Le mascherine lavabili funzionano, promosse da Altroconsumo. Decathlon e Pompea migliori del test

Le mascherine lavabili funzionano benissimo e proteggono chi le usa. Lo rivela il test  di Altroconsumo su 19 prodotti promossi a pieni voti

Le mascherine lavabili funzionano benissimo e proteggono chi le usa. Lo rivela il test  di Altroconsumo condotto su un campione di 19 mascherine riutilizzabili, che sono state promosse a pieni voti.

Tra le migliori, in cima alla classifica con voto “Ottimo”, ci sono le mascherine lavabili di Decathlon, Pompea e Colipra.

“Abbiamo portato in laboratorio 19 mascherine lavabili acquistate in farmacia, online e in altri negozi. Le abbiamo scelte cercando di coprire tutto lo spettro di mascherine che si trovano in vendita sia come tessuti (cotone, poliestere elasticizzato, Tnt…), sia come forme (a becco, con e senza cuciture, con pieghe centrali…), sia come prezzi (la mascherina meno cara del nostro campione costa poco più di due euro, quella più cara quasi dieci)”, spiega l’associazione dei consumatori.

Tutti i prodotti sono stati sottoposti quindi a una serie di prove, tra cui le due principali utilizzate per certificare le mascherine chirurgiche usa e getta (capacità filtrante, cioè la capacità della mascherina di impedire il passaggio di goccioline microscopiche del diametro medio di 3 micron, e permeabilità all’aria o “respirabilità”).

E i risultati parlano chiaro: funzionano benissimo, anche dopo 5 lavaggi.

“La qualità di una mascherina è data dal connubio tra la capacità filtrante e la respirabilità. Non è sufficiente che abbia una capacità filtrante superiore, serve anche che sia abbastanza traspirante per permetterci di respirare senza difficoltà. Tra le mascherine analizzate, quelle che sono salite ai primi posti della graduatoria hanno centrato l’obiettivo, garantendo una buona capacità filtrante pur lasciando respirare agevolmente chi le indossa. Alcuni prodotti, invece, pur ottenendo giudizi lusinghieri sulla capacità filtrante, sono stati penalizzati dalla scarsa permeabilità all’aria. Chi li indossa sarà portato a respirare dalle fughe o ad adottare altri stratagemmi per evitare il disagio, minandone l’efficacia. L’aria passa dalle fughe laterali o accanto al naso senza essere filtrata oppure se ci si sente affaticati si tende a toccare la mascherina, abbassarla, indossarla male non aderente o addirittura sotto il naso”, conclude Altrocnsumo.

Insomma, un’ottima notizia anche per l’ambiente, vista l’enorme quantità di rifiuti usa e getta che ci troviamo a dover smaltire con l’uso massivo delle mascherine chirurgiche.

C’è solo un problema: servono regole. Manca infatti un inquadramento ufficiale per questi prodotti, perché oggi i cittadini sono in balia di un mercato poco chiaro in cui si trova di tutto e non ci sono indicazioni in etichetta.

“Lo abbiamo segnalato con una lettera al al ministro Speranza e al presidente dell’Istituto superiore di sanità Brusaferro chiedendo che il Governo introduca requisiti minimi di efficacia anche per le mascherine “di comunità” lavabili e riutilizzabili, che garantiscano ai cittadini una buona capacità di filtrazione e di respirabilità. E che questi requisiti siano facilmente identificabili grazie a un logo univoco da stampare in etichetta, in linea con quanto accaduto in altri Paesi europei”. E speriamo che risponda presto.

Per leggere il risultato del test clicca qui

Fonte Altroconsumo

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