Obama punta sul nucleare annunciando la costruzione di due nuove centrali in Georgia. Il tradimento della green economy o una sua declinazione?
Investire sul nucleare per far fronte ai cambiamenti climatici. Questo, in pratica, quanto dichiarato da Barack Obama che, in visita ad un centro per lo sviluppo di energie pulite del Maryland, nei pressi di Washington, ha annunciato la prossima realizzazione, entro il 2017, di due nuove centrali atomiche “sicure e pulite” a Burke, in Georgia.
8,3 miliardi di dollari (oltre 6 miliardi di euro) verranno stanziati in quella che il Presidente ambasciatore nel mondo della tanto blasonata green economy, ha definito “la maggiore fonte d’energia che non produce emissioni inquinanti“.
E così, in nome del clima e avvalendosi di una legge del 2005 che autorizza il dipartimento dell’Energia ad elargire prestiti in garanzia fino a 18,5 miliardi di dollari per finanziare progetti in grado di aiutare la riduzione dei gas serra, Obama rompe lo stop durato trent’anni e dà il via libera ufficiale alla costruzione di due nuovi reattori che andranno ad aggiungersi alle 104 centrali nucleari già in funzione negli Usa e che garantiranno energia per 1,4 milioni di persone. Oltre che lavoro per circa 3 mila addetti durante la fase di costruzione e 850 permanenti una volta che le centrali verranno ultimate. A realizzarli e a beneficiare dei prestiti in garanzia ci penserà la Southern Company. Prestiti destinati a triplicarsi perché, a quanto pare, questo è solo l’inizio: l’amministrazione di Obama avrebbe già chiesto per l’anno fiscale 2011 di aumentare a 54 miliardi di dollari l’investimento con l’obiettivo di costruire altre 6 o 7 centrali nei prossimi anni.
“So bene che quest’annuncio verrà accolto da qualcuno con favore da qualcun altro con forti dissensi – ha dichiarato fermamente il Presidente americano. – Ma voglio mettere l’accento su un punto: anche se ci sono opinioni diverse, queste non possono impedirci di fare passi avanti. Su una questione come quella energetica che condiziona la nostra economia, la nostra sicurezza e il futuro del nostro pianeta, non possiamo continuare a essere bloccati nel vecchio dibattito tra destra e sinistra, tra ambientalisti e imprenditori“.
“Per soddisfare i nostri bisogni crescenti di energia ed evitare le conseguenze dei cambiamenti climatici avremo bisogno di centrali nucleari. È semplice. Questo perché come ha tenuto a precisare Obama, a parità di energia prodotta in un anno, “una sola centrale atomica consente di tagliare 16 milioni di tonnellate di CO2 rispetto a un impianto a carbone. Praticamente è come togliere dalla strada 3,5 milioni di macchine“.
“Per lungo tempo si è dato per scontato che chi si batte per l’ambiente deve essere contrario al nucleare, ma il fatto è che, anche se negli ultimi trent’anni non sono state costruite centrali, l’energia nucleare rimane la nostra principale fonte di energia pulita”
Parole sulle quali gongola il Ministro Claudio Scajola: “Già il 28 gennaio scorso, nel discorso sullo Stato dell’Unione il Presidente Obama aveva dichiarato che il nucleare è uno dei pilastri dell’economia verde perché è una fonte pulita per l’ambiente e sicura per i lavoratori e i cittadini. Per l’Italia il nucleare è necessario anche per ridurre il costo dell’energia per le imprese e i cittadini e garantirci maggiore sicurezza energetica. Spero che l’esempio del Presidente Obama convinca i nostri ambientalisti che il nucleare non va demonizzato, ma affrontato con razionalità senza strumentalizzazioni ideologiche“.
Parole sulle quali, invece, chi come me, che non ritiene assolutamente il nucleare una soluzione, ma che soprattutto, aveva creduto ad altre parole sempre dette da quell’uomo che ha fatto conoscere al mondo termini come green economy e green jobs, stenta a credere.
Perché sono tanti gli interrogativi che a caldo mi affiorano nella mente dopo queste parole, il primo fra tutti: può davvero definirsi “pulita” una fonte di energia che sì, certo, non emetterà carbonio, ma lascia dietro di sé scorie e rifiuti radioattivi della quale non si sa ancora bene come liberarsi, né smaltire ? Può davvero definirsi “sicura” una fonte di energia che, nonostante si sia attrezzati per rendere il più innocua possibile, è potenzialmente in grado di trasformare un errore imprevisto in una catastrofe inaudita? Ma assodato pure che si riesca a trovare una soluzione al problema delle scorie e ammettendo anche che si riesca a garantire tutte le precauzioni per rendere immuni da eventuali disastri o perdite le centrali nucleari, è davvero conveniente investire per liberarsi dalla schiavitù del petrolio, milioni di dollari in una tecnologia basata su una risorsa, l’uranio, destinata anch’essa ad esaurirsi nel tempo, per ritrovarci così al punto di prima?
Sicuramente allo stato attuale delle cose, il nucleare rappresenta la più valida alternativa alle fonti fossili per far fronte al fabbisogno energetico che le rinnovabili ancora non riescono a coprire adeguatamente. Ma almeno gli investimenti in impianti solari, eolici, geotermici, ecc… potranno contare sempre su risorse praticamente inesauribili come sole e vento. E allora, non converrebbe almeno provare ad investire quegli stessi soldi nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni che riescano a far superare i limiti che attualmente frenano la diffusione delle energie rinnovabili? È davvero così utopico pensare che con lo stesso tempo necessario per costruire una centrale (almeno 10 anni qui in Italia) la tecnologia non riesca a mettere a punto nuove alternative concrete sulla quale fare affidamento?
È vero, bisogna correre ai ripari, il tempo stringe, il petrolio è in estinzione e gli effetti dei cambiamenti climatici cominciano a farsi sentire. Come ha fatto giustamente notare Lei, Presidente Obama, bisogna iniziare a muoversi adesso per non farsi cogliere impreparati nel momento in cui la situazione energetica e climatica si farà davvero drammatica. È questo il motivo che ha spinto molti ambientalisti convinti a “convertirsi” e ad appoggiare la causa del nucleare e che probabilmente ha convinto anche Lei a percorrere questa strada.
Non Le nascondo che, nonostante tutto, e proprio perché, in fondo, voglio ancora fidarmi di Lei, le Sue parole di oggi hanno insinuato in me, in un piccolo angolo del mio cervello, anche un’altra domanda: “E se avesse ragione?”
Effettivamente quanti pannelli fotovoltaici dovremmo installare, per coprire lo stesso fabbisogno energetico delle sue due centrali nucleari? Probabilmente, allo stato attuale delle cose, ancora troppi. I due reattori, da questo punto di vista, avrebbero di sicuro la meglio.
Però, se un grande Presidente si distingue soprattutto dal suo sguardo lungimirante, dovrebbe già aver chiaro che in un futuro non troppo lontano, le domande che probabilmente torneranno ad avere la priorità saranno altre, le prime che le ho posto: come liberarsi delle scorie, ma anche come liberarsi dalla schiavitù dell’uranio. Magari, è vero, per quel giorno saranno a disposizione davvero nuove strade, soluzioni alternative o chissà, nuovi pianeti da colonizzare come nei migliori film di fantascienza che si rispettino. Ma può anche darsi che qualche “errore imprevisto” capitato nel frattempo renda entrambi i quesiti semplicemnte superflui.
Simona Falasca