Durante la pandemia i nostri sogni riflettono ansie e paure legate all'emergenza sanitaria che stiamo vivendo
La pandemia ha sicuramente sconvolto le nostre vite, modificando il modo in cui lavoriamo, trascorriamo il tempo libero e ci relazioniamo con gli altri. Secondo un recente studio, oltre ad aver cambiato le nostre giornate, l’emergenza coronavirus ha modificato anche il nostro sonno, alterando il tipo di sogni che facciamo.
Un gruppo di ricercatori guidati dalla neuroscienziata Natália Bezerra Mota, del Brain Institute dell’Università Federale del Rio Grande do Norte, in Brasile, ha analizzato i sogni di 67 volontari, registrati grazie a un’app durante i mesi di marzo e aprile dello scorso anno. Sebbene nessuno dei partecipanti avesse subito un trauma legato alla pandemia, la narrazione dei loro sogni rifletteva i sentimenti di paura e incertezza diffusi in quel periodo.
Secondo lo studio, durante la pandemia i sogni sono diventati più vividi e hanno iniziato a includere parole e immagini legate all’emergenza, come vita, morte, contaminazione, pulizia, malattia, salute, distanziamento, mascherine, lockdown. I “sogni da coronavirus” sono spesso accompagnati da sentimenti ed emozioni negative, come paura, tristezza e rabbia.
È abbastanza comune che lo stato mentale ed emotivo di una persona si rifletta nei sogni e che le ansie vissute durante la giornata si insinuino attraverso parole e immagini durante la notte. Proprio mentre dormiamo, infatti, il nostro cervello elabora le informazioni raccolte durante le ore di veglia. I risultati di questo nuovo studio rafforzano l’idea che i sogni riflettano ciò che viviamo da svegli. Durante la pandemia il carico emotivo da elaborare è diventato più elevato e questo si riflette anche nei nostri sogni, dove compaiono mascherine, nuove pratiche igieniche e regole sociali e di comportamento che adottiamo da svegli.
Dai risultati dello studio è emerso inoltre che sono le donne a fare più “sogni da coronavirus”.
“Le donne riferiscono di sogni e incubi più negativi. Penso che questo abbia a che fare con la storia e la vita quotidiana delle donne, con il lavoro su doppi o tripli turni e con il più pesante fardello mentale che comporta occuparsi del lavoro, la casa e i bambini. La pandemia ha peggiorato le cose “, ha spiegato la Dottoressa Mota.
Fonti di riferimento: PLOS ONE/Agência FAPESP
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