Haiti cerca di uscire dalla crisi con il fotovoltaico

Dopo il terremoto Haiti era in ginocchio. Ora, piano piano, anche grazie all'energia dal sole sta cercando di tornare alla normalità

Haiti, messa in ginocchio dal tremendo terremoto del 2010, è oggi in piena crisi energetica. Con i pannelli fotovoltaici e le lampade solari sta cercando di uscirne.

Martedì 12 gennaio 2010 un terremoto di magnitudo 7 ha distrutto Haiti, radendo al suolo migliaia di edifici e causando la morte di oltre 222 mila persone. Ma ha distrutto anche la già fragile economia del paese e, soprattutto, ha lasciato al buio i sopravvissuti.

A quasi tre anni di distanza dalla catastrofe la situazione non è di molto migliorata nonostante non sia mancata la solidarietà internazionale. Oggi il paese sta cercando di sfruttare il tanto sole che bagna l’isola caraibica per produrre energia fotovoltaica utile a coprire almeno in parte i consumi elettrici della popolazione.

Il nuovo ospedale di Mirebalais, che ha 300 posti letto ed è stato costruito soprattutto per dare una struttura sanitaria alle donne delle campagne all’interno della quale partorire i propri figli in sicurezza, è coperto da pannelli fotovoltaici: sono 1.800. A sette mesi dall’apertura dell’ospedale alimentato dal fotovoltaico sono stati curati già 60 mila pazienti e sono nati più di 800 bambini sani. Questo è stato reso possibile anche da Partner in Health, corporation non profit di Boston specializzata nell’assistenza sanitaria delle popolazioni più svantaggiate o colpite da catastrofi naturali.

Grazie ai pannelli solari, poi, gli haitiani hanno risparmiato l’importazione di migliaia e migliaia di litri di gasolio necessario ad alimentare i generatori diesel con i quali al momento si produce elettricità nella stragrande maggioranza dei casi nel paese, che non ha quasi più rete elettrica dopo il terremoto.

Altra iniziativa di solidarietà e sostenibilità che sta aiutando Haiti è quella che ha visto, ad ottobre, la consegna di 12 mila lampade solari WakaWaka pagate con il sistema del “buy one, give one“: per ogni lampada comprata una veniva inviata in un paese in via di sviluppo o ad Haiti.

Oltre a questo, c’è anche altro: le lampade WakaWaka vengono prodotte oggi in Cina, ma l’azienda sta pensando ad aprire una fabbrica anche ad Haiti. Se ciò dovesse diventare realtà il fotovoltaico non solo avrebbe portato energia elettrica nell’isola, ma anche lavoro e sviluppo.

Peppe Croce

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