Le equilibriste, il report di Save The Children sulla condizione femminile in Italia riporta una situazione molto dura per le donne, prima e dopo il Covid19
Equilibriste. È così che il nuovo rapporto sulla condizione femminile in Italia nel 2020 definisce le donne del nostro paese, quest’anno alle prese anche con il lockdown e la pandemia (a cui il rapporto dedica un focus specifico). Forse non esiste un termine più azzeccato, quasi tutte le donne e mamme sono, di questi tempi, costrette a superare nuove sfide e difficoltà che si sommano ad una situazione di partenza spesso, già di per sé, difficile.
Le equilibriste è il report annuale in cui Save The Children analizza la situazione delle donne e delle mamme in Italia. Quest’anno, non poteva mancare un focus particolare sulla condizione femminile durante l’emergenza sanitaria che ha aggravato una serie di situazioni già esistenti, caricando ancora di più di compiti gravosi le donne del nostro paese.
Non è tra l’altro la prima analisi ad affermare questo. Vi avevamo già parlato dell’inchiesta spagnola sulla condizione delle donne e mamme alle prese con lo smart working e, in contemporanea, con la gestione dei figli.
Il report di Save The Children analizza in realtà non solo la fase della pandemia ma anche i periodi precedenti, a partire dai dati relativi alla natalità (anzi la denatalità che è ancora in crescita) e alla disparità di genere che purtroppo è ancora forte nel nostro paese e che, ovviamente, penalizza le donne nell’ambito lavorativo.
Come si legge nel rapporto:
“Le disparità di genere nei tassi di occupazione, nelle retribuzioni e nel tempo dedicato alla cura della famiglia in Italia sono particolarmente pronunciate. Come evidenziato da molti studiosi, queste disparità hanno effetti negativi sulla natalità e sull’economia della società intera”.
I dati generali riportati, al di là della pandemia, non sono molto confortanti: molte donne, diventate madri, sono state costrette a rinunciare alla carriera professionale (tra i 25 e i 54 anni solo il 57% delle mamme è occupata rispetto all’89,3% dei padri), sono davvero poche quelle che hanno l’aiuto di nido o scuola dell’infanzia (solo il 24,7% dei bambini frequenta un servizio socio-educativo per la prima infanzia) e spesso, anche quelle che lavorano, ammettono di aver dovuto modificare qualcosa in modo da conciliare lavoro e vita privata (ad esempio riducendo l’orario di lavoro).
Una situazione già pesante che non può che essersi aggravata durante l’emergenza coronavirus. Come si legge nel report, secondo i risultati ottenuti da questionari somministrati dall’Associazione Orlando a quasi 1000 mamme:
“In questo periodo per 3 mamme su 4 (74,1%) il carico di lavoro domestico è aumentato, sia per l’accudimento di figli/e, anziani/e in casa, persone non autosufficienti, sia per le attività quotidiane di lavoro casalingo (spesa, preparazione pasti, pulizie di casa, lavatrici, stirare): è aumentato molto per il 43,9% delle mamme, poco per il 30,2%. Solo per una mamma su sette (15,7%) il carico di lavoro domestico non è aumentato, mentre il 10,2% non si esprime”
E continua poi:
“Per la metà delle mamme purtroppo invece la situazione non è migliorata o è addirittura peggiorata: il 21,4% delle mamme intervistate ha ancora il carico di lavoro prevalente in casa, per il 19,4% delle mamme il carico di lavoro si è aggravato e per un ulteriore 6,9% è molto peggiorato, per cui ‘ora pesa tutto sulle mie spalle’”.
E le misure introdotte a marzo con il Decreto “Cura Italia” non le hanno aiutate? Come specifica il rapporto:
“A tamponare la situazione, le misure introdotte in marzo con il Decreto “Cura Italia”, hanno riguardato una platea alquanto ridotta di genitori lavoratori. Alla data del 28 aprile, sono state erogate un totale di 242.206 prestazioni di congedo straordinario specifico per un periodo continuativo o frazionato di massimo 15 giorni, per il quale è riconosciuta un’indennità pari al 50% della retribuzione, purtroppo però non è previsto alcun vincolo teso a ripartire equamente la fruizione del congedo tra madri e padri. Sicuramente un aiuto, ma non proprio risolutivo. (..) Poche anche le richieste per il bonus baby sitter (alternativo al congedo) di 600 euro: alla data del 28 aprile 2020. (…) Quasi 4 milioni di professionisti e lavoratori autonomi danneggiati dal lock down hanno fatto richiesta dell’indennità da 600 euro prevista dal Decreto e che ora potranno beneficiare di ulteriori 600 euro per il mese di aprile. Moltissime donne con lavori precari, intermittenti, freelance, occasionali e nel sommerso rischiano di essere le vittime economiche del Covid-19”.
In pratica, in molti casi, le donne a maggior rischio di esclusione sociale resteranno escluse anche da queste misure.
Le mamme, ai tempi del coronavirus, sono sempre più equilibriste e ce la stanno mettendo davvero tutta per non cadere!
Potete leggere il report completo qui.
Fonte di riferimento: Save The Children
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