No, il modello Covid India non esiste: cadaveri in strada, con sepolture e cremazioni di massa: la pandemia è un dramma umano e ambientale
No, il modello Covid India non esiste: cadaveri in strada, con sepolture e cremazioni di massa. La pandemia nel grande Paese asiatico è un dramma umano e ambientale. Le immagini e i video sono eloquenti.
Era il 28 gennaio quando il premier indiano Narendra Modi dichiarava al mondo il più basso tasso di mortalità del mondo dell’India, nel corso del summit del World Economic Forum di Davos. Dichiarazioni forti e piene di orgoglio.
Che, però, finiscono in una bolla di sapone. Anzi, in una tragedia di cadaveri che non trovano sepoltura se non in cremazioni di massa: un picco ingestibile di infezioni che in un Paese fragile come l’India è un vero tsunami, che ha trascinato la Nazione nel baratro.
Gli ospedali sono al collasso, e lanciano appelli sui social: non hanno ossigeno da dare ai malati di Covid che ne hanno disperatamente bisogno. Stando a quanto è riportato sul portale locale The Hindu, il ministro delle Ferrovie Piyush Goyal ha annunciato l’avvio dei treni rapidi Oxygen Express carichi di ossigeno.
SOS – Less than an hour's Oxygen supplies at Max Smart Hospital & Max Hospital Saket. Awaiting promised fresh supplies from INOX since 1 am. @drharshvardhan @msisodia @PMOIndia @ArvindKejriwal @PiyushGoyal @SatyendarJain over 700 patients admitted, need immediate assistance 🙏🏼
— Max Healthcare (@MaxHealthcare) April 23, 2021
Ma i morti aumentano a vista d’occhio e anche trovare posto nei cimiteri è un problema, umano e sanitario. Scene di guerra vere e proprie: in base al monitoraggio della Johns Hopkins University (dati aggiornati al 24 aprile 2021), l’India è ormai il secondo Paese al mondo per infezioni Covid-19 (dopo gli USA), con oltre 16 milioni di casi positivi, superiori anche al disastro Brasile.
E no, non è il Paese con il tasso di mortalità più basso, ma il quarto con quello più alto, con più di 189.000 decessi. Numeri che potrebbero anche essere in realtà molto più alti.
Come se non bastasse, la situazione peggiora anche a causa di incidenti e incendi negli stessi ospedali sotto pressione.
“Stiamo lavorando 24 ore su 24 al 100% della capacità di cremazione corpi – dichiara a Reuters Kamlesh Sailor, che gestisce il crematorio nella città di Surat. […] In molti casi, i pazienti arrivano in ospedale in condizioni estremamente critiche e muoiono prima di essere testati, e ci sono casi in cui i pazienti vengono portati morti in ospedale e non sappiamo se siano positivi o meno”.
E con i nosocomi pieni anche le medicine indispensabili per altre patologie scarseggiano, in un sistema sanitario già scricchiolante: diverse grandi città stanno segnalando un numero molto maggiore di cremazioni e sepolture secondo i protocolli del coronavirus rispetto ai pedaggi ufficiali delle vittime del SARS-CoV-2, secondo i lavoratori del crematorio e dei cimiteri, i media locali e una revisione dei dati del governo.
Leggi anche: L’interruzione dei servizi sanitari causata dal Covid-19 ha ucciso 228.000 bambini nell’Asia meridionale
Come riporta ancora Reuters, nella sola Surat, la seconda città più grande del Gujarat, il crematorio Kurukshetra di Sailor e un secondo crematorio noto come Umra hanno cremato più di 100 corpi al giorno secondo i protocolli Covid nell’ultima settimana, di gran lunga superiore al numero di morti giornaliero ufficiale della città per la medesima infezione.
Prashant Kabrawala, che gestisce un terzo crematorio cittadino chiamato Ashwinikumar, ha rifiutato di fornire il numero di corpi ricevuti secondo i protocolli Covid, ma ha detto che le cremazioni sono triplicate nelle ultime settimane.
“Vado regolarmente al crematorio dal 1987 e sono stato coinvolto nel suo funzionamento quotidiano dal 2005, ma non ho mai visto così tanti cadaveri venire per la cremazione in tutti questi anni”, riferisce sconsolato.
I portavoce del governo in Gujarat non hanno risposto alle richieste di commento.
Fonti di riferimento: Reuters / The Hindu / Max Healthcare/Twitter
Leggi anche: