Piccolo studio mostra come la colchicina migliora le condizioni di salute dei pazienti Covid

Uno studio mostra come la colchicina migliori le condizioni di salute dei pazienti covid, riducendo il bisogno di ossigeno e ospedalizzazione

Un piccolo studio condotto su pazienti brasiliani ha mostrato come la colchicina, un farmaco economico generalmente utilizzato per la gotta, sia in grado di migliorare le condizioni di salute delle persone positive a covid-19.

La colchicina è una molecola estratta dalle piante del genere Colchicum. Dotata di proprietà antinfiammatorie note fin dall’antichità è oggi utilizzata come terapia nella gotta, nelle pericarditi croniche e in altre malattie su base infiammatoria.

Ma potrebbe essere utile anche nei pazienti covid? Già un precedente studio italiano, condotto dall’IRCCS Ospedale San Raffaele nel mese di marzo 2020, quindi in piena pandemia, aveva cercato di capirlo. Lo studio aveva coinvolto 9 pazienti domiciliari a cui era stata somministrata la colchicina dopo che avevano manifestato “caratteristiche cliniche suggestive di un’evoluzione iper-infiammatoria” come ha spiegato il dottor Moreno Tresoldi, coordinatore dello studio.

I risultati sono stati incoraggianti. Come ha dichiarato Emanuel Della Torre, primo nome della ricerca:

“Colchicina è stata somministrata con una dose di carico, seguita da una dose di mantenimento, dopo almeno cinque giorni di febbre > 38°C.  Tutti i 9 pazienti trattati a domicilio si sono sfebbrati entro 72 ore con risoluzione della tosse e solo in un caso è stato necessario procedere al ricovero per un supporto di ossigeno a basso flusso”.  

Ora una conferma della possibile efficacia di questo farmaco viene da un piccolo studio clinico randomizzato in doppio cieco pubblicato su RMD Open. Questo ha dimostrato come la colchicina sia sicura ed efficace nel trattamento delle infezioni da Covid-19 da moderate a gravi nei pazienti ospedalizzati.

Dall’11 aprile al 30 agosto 2020, 72 pazienti brasiliani hanno ricevuto un placebo o 0,5 milligrammi di colchicina tre volte al giorno per 5 giorni seguiti dalla stessa dose due volte al giorno per 5 giorni in aggiunta a un trattamento Covid-19  con azitromicina, idrossiclorochina, eparina e (dopo l’annuncio dei risultati dello studio del RECOVERY Collaborative Group) glucocorticoidi.

L’effetto collaterale più comune era la diarrea (16,7%) e le dosi di colchicina venivano adattate se il paziente pesava almeno 80 chilogrammi o aveva una malattia renale cronica.

Alla fine del trattamento, gli scienziati hanno evidenziato che coloro che avevano assunto colchicina avevano avuto bisogno di ossigeno in media per 4 giorni ed erano rimasti in ospedale per una media di 7 giorni; mentre il gruppo di controllo ha avuto bisogno di ossigeno per 6,5 giorni ed è rimasto 9 giorni.

@BMJ

@BMJ

L’effetto del farmaco sull’ammissione in terapia intensiva o sul tasso di mortalità non è stato quantificato, sebbene i ricercatori osservino che 1 paziente nel gruppo colchicina è andato in terapia intensiva rispetto a 3 nel gruppo placebo. Due pazienti sono morti nello studio, entrambi nel gruppo placebo.

Anche se i ricercatori riconoscono che questi risultati non sono ancora generalizzabili (34 dei 35 pazienti che a cui è stata somministrata colchicina erano in sovrappeso o obesi), hanno concluso che la capacità della colchicina di rallentare l’infiammazione sistemica è promettente.

L’infiammazione sistemica è il segno distintivo dei pazienti ospedalizzati a causa del coronavirus. Non esiste un trattamento specifico ma per migliorare il quadro clinico si utilizzano cure di supporto nel tentativo di controllare l’attivazione immunitaria. Proprio per la sua capacità di diminuire l’attivazione dei leucociti, la colchicina può essere un farmaco degno di essere ulteriormente testato su un gruppo più ampio di pazienti.

Fonti: RMD Open / IRCCS

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram