Perché l’annuncio di Draghi di riaprire le centrali a carbone è davvero una pessima notizia

Per il futuro, la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture, lo dice il premier Mario Draghi, intervenendo alla Camera con un'informativa urgente sul conflitto in Ucraina. E riaccende la questione delle centrali a carbone

Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario”, lo ha affermato pochi minuti fa il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’informativa alla Camera sul conflitto tra Russia e Ucraina.

Il suo sembra un chiaro intento a ritrovare la via degli impianti di estrazione del carbone, nonostante proprio nei mesi scorsi, con il report IPCC, scienziati di tutto il mondo hanno lanciato l’allarme: è necessario ridurre l’utilizzo del carbone come fonte energetica entro il 2050 per mantenere l’aumento della temperatura globale entro l’1,5°C (come previsto dagli Accordi di Parigi sul clima) e scongiurare il rischio di ulteriori danni provocati dalla crisi climatica.

Cosa ha detto Mario Draghi sulla produzione energetica:

Il Governo è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti. Il Presidente americano, Joe Biden, ha offerto la sua disponibilità a sostenere gli alleati con maggiori rifornimenti, e voglio ringraziarlo per questo. Il Governo intende poi lavorare per incrementare i flussi da gasdotti non a pieno carico, come il Tap dall’Azerbaijan, il TransMed dall’Algeria e dalla Tunisia, il GreenStream dalla Libia. Il Governo è al lavoro per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica. Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati.

In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020, a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi. E quindi è necessario procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future. Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee. Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia. La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa. Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni.

E poi:

Potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali mancanze nell’immediato. Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario.

Una svolta per l’Energia in Italia? FederPetroli subito rilancia

Come Federpetroli Italia percepiamo una volontà questa volta diretta e chiara di cambiamento nell’interesse e nella salvaguardia di un paese come la nostra penisola che, non dovrà più essere fanalino di coda nel mercato e settore energetico internazionale – dicono in una nota E’ ora che tutti gli operatori del settore mettano da parte l’orgoglio, l’unica via per perseguire una strada chiara è quella di sedersi ad un Tavolo per definire con tutti i rappresentanti delle diverse forme energetiche sfruttabili nel nostro Paese, una politica energetica di salvaguardia per l’Italia.

Siamo certi che, con la forte politica del Governo de i ministeri competenti dell’Economia e della Transizione Ecologica, in poco tempo, si possa dare al nostro Paese un contributo di elevata diversificazione strutturale delle risorse energetiche disponibili, per preservare, non solo oggi ma anche in futuro, situazioni di disagio economico e geopolitico a cui la scena internazionali dei prezzi e dei mercati potrà manifestarsi.

Piena collaborazione da parte della FederPetroli Italia al Governo Draghi e di altri attori rappresentativi Istituzionali vicini al settore per una Politica Energetica che anche all’Europa potrà dare un valore aggiunto.

Ma non sarebbe meglio risolvere la grave crisi energetica con le rinnovabili?

La situazione geopolitica è drammatica. La sicurezza energetica sia tra le priorità dell’Italia e dell’Europa. Per risolvere questa grave emergenza, chiediamo al Governo e alle Regioni di autorizzare entro giugno 60 GW di nuovi impianti rinnovabili, pari a solo un terzo delle domande di allaccio già presentate a Terna.

Lo chiede Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura, invitando il Governo ad attuare un’azione straordinaria sugli iter autorizzativi insieme alle Regioni.

Installare 60 GW di rinnovabili nei prossimi 3 anni è la soluzione strutturale per aumentare la sicurezza e l’indipendenza energetica, e ridurre drasticamente la bolletta elettrica.

Il settore elettrico è pronto a investire 85 miliardi di euro nei prossimi 3 anni per installare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili e creare 80.000 nuovi posti di lavoro, dando un grande slancio all’economia italiana.

60 GW di nuovi impianti rinnovabili faranno risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas importato. O, in altri termini, oltre 7 volte rispetto a quanto il Governo stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas nazionale, ha aggiunto Agostino Re Rebaudengo.

QUI tutti gli aggiornamenti della guerra in Ucraina.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Instagram