Quasi un terzo dei pazienti "lievi" continua ad avvertire sintomi di varia natura: è la sindrome post-Covid, che può durare anche molti mesi
Siamo ancora in piena pandemia e il Covid-19 continua a mietere vittime ma anche a segnalare casi “lievi” (diversi del tutto asintomatici). Tra questi però quasi un terzo continua ad avvertire sintomi di varia natura: è la sindrome post-Covid, che può durare anche molti mesi. Uno studio dell’Università di Washington mette in guardia su queste forme clinicamente lievi ma molto persistenti.
Quale sia la percentuale di persone nel mondo infettate dal SARS-CoV-2 in realtà non è del tutto noto. Il monitoraggio della John Hopkins University indica attualmente 110.810.601 casi nel mondo, con 2.454.047 morti. Ma i sistemi di tracciamento capillari sono spesso saltati (a volte praticamente subito) e molte forme di Covid-19 sono talmente lievi o addirittura asintomatiche da non destare alcun sospetto, quindi alcuna indagine.
E ora sappiamo che avere un Covid lieve non significa che passerà tutto presto.
“Mi sono svegliato di prima mattina e mi sentivo molto accaldato e senza fiato – racconta alla CNN Michael Reagan, 50 anni, ricordando la mattina del 22 marzo 2020 – Sono andato in bagno cercando di riprendere fiato, e ho subito tossito sangue nel lavandino … quel giorno sono finito in ospedale e sono risultato positivo al Covid”.
La sua malattia non è stata proprio “lieve”, ma fortunatamente non ha richiesto respiratori o terapia intensiva. Eppure ancora oggi, un anno dopo, i suoi sintomi attuali includono dolore costante al petto, dolore ai nervi dolorosi alle mani e alle gambe, convulsioni, tremori e la perdita della vista ad un occhio.
“Mi sono reso conto che ho molti danni da Covid che hanno cambiato completamente la mia vita – riferisce – Non sono potuto tornare a nulla di simile alla vita attiva di cui godevo prima”.
Qualcuno potrebbe pensare a danni permanenti dovuti ad una forma severa, ma anche quelle ben più lievi possono manifestare un percorso simile. Come il caso di Stephanie Condra, 34 anni, che ha contratto una forma piuttosto blanda, con affaticamento, mancanza di respiro, mal di stomaco e febbre, ma molto bassa, senza mai alcuna necessità di ricovero ospedaliero.
Purtroppo, dopo il superamento della fase acuta, il Covid non è finito nemmeno per lei, con terribili dolori ai seni, nausea e perdita di appetito, stanchezza, vertigini, sensazione di bruciore al petto, tosse secca, annebbiamento del cervello, confusione, problemi di concentrazione e a trovare le parole.
“I miei sintomi sono in continua evoluzione – spiega – Ho gli stessi sintomi ancora e ancora, ed è come se uno sparisse e poi ne emergessero altri”.
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E purtroppo il suo non è un caso isolato. Infatti uno studio condotto dall’Università di Washinton ha dimostrato come quasi un terzo dei pazienti con clinica lieve sviluppa la cosiddetta sindrome post-Covid, caratterizzata da una varietà di sintomi che includono affaticamento e perdita dell’olfatto o del gusto, ma anche perdite di memoria e difficoltà a svolgere le più comuni attività quotidiane.
Il lavoro è stato condotto su 177 persone con infezione da SARS-CoV-2 confermata in laboratorio per un massimo di nove mesi, il follow-up più lungo fino ad oggi. Tra questi 150 erano pazienti ambulatoriali, che avevano dunque una malattia “lieve” e non erano stati ricoverati in ospedale.
Il 30% degli intervistati ha riferito sintomi persistenti molto comuni (stanchezza, perdita dell’olfatto e del gusto), ma un numero più alto ha dichiarato una peggiore qualità della vita rispetto al pre-infezione, con 14 di loro, di cui solo 9 ricoverate, con difficoltà a svolgere almeno un’attività abituale, come le faccende domestiche.
Lo studio non è comunque il primo e conferma indagini precedenti: a fine dicembre Scientific American aveva fatto il punto della situazione sulla sindrome post-Covid, una vera e propria review di molte ricerche precedenti tutte piuttosto allineate su un punto: l’infezione da Covid-19 potrebbe non finire con il superamento della fase acuta.
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Anche in Italia ci sono studi analoghi, nonché sistemi di “monitoraggio spontaneo”, con pazienti che autonomamente decidono di riferire la loro sintomatologia, aiutando la ricerca nei suoi tentativi di capire di più. Esiste anche un gruppo Facebook dedicato, ‘Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto .SINDROME POST COVID #LongCovidd’, dove i guariti raccontano la loro esperienza e si scambiano informazioni, facendo rete tra di loro, ma di fatto fornendo dati utili alla ricerca.
Tra i racconti che parlano di sintomatologie molto poco comuni, la cui relazione con il Covid è tutta da dimostrare, molto è del tutto in linea con i risultati Usa, fino a dichiarare di non sentirsi più se stessi.
Il lavoro dell’Università di Washington è stato pubblicato su JAMA Network Open.
Fonti di riferimento: JAMA Network Open / Scientific American / CNN / NeuroscIQ / Youtube