Danimarca, Paesi Bassi, Sudafrica, Svizzera, Isole Faroe, Russia e Stati Uniti segnalano la mutazione di Sars-CoV-2 negli esseri umani.
Sette paesi stanno segnalando la mutazione di Sars-CoV-2 legata ai visoni negli esseri umani. Mentre Danimarca, Olanda, Irlanda, Grecia, tanto per citare alcuni esempi, hanno già avviato un abbattimento di massa, crescono le preoccupazioni per l’efficacia del vaccino.
Negli allevamenti intensivi il virus corre veloce, così come la sua mutazione che purtroppo è già arrivata all’uomo, come spiega un’inchiesta di The Guardian. L’incertezza di cosa ciò possa significare, ha portato numerosi paesi a dare il via libera a una vera e propria strage, a partire dalla Danimarca, il più grande produttore mondiale di pellicce di visone. Adesso sono ben sette i paesi in cui la mutazione è già avvenuta. Parliamo di Danimarca, Paesi Bassi, Sudafrica, Svizzera, Isole Faroe, Russia e Stati Uniti.
La sanità danese, lo Statens Serum Institut (SSI), ha dimostrato scientificamente che una variante di visone chiamata C5 è più difficile da neutralizzare per gli anticorpi e rappresenta una potenziale minaccia per l’efficacia del vaccino e la salute pubblica. Dopo un tira e molla politico, l’abbattimento dei visoni è continuato, portando anche alle dimissioni il ministro dell’agricoltura danese, Mogens Jensen.
Il punto è che finora c’erano solo ipotesi che il virus fosse mutato anche in altri paesi, ma la conferma arriva dagli scienziati che hanno caricato il sequenziamento dei virus e le informazioni sulle varianti su Gisaid, un database globale, affermando appunto che ci sono stati segni di mutazione.
“Sapevamo che c’era la possibilità di variazioni in sette paesi, ma avevamo solo circa 20 genomi di ciascuno. Poi la scorsa settimana, i danesi hanno caricato 6mila sequenze genomiche e con quelle siamo stati in grado di identificare 300 o più varianti Y453F nei virus che hanno infettato gli esseri umani in Danimarca”, ha detto Francois Balloux, direttore dell’Istituto di Genetica dell’Università di Londra (UCL).
Una situazione che secondo Balloux va risolta solo con l’abbattimento dei visoni. “In questo momento, questi animali sono dei serbatoi per infezioni maggiori per gli esseri umani. Il punto principale qui, penso, è che sebbene la mutazione potrebbe non avere conseguenze, ci sono ancora ottime ragioni per sbarazzarsi degli allevamenti. Semplicemente non ne abbiamo bisogno.
La prevalenza delle mutazioni correlate al visone danese è evidente nel database Gisaid. “La Danimarca ha 329 sequenze di varianti F, che vengono mappate approssimativamente ad altrettanti individui, anche se potrebbero esserci alcuni duplicati”, ha detto il prof Seshadri Vasan dell’Università di York. “I Paesi Bassi ne hanno sei. Il Sudafrica e la Svizzera ne hanno due ciascuno, mentre le Isole Faroe, la Russia e lo Utah ne hanno uno ciascuno”. Alla domanda su come potrebbe essere avvenuta la diffusione, Vasan ha detto che dato che alcune delle varianti F umane e di visone provenivano da campioni raccolti in Danimarca a giugno, potrebbe essere che “lo spostamento di persone, animali o merci potrebbe aver diffuso la variante F ad altri paesi”.
Tuttavia, poiché il database Gisaid include solo informazioni frammentarie sui pazienti e nessuna cronologia di viaggio – e poiché ad alcuni campioni ancora mancano – Vasan afferma che è impossibile dire esattamente come e quando si è verificata la diffusione. Come sappiamo, è noto che i virus possano mutare, ma le varianti da sole non sono necessariamente un problema. Ancora più importante, spiega Joanne Santini, microbiologa dell’UCL, ‘non sappiamo ancora se questa mutazione sia avvenuta prima nel visone o nell’uomo’. A The Guardian, Santini e la collega dell’UCL Sarah Edwards, una bioetica, hanno affermato che la variante Sars-CoV-2 Y453F nella proteina spike “è improbabile che rappresenti un serio rischio per l’efficacia dei vaccini , o essa stessa rappresenti una nuova minaccia per la salute pubblica”.
Tuttavia, le mutazioni costanti potrebbero essere fonte di preoccupazione. “Più varianti aggiuntive nella proteina spike potrebbero effettivamente avere implicazioni relative a quanto il virus è infettivo per gli esseri umani e anche per gli animali, ponendo potenzialmente nuove minacce all’efficacia attesa dei nostri vaccini candidati”.
In Italia
In Italia sono in corso test diagnostici in un allevamento di visoni in Abruzzo (Castel di Sangro), a seguito di un sopralluogo dei Carabinieri del NAS, ma solo dopo che la LAV ha denunciato violazioni. A seguito di mappatura condotta dalla lega antivivisezione si sa che nel nostro Paese sono presenti circa 66.000 visoni in 8 allevamenti intensivi. La Lombardia ha la popolazione più alta di visoni nei 3 allevamenti presenti in provincia di Brescia (con 7.000 visoni) e Cremona (3.500 e 26.000). In Emilia Romagna ci sono 2 strutture in provincia di Ravenna (10.000) e Forlì-Cesena (2.500). In Veneto altri 2 allevamenti in provincia di Padova (10.000) e Venezia (1.000). E un allevamento anche in Abruzzo in provincia de L’Aquila (1.500). Nel mese di agosto, in un allevamento di visoni (in provincia di Cremona) l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna ha condotto test diagnostici rilevando in almeno 2 campioni la presenza del virus SARS-CoV-2. Nonostante tale evidenza, non sono stati condotti test diagnostici nelle altre 7 strutture.
Fonte: The Guardian
Leggi anche: