Si sono chiusi i battenti su "Dal Dire al Fare", il Salone della Responsabilità Sociale che si è svolto il 28 e 29 settembre a Milano. UN “THINK-FACT TANK” sugli oneri sociali appunto che si è aperto alla Bocconi, rinomata Università d’economia e commercio, con autorevoli rappresentati delle istituzioni, esperti nazionali e internazionali, e varie imprese
Si sono chiusi i battenti su “Dal Dire al Fare“, il Salone della Responsabilità Sociale che si è svolto il 28 e 29 settembre a Milano. UN “THINK-FACT TANK” sugli oneri sociali appunto che si è aperto alla Bocconi, rinomata Università d’economia e commercio, con autorevoli rappresentati delle istituzioni, esperti nazionali e internazionali, e varie imprese. All’apertura dei lavori hanno partecipato anche il Presidente della provincia Guido Podestà e Andrea Gibelli, Ass. Industria Artigianato ed Edilizia. Tanti i convegni, i seminari, gli incontri e le mostre, a partire da quella sui vantaggi dell’agire responsabile e fino a quella dei giovani in cui votare il lavoro più interessante.
Non solo teoria quindi ma anche tanta pratica! In più infatti ai dibattiti sulla responsabilità sociale, sulle misure del progresso della nostra società e sull’impegno delle imprese – tutti temi toccati il primo giorno – anche tanti laboratori tematici: oltre alla comunicazione – a cura di Vodafone Italia – spazio anche alla moda sostenibile (“EXPO 2015: moda sostenibile, dal cashmere alla carta”). E per finire tanto posto lasciato ai ragazzi: lo Spazio Giovani, quest’anno organizzato con il sostegno di Edison, ha visto la partecipazione di 15 scuole superiori che hanno inviato i loro elaborati sulla CSR – Corporate Social Responsibility – che verranno esposti appunto alla Mostra Giovani.
Ma non è tutto. Come ogni salone che si rispetti, al via quest’anno il suo primo fuori salone corrispettivo! Dal dire al fare va in città – progetto ideato e realizzato da Kontiki in modo sostenibile e certificato BS8901: per chi voglia capire concretamente cosa sia la sostenibilità in modo interattivo e originale, 23 tappe per un viaggio nel commercio sostenibile. Showroom e esposizioni per entrare a contatto con le varie possibilità di rispettare l’ambiente sostenendo un modo di produrre in linea con la natura e i diritti stessi dell’uomo.
In città si sono quindi potuti visitare esposizioni e punti vendita che hanno aderito all’iniziativa in un modo simpatico e particolare: dopo aver scaricato dal sito www.daldirealfare.eu il kit con le istruzioni, occhi puntati sulla mappa per cercare le location aderenti. Passando almeno in 4 e facendosi certificare il modulo, sempre scaricabile dal sito, consegnandolo poi al corner in Bocconi con gli scontrini, ogni euro speso per acquisti superiori ai 5 verrà devoluto per arricchire di piante il parco Nord di Milano. E i messaggi più sostenibili, lasciati sempre al corner, saranno premiati con un weekend in una città europea simbolo del vivere sostenibile! Una bella iniziativa davvero in cui tutti i partecipanti escono vincenti in ogni caso e che contribuisce, nel suo piccolo, a rendere più verde una città che sta tendendo a ingrigirsi sempre più.
Per quanto riguarda il fuori salone, siamo stati per voi a Materiavera, studio di “architettura alternativa” in Corso San Gottardo 8. Due gli appuntamenti: martedì sera conferenza su “Sostenibilità, Architettura, Spazio ed Energia” – un’introduzione alla filosofia dello studio e ai materiali da esso promossi, con a seguire la presentazione del corso Abitare Consapevole a cura di Sivia Begni, Gabriele Signorini e Elisabetta Tonali. Tutto ciò che viene proposto e venduto è ovviamente e rigorosamente naturale con certificazione energetica ed etica, a partire dai materiali e dalle tinture – ad esempio le pitture minerali di silicati con azione foto catalitica: aria più pulita grazie all’influsso della luce e alla minor presenza di batteri e muffe. L’aria che si respira al solo entrare in questo studio, in effetti, è più fresca e già di per sé, lo dico tutte le volte, respirarla esala calma e armonia, avvolto com’è in un fascino magico che i profumi e la pace del posto emanano.
Sulla scia del feng shui, il concetto di casa nell’ottica delle due amiche-colleghe viene sentita e vissuta come un vero e proprio organismo vivente, “che nutre e supporta gli abitanti, è collegata alle loro emozioni, è in grado di suscitarne, di favorire una vita equilibrata, piena e soddisfacente”. Per questo hanno deciso di proporre un corso pratico per offrire strumenti efficaci a chi voglia creare in modo consapevole il proprio focolare domestico. Quali questi strumenti? Il feng shui in primis, ma affiancato ad approcci moderni come la Bioarchitettura e la Geobiologia. Per chi fosse interessato, il corso dura 4 giorni, suddiviso in due weekend per un totale di 28 ore: un modo per dare ad architetti e progettisti solide e spendibili basi conoscitive da poter integrare immediatamente al loro lavoro. Tutte le informazioni sono disponibili su www.abitareconsapevole.it.
Il 29 settembre largo invece al low tech! Sempre nello studio di Elisabetta, presentazione pomeridiana di tecniche di costruzione con materiali riciclati e naturali. È il simpatico e solare architetto Valerio Marazzi a introdurci nel mondo del costruire partendo da ciò che si ha. E non è un modo di dire! Il concetto di low tech è proprio questo: costruire in ogni posto usando elementi naturali e/o i rifiuti e anche materiali “non calcolati nemmeno nell’architettura”, combinandoli con altri, laddove possibile, più tipicamente moderni.
Tramite una carrellata di slide Valerio ci mostra decine e decine di esempi di architettura low tech, tutti molto distanti geograficamente parlando – si spazia dalle case coi tetti di banano in Indonesia, alle case rurali circolari in Senegal, alla “terra che si fa roccia e viene scavata per farsi casa” in Cappadocia – per farci capire che anche laddove la tecnologia non è arrivata si può costruire lo stesso e si possono avere gli stesi effetti: a Matmata in Tunisia non si ha l’aria condizionata ma si passa dai 40° ai 20 semplicemente andando in una casa sotterranea; o prendiamo i comuni igloo che tutti conoscono: niente riscaldamento al polo, ma in essi si passa dai –50 ° ai –2°, e scusate se è poco! Esempi di costruzioni in terra cruda si hanno a Mali, nello Yemen e in Bolivia; case in bambù e/o alberi nelle Filippine e in Venezuela; le famose Slum in bambù sono l’esempio che apre la carrellata e son forse l’emblema di come la foresta possa “dividersi per farsi casa” – nelle parole dello stesso Valerio – e “prendere forme organiche” quasi in un continuum fra architettura e ambiente.
Questa affascinante filosofia non solo di costruzione ma direi di vita è la stessa che si può toccare con mano nei laboratori tenuti da Anny Talli Nencioni. A quello offerto in prova martedì, “la terra è un dono” , son costretta, ahimè, a rinunciare. Ma mi sono fatta spiegare tutto per filo e per segno! Si tratta di un corso di preparazione per la realizzazione di formelle e impasti appunto in terra cruda per riavvicinarci alla madre terra che racchiude, da sempre, simbologie ancestrali e valori che ci uniscono tutti.
Da anni Anny tiene regolarmente stage e corsi-vacanze di una settimana, uno molto integrante e affascinante a Marrakesh dove si può aver la possibilità di scoprire in patria come creare il tadelakt, il tipico rivestimento degli hamman a base di calce.
Quello che Anny, Valerio, Elisabetta e tutti gli amanti del biologico e dell’ecosostenibile si propongono, è un ritorno alle nostre radici, un sentire la “terra come parte essenziale della natura, nutrice dell’umanità”. Modellare la terra, sbriciolarla e impastarla è un modo per conquistarla e farsi conquistare da essa in una sorta di “alchimia in cui il presente recupera il passato traendone ispirazione alla ricerca di significato profondo, di un’autenticità dell’origine”.
Costruire allora intonaci in terra cruda è quasi scovare il segreto “nascosto in ogni materiale che ci circonda” per trasformarlo “in una casa sana ed accogliente, attraverso nuove e antiche tecniche di costruzione”. La terra cruda viene presa tra le mani, toccata, modellata e impastata con sabbia, paglia, oli e lasciata poi essiccare al sole. Così trova la sua stabilità.
Questo dà, come sempre, modo di pensare.
Forse come la terra anche noi dovremmo darci il nostro tempo per sedimentare e per trovare la nostra stabilità. Forse anche noi dovremmo semplicemente tornare ad avere un contatto più intimo con la madre terra per non dover poi dover pensare a come fare per salvarla o per tornare a rispettarla. Vivere in essa e con essa per rispettare noi stessi e per trovare un equilibrio che non è poi così lontano: basta fermarci al sole a riflettere e a sentirne il calore penetrarci dentro, basta fermarci un attimo e riprendere a rispettare ciò che ognuno ha in sé. La vita stessa.