatto.
5) Alcune persone sono restie all’autoproduzione del sapone per via dell’impiego della soda caustica. Quali sono le precauzioni da adottare per preparare il sapone in casa? Esistono metodi alternativi o ricette per l’autoproduzione del sapone che non richiedano la soda? Nel ricettario spiega anche come rilavorare le vecchie saponette per ottenere nuovi prodotti?
Non esiste sapone senza la reazione chimica tra un acido e una base. E le basi che garantiscono un risultato ottimale sono la soda caustica per i saponi solidi e l’idrossido di potassio per quelli liquidi. La cenere o la liscivia di cenere non sono alternative alla soda caustica, perché non contengono la base “giusta” per saponificare i grassi. La cenere contiene una sorta di “parente povero” dell’idrossido di potassio, il carbonato di potassio che produce, se si è fortunati, intrugli gelatinosi, non i saponi così come li intendiamo e siamo disposti a metterceli sulla pelle.
La cenere inoltre contiene per la gran parte carbonato di calcio (il calcare che intasa le tubature e che sarebbe meglio non avere nel sapone) oltre a essere alcalina, dunque irritante per la pelle. La cenere è stata usata per fare saponi in epoca pre-industriale cioè prima del 1800; già le nostre nonne avevano scoperto la soda caustica, tant’è che usavano la liscivia come additivo del bucato, non come ingrediente del loro sapone.
La soda caustica è un materiale da trattare con estrema cautela, è vero. In tutti i nostri libri e nei siti che gestiamo ci sono le istruzioni da seguire alla lettera per evitare problemi. Ma il vantaggio è che, una volta imparato a maneggiarlo in sicurezza, è un materiale dosabile al grammo (cosa del tutto impossibile col “parente povero” contenuto nella cenere) e saponifica perfettamente. Essendo la soda dosabile perfettamente è anche “scontabile”; questo significa che si può ridurne il dosaggio in modo da rendere il sapone meno aggressivo.
E poi c’è il fatto che, nella saponificazione, la soda caustica reagisce coi grassi, sparisce del tutto e dà vita a un materiale nuovo e inerte. Il sapone naturale si fa con i grassi e la soda, ma non contiene né gli uni, né l’altra perché il prodotto finale è dato da un sale, glicerina e tracce di acqua.
L’alternativa all’impiego della soda caustica è soltanto una: rilavorare saponi già fatti da altri o acquistati. Entrambi i nostri libri, il manuale e il ricettario, dedicano spazio anche ai rilavorati e alle tecniche semplici che permettono di trasformare i saponi solidi in gel da bucato, oppure di riciclare ritagli di saponette in qualcosa di nuovo. Il sapone è un trasformista, non lo si butta mai via.
Marta Albè
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