Terremoto Giappone, nucleare: il punto della situazione a una settimana dal sisma

Gli aggiornamenti sulla situazione ad una settimana dal terremoto – tsunami che ha devastato l'area nord orientale del Giappone, proseguono le operazioni di soccorso ai sopravvissuti, gli inviti al rientro a casa per gli stranieri che si trovano nel Paese, e gli interventi che stanno tenendo tutto il mondo con il fiato sospeso: la conta delle vittime, che aumenta di ora in ora, e i tentativi per scongiurare il rischio nucleare alla centrale atomica di Fukushima.

Gli aggiornamenti sulla situazione ad una settimana dal terremoto – tsunami che ha devastato l’area nord orientale del Giappone, proseguono le operazioni di soccorso ai sopravvissuti, gli inviti al rientro a casa per gli stranieri che si trovano nel Paese, e gli interventi che stanno tenendo tutto il mondo con il fiato sospeso: la conta delle vittime, che aumenta di ora in ora, e i tentativi per scongiurare il rischio nucleare alla centrale atomica di Fukushima.

Quasi 6500 morti e oltre 10 mila dispersi

L’ultimo bilancio (in ordine di tempo) stilato in queste ore dalla National Police Agency rivela che il numero di morti, dispersi e feriti è drammaticamente cresciuto: l’ultimo bollettino indica 16600 persone in totale. I morti accertati sono 6405, i dispersi 10260 e i feriti 2409. E con questo, sono stati superati i 6434 morti del terremoto di Kobe del 1995, fino a poche ore fa la cifra più elevata di persone decedute a causa di un sisma nel Paese del Sol Levante.

Purtroppo, questa stima non comprende i 10 mila dispersi di Ishinomaki, città della Prefettura di Miyagi, come riporta l’agenzia Kyodo News. Si teme, dunque, che il numero finale delle vittime possa superare, e di molto, quota 20 mila.

Intanto, all’emergenza sulla conta delle vittime, pesa il perdurare delle enormi difficoltà nelle quali si trovano a dover operare gli ospedali della regione e la scarsezza di approvvigionamenti energetici nell’area nord est del Giappone. Ad oggi, le abitazioni tuttora prive di elettricità e di acqua correte sono circa 850 mila: una situazione resa ancora più drammatica dalle rigide temperature esterne, e purtroppo in secondo pianorispetto alla crisi nucleare in atto a Fukushima.

Fukushima: la soluzione in una colata di cemento. Fukushima come Chernobyl?

Le notizie relative alla centrale di Fukushima si susseguono, in pratica, minuto per minuto. La news che ha scosso ancora di più l’attenzione di tutto il mondo è trapelata questa mattina (ora italiana): la Tepco (Tokyo Electric Power) ha fatto sapere, in un comunicato, che l’unico modo per evitare la catastrofica fuoriuscita di radiazioni, potrà consistere nel seppellire la centrale danneggiata sotto una colata di cemento.

Si ripete, dunque, il dramma di Chernobyl: già 25 anni fa, infatti, la centrale bielorussa venne sommersa da migliaia di tonnellate di cemento. Questa decisione, se sarà confermata, indica che le misure prese finora per fronteggiare la crisi non hanno dato i risultati sperati

Come indicava una nota Agi delle 11, le autorità giapponesi avevano comunicato la rinuncia all’utilizzo degli elicotteri per tentare il raffreddamento dei reattori rimasti danneggiati, a causa dell’elevato livello di radioattività che vi si sprigiona. Per questo, è stata schierata una ventina di autopompe dei vigili del fuoco, che tentano di raffreddare i reattori con i cannoni ad acqua. L’operato di militari e vigili del fuoco è rivolto, in particolare, al reattore numero 3, il più a rischio perché viene alimentato con una miscela di ossido di uranio e plutonio.

Alle 11,30, secondo alcune fonti italiane che si trovano in diretta comunicazione con la Tepco (la società che gestisce l’impianto) e la Nisa(Nuclear and Industrial Safety Agency), il nocciolo nei reattori numero 1, 2 e 3 di Fukushima 1 è parzialmente scoperto e parzialmente fuso. Risultano integre le strutture di contenimento del combustibile. Più avanti saranno resi noti ulteriori dettagli sull’entità del danno.

Prosegue l’eroica opera dei lavoratori: i loro messaggi da Fukushima

La decisione di procedere alla copertura totale di Fukushima 1 con una colata di cemento da migliaia di tonnellate resta sospesa: nelle prossime ore si saprà se le autorità si muoveranno in questa direzione. Cio’ che, al momento, costituisce una realtà, è l’operato dei lavoratori della centrale, dei qualiabbiamo iniziato a occuparci mercoledì. Cinquanta tecnici, che da tre giorni operano all’interno della centrale in un disperato tentativo di raffreddamento dei reattori danneggiati, dai quali prosegue la fuoriuscita di fumo bianco che contiene particelle radioattive.

Sul sito Web di TgCom di pochi minuti fa vengono riportate alcune testimonianze dall’interno della centrale: i messaggi dei 50 eroi, che mandanomessaggi via mail alle famiglie, agli amici. Ciascuno di loro comunica di avere accettato con serenità il proprio destino, ci si fa coraggio; c’è chi, con fiducia, scrive: “Ancora uno sforzo, e ce l’abbiamo fatta”.

Livello di allarme da 4 a 5. Atteso l’arrivo di tecnici dell’Aiea

Confermato l’innalzamento del livello di allarme da 4 (“Incidente grave con conseguenze locali”) a 5 (“Incidente con possibili conseguenze all’interno della struttura e fuoriuscita di materiale radioattivo che necessita di parziali contromisure”), su una scala di 7 (come paragone per il livello più elevato viene considerata l’esplosione di Chernobyl dell’aprile 1986).

Siamo, dunque, a un passo dal livello 6, che indica un incidente così grave da necessitare l’avvio di contromisure per limitare danni alla salute delle persone. La decisione, presa dalla Nisa paragona la situazione di Fukushima alle esplosioni che si verificarono nel 1979 alla centrale USA di Three Mile Island, in Pennsylvania.

Per le prossime ore, è atteso l’arrivo di un gruppo di tecnici dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica, ha reso noto nelle scorse oreYukiyo Amano, direttore generale dell’Agenzia. Gli specialisti saranno inviati per una serie di rilevamenti a Tokyo e poi si sposteranno nel nordest, in prossimità della centrale di Fukushima.

La scelta, ha motivato Amano, è nata anche dalla necessità di “Fornire informazioni quanto più dettagliate”, come ha spiegato al primo ministro del Governo giapponese, Naoto Kan. “La crisi in atto a Fukushima – ha osservato Amano – non riguarda solo il Giappone, ma tutto il mondo, che dovrà collaborare con il nostro Paese e con gli abitanti delle aree colpite”.

Sull’operato di Yukiyo Amano pesa il clamoroso dietrofront sulla sua visita a Fukushima, che aveva annunciato ieri e alla quale ha rinunciato, per timore di restare contaminato. Una decisione, se discutibile, che tuttavia conferma come la crisi in atto a Fukushima sia ad un passo da quella di Chernobyl.

D’altro canto, la “Necessità di fornire informazioni dettagliate” appare come una parziale, seppure tardiva, ammissione del silenzio colposo da parte delle autorità. Il Governo e le autorità giapponesi, infatti, come avevamo riportato mercoledì, erano a conoscenza dei rischi verso i quali si sarebbe trovato il Paese nel caso di un sisma così grave da compromettere le strutture delle proprie centrali nucleari

Italiani in Giappone: restano i presidi di Tokyo e Osaka. Per i connazionali c’è un volo Alitalia

Resta delicata la questione dei nostri connazionali che si trovano ancora in Giappone. Pochi minuti fa, in un comunicato della Farnesina, il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto che resti comunque aperta l’ambasciata italiana di Tokyo: un segnale motivato come amicizia nei confronti del Giappone, Paese che fa parte dei G8 e verso il quale – indica la nota della Farnesina – si augura di superare con l’abituale coraggio e determinazione il tragico momento; per la ripresa, l’Italia offre fin d’ora il proprio sostegno.

Questo significa che l’ambasciatore a Tokyo, Vincenzo Petrone, resterà sul posto. È chiaro che con questa decisione si darà continuità di assistenzaai nostri connazionali che si trovano tuttora nell’area metropolitana della Capitale.

Il personale d’ambasciata a Tokyo resterà, dunque, operativo 24 ore su 24, grazie all’operato di una dozzina di funzionari, fra diplomatici, tecnici amministrativi, segreteria, un addetto scientifico, un addetto culturale, un funzionario dell’Università Statale di Milano, un brigadiere dei carabinieri, l’addetto militare e i dipendenti locali che svolgono lavori a contratto. A loro si aggiunge un gruppo di esperti nucleari scelti dallaProtezione civile, che hanno il compito di monitorare in maniera costante la radioattività dell’aria, di vigili del fuoco e tecnici dell’Ispra.

Resta attivo anche il presidio dell’Unità di crisi aperto dall’ambasciata all’aeroporto di Tokyo – Narita. La cellula è stata creata per favorire le operazioni di raccolta e di imbarco degli italiani che si trovano a lasciare il Giappone a bordo di aerei di Compagnie differenti da Alitalia. Un presidio con le stesse finalità è in funzione a Osaka, dove è atteso l’arrivo del ministro consigliere Alfredo Durante Mangoni e di un gruppo di funzionari, con l’obiettivo di ampliare la struttura del Consolato generale presente nella città, per fronteggiare al meglio l’emergenza. Quest’ultima scelta è stata motivata dal fatto che molte persone, nelle ultime ore, hanno preferito dirigersi verso Osaka, per il timore della nube radioattiva su Tokyo, o per lasciare il Paese a causa della diminuita operatività dell’aeroporto della Capitale.

In queste ore, indica un comunicato dell’ambasciata, sono stati riservati 140 posti destinati al rimpatrio di nostri connazionali a bordo del volo Alitalia AZ 785 (che normalmente collega Tokyo con Roma), in partenza da Osaka alle 19,30 (ora locale). Il volo è decollato alle 11,30 (ora italiana). L’arrivo a Roma è previsto per le 00,15 di domani, sabato 19 (ora italiana).

Piergiorgio Pescarolo

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