Position Paper: le 5 mosse da presentare a Copenhagen per essere protagonisti

E' stato presentato alla conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma presso l'ex Hotel Bologna del Senato, il piano realizzato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il Kyoto Club con le 5 proposte da portare a Copenhagen per far svolgere all'Italia un ruolo da protagonista alla Conferenza di sul clima che inizierà lunedì.

È stato presentato alla conferenza stampa che si è tenuta ieri a Roma presso l’ex Hotel Bologna del Senato, il piano realizzato da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il Kyoto Club con le 5 proposte da portare a Copenhagen per “far svolgere all’Italia un ruolo da protagonista” alla Conferenza di sul clima che inizierà lunedì.

Il Position Paper (scarica il pdf) illustrato da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile alla presenza di politici, rappresentanti dell’industria, dei sindacati, delle autonomie locali e delle associazioni, si compone infatti di cinque punti che prevedono:

  1. l’assenza di ulteriori rinvii e la definizione di un Trattato legalmente vincolante;
  2. una riduzione delle emissioni di gas serra del 30% entro il 2020 rispetto al 1990 (il parametro utilizzato anche dalla UE);
  3. impegni di riduzione minori anche da parte dei paesi di nuova industrializzazione, in particolare della Cina;
  4. meccanismi di cooperazione internazionale per le misure di adattamento per il trasferimento tecnologico e il sostegno dei Paesi in via di Sviluppo;
  5. efficaci sistemi di controllo e sanzioni.

Solo utopia? L’Italia può davvero svolgere un ruolo attivo o rimanere a guardare le mosse di USA e Cina, i due principali produttori di gas serra? Secondo Kyoto Club e la Fondazione Sviluppo Sostenibile il nostro Paese che, complici la crisi economica e le politiche per il risparmio energetico, ha visto dal 2005 le 2″>emissioni di CO2 in costante diminuzione e si è avvicinato molto agli obiettivi del Protocollo di Kyoto, può fungere davvero da traino nella trattativa sui cambiamenti climatici. Ma solo se deciderà di attuare un cambio di rotta attraverso 8 azioni concrete:

  • definire con le Regioni un programma di sviluppo delle rinnovabili per realizzare l’obiettivo del 17% del fabbisogno energetico;
  • aggiornare gli incentivi sul fotovoltaico;
  • rimuovere gli ostacoli burocratici e tecnici per la diffusione delle rinnovabili;
  • puntare sull’efficienza energetica intervenendo prima di tutto sugli edifici pubblici;
  • definire nuovi standard di efficienza energetica;
  • rilanciare il programma ‘Industria 2015‘ per lo sviluppo delle imprese energetiche verdi e per i prodotti a basso impatto;
  • definire un piano per la mobilità sostenibile;
  • promuovere i consumi sostenibili e gli acquisti verdi nelle PA.

Come ha infatti chiaramente spiegato Catia Bastioli nel suo intervento di presentazione (scarica in pdf) della Conferenza stampa, “abbiamo bisogno di una politica ambiziosa” in grado di innescare il ciclo dell’innovazione nella Green Economy perché è solo con l’innovazione tecnologica che si riescono a creare, a mo’ di effetto a catena, altre soluzioni tecnologiche in grado di migliorare l’ecoefficienza.

“Bisogna dunque far tesoro e imparare dalle case history virtuose – insiste la Presidente di Kyoto Club nonché Amminsitratore Delegato della Novamonte creare un’economia di sistema in grado di raggruppare diversi attori per incrementare esponenzialmente le soluzioni tecnologiche che permettono di realizzare il salto quantico“. portando ad esempio le case passive costruite in Germania –

Una rete della Green Economy, insomma, capace di aggregare per fare “fronte comune e affrontare insieme la sfida“.

Innovazione supportata però da scelte politiche che vanno nella stessa direzione, ci tengono a precisare dalle Associazioni, in particolare da Greenpeace dove Giuseppe Onofru, che ha approfittato della conferenza per illustrare brevemente ai presenti il rapporto “Energy [R]evolution – Uno scenario energetico sostenibile per l’Italia“, rimarca la scelta dell’Italia di tornare al nucleare invece di puntare sulle rinnovabili e in particolare sull’eolico, l’unica fonte che è già in grado di garantire un fabbisogno energetico significativo anche nel breve e medio termine. “La sfida si gioca su due fronti: verso l’alto cercando di ridurre le emissioni per fermare i cambiamenti climatici e verso il basso, trovando fonti alternative in grado di sostituire le risorse che si stanno esaurendo – commenta Onofru nel suo intervento. E a chi continua a sostenere che i parchi eolici siano devastanti dal punto di vista ambientale il direttore esecutivo di Greenpeace Italia risponde che “un prezzo va comunque pagato e quello è il minore”.

Fonti alternative e innovazione in grado di migliorare l’efficienza energetica, dunque. Anche perché, come si fa notare dalla Fondazione, già soltanto ottimizzando i consumi si riuscirebbe a risparmiare la stessa quantità di energia prodotta da 8 centrali nucleari, le stesse che si vorrebbe costruire in Italia.

Su questo fronte, interessante anche l’intervento del Emma Bonino che porta a sostegno della tesi il dossier realizzato da Amici della Terra per fare il punto della situazione e delle potenzialità offerte dalle aziende italiane. Da notare poi come il vice-presidente del Senato ha avuto il merito di spostare l’attenzione del dibattito sull’incremento mondiale della popolazione, un problema troppe volte sottovalutato, ma che è alla base della lotta ai cambiamenti climatici in quanto, va bene ridurre i consumi, ma se poi raddoppiano gli abitanti, la Terra è destinata comunque a collassare. Per questo auspica di riconvocare al più presto la Conferenza Onu sulla popolazione che non si riunisce ormai da troppo tempo: ”la popolazione dai sei miliardi attuali passerà a nove, secondo le previsioni”, per cercare di arginare il trend che causerebbe un aumento significativo delle emissioni. E su Copenhagen la Bonino dichiara: “non mi aspetto moltissimo dal Summit sul clima”, se non un accordo politico da declinare poi in una fase successiva ma la presenza del presidente Usa, Obama, è un dato politicamente rilevante per chiudere nel 2010

Per concludere, come dichiarato l’ex Ministro dell’Ambiente Ronchi nel suo intervento (scarica il pdf): “Per mantenere l’aumento della temperatura entro i due gradi, non si dovrebbero emettere in atmosfera dal 2000 al 2050 più di 1.000 Gton di CO2, ne abbiamo già emesse 313 e ce ne restano 687. Per rispettare questo ‘budget’, la ripartizione della riduzione delle emissioni al 2020 dovrebbe essere questa: -30% di CO2 per i paesi industrializzati; -25% per la Russia, -2% per la Cina, mentre l’India potrebbe aumentarle del 60%. Si tratta di una grande sfida ed è quindi necessario un nuovo trattato che coinvolga tutta la comunità internazionale“.

Simona Falasca

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