Le mamme tedesche emettono fattura al Governo: 22mila euro per il lavoro domestico durante il lockdown

Hanno fatto da educatrici e maestre, da cuoche e psicolghe, da colf e istruttrici sportive. Altro che multitasking... E ora presentano fattura allo Stato

Hanno preso il posto delle scuole e delle mense statali… e ora presentano fattura, perché hanno pagato tasse per un servizio temporaneamente sospeso e non erogato per un lungo periodo.

22.296 euro: questo è il costo del lavoro prodotto tra il 17 marzo e il 15 maggio da una madre tedesca, la blogger Patricia Cammarata, durante il lockdown. Ha fatto i suoi calcoli, calcolatrice alla mano, insieme ad altre madri con cui si è unita attraverso Twiiter.

Da questo gesto simbolico è partita una campagna nazionale per rendere pubblico e ben visibile tutto il peso del lavoro dietro le mura domestiche delle mamme, durante la crisi del coronavirus.

Hanno fatto da educatrici e maestre, da cuoche e psicolghe, da colf e istruttrici sportive, da infermiere e governanti. Altro che multitasking…

Karin Hartmann, Rona Duwe e Sonja Lehnert hanno lanciato questo “movimento” con l’hashtag #CoronaElternRechnenAb, che può essere tradotto come “Corona, i genitori fanno i conti”.

Sonio arrabbiate perché non esiste ancora un valido piano di rientro a scuola e, così, hanno chiesto il rimborso allo Stato.

https://twitter.com/frauasha/status/1260446901826093056

E contano tutto: costo orario speso per prendersi cura dei propri figli e insegnare loro a casa – oltre al proprio lavoro – a causa della chiusura di asili nido e scuole, il lavoro domestico ancora più pesante del solito, le spese (attrezzatura investita, elettricità, acqua e riscaldamento), IVA … E alla fine la fattura è molto salata.

Questo lavoro, ignorato dalle politiche economiche, ha un valore.Sui social network, queste donne si esprimono “come contribuenti” che hanno dovuto intraprendere un lavoro che avrebbe dovuto essere parzialmente curato dallo Stato o dalle autorità locali. Vorrebbero che la politica e la società smettessero di considerare come dovuto e gratuito il lavoro familiare e domestico delle donne.

Ma neanche l’opinione pubblica è ancora pronta a prendere in considerazione il lavoro delle donne, come dimostrano i commenti negativi sui social a questa iniziativa (e come ci aspettiamo anche che venga fatto sotto questo articolo).

Su Twitter non tutti hanno abbracciato l’iniziativa e in molti l’hanno criticata duramente.

Patricia Cammarta risponde ironica: “si spera che tutti coloro che si sono così tanto arrabbiati per le tariffe orarie fittizie nell’azione di protesta di #CoronaElternRechnenAb in futuro facciano pressione per un adeguato aumento delle tariffe orarie nel settore dell’assistenza”.

Tuttavia, #CoronaElternRechnenAb è un grido disperato.

Il grido delle madri invisibili (e di conseguenza dei loro bambini dimenticati).

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