Allevamenti di visoni, nuova inchiesta rivela i pericoli per la salute pubblica (oltre ai maltrattamenti)

Una nuova indagine condotta a Ravenna da Essere Animali mostra un allevatore di visoni senza alcun dispositivo di protezione

Ormai è noto a tutti: gli allevamenti di visoni sono delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere, oltre che dei lager per animali. Eppure, nel nostro Paese ci sono ancora operatori che non prendono sul serio le norme anti-Covid. A svelarlo è una nuova indagine condotta negli scorsi giorni dall’associazione Essere Animali in uno degli allevamenti in provincia di Ravenna. Una ripresa fatta con un drone mostra un allevatore senza alcun dispositivo di protezione, in aperta violazione alla circolare del Ministero della Salute che prevede l’obbligo di indossare guanti, camice, cuffia per capelli, mascherina, occhiali e calzari monouso per gli operatori del settore.

Le condizioni igienico-sanitarie in cui vivono gli animali in queste strutture contribuiscono alla rapida diffusione del coronavirus, a cui i visoni sono particolarmente suscettibili. – sottolinea Essere Animali –  L’unica catena di trasmissione del coronavirus documentata finora è infatti quella uomo-visone-uomo e la mancata osservanza delle disposizioni sanitarie rappresenta un potenziale rischio per la salute pubblica.

E, come ci ricordano i casi di cronaca degli ultimi tempi, il problema non è da sottovalutare. Dal 2020 a oggi sono oltre 440 gli allevamenti di visoni in 12 diversi Paesi, inclusa l’Italia, colpiti dal SARS-CoV-2. I focolai finora hanno portato ad uno sterminio di milioni di esemplari (la cui esistenza sarebbe comunque terminata nelle camere a gas).

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A seguito dell’inchiesta, gli attivisti di Essere Animali si sono rivolati a Nicola Decaro, Professore ordinario di Malattie infettive degli animali presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria di Bari e Presidente della Associazione Nazionale Infettivologi Veterinaria, che ha ribadito quanto sia pericoloso violare le norme anti-Covid negli allevamenti da pelliccia.

L’inosservanza di tali disposizioni rappresenta un grave fattore di rischio per la possibile trasmissione di SARS-CoV-2 ad una specie animale nella quale il virus viene amplificato e può accumulare mutazioni pericolose per l’evasione della risposta immunitaria conseguente alla vaccinazione – ha sottolineato il professor Decaro – Basti pensare che la comparsa di una variante di SARS-CoV-2 in alcuni allevamenti danesi ha causato l’abbattimento di ben 17 milioni di animali allo scopo di prevenire la trasmissione di questa o altre varianti alla popolazione umana.

Purtroppo quello documentato dall’associazione animalista non è affatto un caso isolato. Nel novembre del 2020 la LAV ha mostrato le immagini di tre allevamenti di visoni (uno in provincia di Cremona, uno in provincia di Brescia e uno in provincia di Padova) in cui gli addetti lavoravano senza i dispositivi di protezione richiesti dalla legge.

Un’altra violazione è stata documentata sempre nel 2020 durante un’altra indagine condotta da Essere Animali nell’allevamento di Ravenna finito nel mirino in questi ultimi giorni e durante l’incursione, un’attivista dell’associazione è stata colpita alla schiena con un bastone di ferro da un operatore dell’allevamento che non indossava nessun dispositivo di protezione individuale.

Chiudiamo per sempre gli allevamenti di visoni in Italia!

Al momento nel nostro Paese le attività degli allevamenti di visoni sono sospese, come stabilito da un’ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza (volta a limitare i rischi legati al Covid mutato, che ha portato all’abbattimento di migliaia di esemplari). Gli impianti resteranno chiusi fino al 31 dicembre 2021 e dopo questa data potrebbero riaprire regolarmente. Ma le associazioni ambientaliste e animaliste del nostro Paese – tra cui Humane Society International Italia,  la LAV (Lega Anti Vivisezione) ed Esseri Animali – non ci stanno e da tempo stanno portando avanti una battaglia per fermare per sempre queste attività incompatibili con il benessere animale, eticamente inaccettabili e pericolose anche per la salute umana.

Qualche giorno fa è stato presentato anche un emendamento alla Legge di Bilancio dall’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali che chiede la chiusura definitiva – entro sei mesi- di tutti gli allevamenti di visoni e altri animali da pelliccia ancora attivi in Italia e prevede anche la riconversione delle aziende. È giunto il momento di dire basta a questa crudeltà (che pone numerosi rischi per la salute pubblica). L’Italia non più rimandare.

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Fonte: Essere Animali 

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