Uno speciale sui veicoli commerciali a metano con tutti i vantaggi, sia economici che ambientali, ma anche i fattori da tenere presente prima di optare per questa fonte pulita che può rappresentare una risorsa anche per le piccole aziende italiane
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Altro che sdoganato. Il metano per autotrazione in questo 2009 segnato dalla crisi è un vero fenomeno che non accenna ad arrestarsi, anzi. Le immatricolazioni di automobili alimentate a gas naturale sono schizzate in alto di oltre il 70% e la rete di distribuzione continua a espandersi – raggiunta quota 700 distributori -, anche se è meno capillare rispetto ad altri Paesi d’Europa. Di fronte a questa improvvisa impennata di popolarità presso gli automobilisti, la nuova frontiera del metano potrebbe essere ora la conquista definitiva del segmento dei veicoli commerciali leggeri, quelli per il trasporto merci con portata fino a 3,5 tonnellate (indicati dal Codice della Strada con la categoria N1) utilizzati in genere da piccole e medie aziende, tipicamente di commercianti e artigiani.
Ovvero quelle realtà dove viene prodotta gran parte della ricchezza (e del lavoro) del Paese e che oggi si trovano in grande difficoltà, come confermato dalla pesante flessione delle immatricolazioni dei veicoli da lavoro, che nei primi 9 mesi dell’anno ha raggiunto il -26,4%.
Perché il metano conviene
Normalmente i veicoli commerciali a metano costano di più delle equivalenti versioni a benzina e a volte anche di quelli diesel. Con gli incentivi, però, il vantaggio più immediato per l’azienda è proprio all’atto dell’acquisto, anche in leasing. Con gli incentivi statali in vigore dal 7 febbraio, chi acquista un nuovo veicolo commerciale leggero Euro 4 o Euro 5 e ne rottama uno Euro 0, 1 o 2 immatricolato entro il 31 dicembre 1999, riceve un bonus di 2.500 euro, a cui si aggiungono altri 4.000 euro se si opta per l’alimentazione a metano. In totale il risparmio può arrivare fino a 6.500 euro, a cui normalmente si somma un ulteriore sconto praticato dalla casa. Un esempio è il Fiat Fiorino Metano, prezzato di listino a 12.950 euro ma acquistabile a partire da 3.990 euro. Attenzione però: le cifre comunicate dalle case non sempre corrispondono all’esatto prezzo reale, ma gli sconti sono comunque forti.
Poi c’è una seconda soluzione, cioè convertire un mezzo a benzina già in possesso con i cosiddetti impianti aftermarket. In questo caso la spesa può variare da 1400 fino a 2400 euro circa, ai quali va scalato il contributo governativo di 650 euro. Inoltre in alcune zone sono cumulabili altri contributi provenienti da amministrazioni regionali, provinciali o municipali e in alcuni casi sono previste esenzioni dal bollo.
In termini energetici (e quindi di resa chilometrica) 1 kg di metano (50 MJ/kg) equivale a circa 1,5 litri di benzina (32MJ/l), a circa 1,3 litri di gasolio (33 MJ/l) , e circa 2 litri di GPL (25 MJ/l). Quindi, in proporzione, il metano fa risparmiare al portafogli circa il 55% rispetto alla benzina, il 35% rispetto al GPL e il 15% rispetto ad un motore turbodiesel, anche se questi ultimi sono ancora i motori più efficienti (in pratica sono quelli che in termini assoluti consumano meno carburante). Ciò significa che si pagheranno 45 euro di carburante rispetto ai 100 euro della benzina per percorrere la stessa distanza.
Ai vantaggi in termini economici vanno infine aggiunti anche quelli relativi alla libera circolazione nei centri urbani con restrizioni al traffico come le ZTL o i giorni di targhe alterne e la possibilità di poter parcheggiare in qualsiasi autorimessa, senza nessuna limitazione, a differenza dei commerciali a GPL che si parcheggiano al massimo al primo piano interrato.
Da tenere presente
Alcuni fattori che hanno limitato la diffusione delle auto a metano riguardano le stazioni di rifornimento. Come si diceva in apertura sono in costante crescita, ma sono localizzate in maniera disomogenea lungo tutto lo stivale. Prima dell’acquisto è dunque fortemente consigliabile accertarsi della disponibilità di impianti nella zona in cui si opera, tenendo presente che nelle autostrade sono ancora pochi. Un valido aiuto è il sito Metanoauto.com che mette online mappe ed elenchi costantemente aggiornati che è possibile anche installare sui navigatori GPS. In alternativa si può utilizzare il servizio online della Eni.
Per riempire le bombole servono almeno 5 minuti (a seconda del tipo di veicolo e quindi della capienza) e in Italia non è previsto il self service (almeno per il momento, ma c’è già una proposta di legge al vaglio del Parlamento). Per queste ragioni e per eventuali code la sosta al distributore di metano potrebbe essere un po’ più lunga rispetto a quella che si farebbe con veicoli tradizionali. Insomma, prima verificare se si hanno stazioni a portata di mano e poi pianificare gli eventuali rifornimenti sono due accorgimenti necessari per utilizzare con soddisfazione un veicolo a metano.
Alcuni modelli potrebbero avere parte del bagagliaio impiegata per fare spazio alle bombole, fatto che rischia di renderli poco adatti per quelle attività che richiedono molto volume di carico. È un inconveniente che si verifica più di frequente nei modelli più piccoli, mentre nei in veicoli più grandi la capacità di carico rimane pressoché invariata.
Differenze nella guida? Praticamente nessuna, se non una lieve ma sensibile diminuzione della ripresa e della velocità massima dovute in parte al peso maggiore per la presenza delle bombole, anche se le prestazioni velocistiche non sono certo la caratteristica principale richiesta ad un veicolo impegnato nel lavoro quotidiano.
I vantaggi per l’ambiente dei veicoli a metano
Innanzitutto perché con la sua combustione risultano assenti inquinanti come PM10 (le polveri sottili), ossidi di zolfo e gli idrocarburi incombusti sono costituiti per più del 95% da metano puro che non è nocivo. Rispetto all’alimentazione benzina gli ossidi di azoto (NOx) sono ridotti di circa il 50%, mentre le emissioni di CO2 sono ridotte di circa il 20%, quindi si contribuisce alla riduzione dell’effetto serra. Inoltre il metano non si ottiene attraverso processi di raffinazione, non richiede additivi nocivi ma è pronto all’uso fin dall’origine, oppure si può creare nei gassificatori dai rifiuti o dalle biomasse.
In conclusione, tutto rose e fiori dunque? Non proprio. Per passare ad un veicolo a metano bisogna valutare le proprie esigenze e al limite modificare alcune abitudini, come pianificare rifornimenti e manutenzione. Il limite più grande alla diffusione definitiva rimane quello della rete di distribuzione, ancora in una fase ritardata di sviluppo, che però cresce costantemente e certamente nei prossimi anni cercherà di rispondere alla forte domanda. Niente però di eccessivamente arduo da mettere in pratica, solo un po’ di attenzione in più, che verrà ripagata da un sostanzioso abbattimento di costi ed inquinamento.
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