Nel biologico saranno ammessi residui da contaminazione artificiale, cioè pesticidi chimici o fertilizzanti sintetici, anche se bisogna stabilire ancora quali sono le soglie. E si dà anche il via alla circolazione libera dei prodotti biologici con regole meno restrittive di quelle, ad esempio, italiane. Questi i principali punti della discordia del nuovo regolamento sull'agricoltura biologica che entrerà in vigore dal 2021 (e che sostituirà l'attuale, varato nel 2007)
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Le nuove norme appena approvate dal Parlamento Europeo consentirebbero agli Stati membri un biologico “meno restrittivo”, con percentuali di pesticidi, nonchè di Ogm, superiore a quello oggi accettato, e addirittura, secondo qualcuno, prodotto fuori suolo, ovvero con quelle tecniche come l’idroponica, con la quale il suolo è sostituito da substrato inerte e l’alimentazione avviene con preparati ad hoc.
Abbiamo confrontato le opinioni dei principali attori della partita, anche intervistando Vincenzo Vizioli, Presidente dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB).
Le posizioni sono diverse, ma resta il fatto che il nuovo regolamento, dopo 4 lunghi anni di trattativa, non ha accontentato tutti.
Sì al biologico contaminato?
VERO. Su questo le posizioni sostanzialmente si allineano.
“Purtroppo c’è stata una sconfitta dell’Italia (che era contraria) sul nuovo regolamento bio che entrerà in vigore nel 2021 – ammette Vizioli – ma comunque c’è ancora bisogno dei regolamenti attuativi. Si ammettono nel biologico residui da contaminazione accidentale ma bisogna stabilire ancora quali sono le soglie. É una sconfitta voluta dai commercianti del biologico, soprattutto Nord europei, ovvero quelli che non producono, ma vendono”.
Le contaminazioni accidentali, precisa Vizioli, sono quelle non dovute al processo produttivo. In altre parole, se il controllo ha accertato che il prodotto è stato effettivamente ottenuto applicando le norme sul biologico, ma presenta dei residui dovuti ad altre cause (es. altri operatori vicini), questo non sarà più declassato come avviene oggi (comunque entro certi limiti, ancora da stabilire).
Un disastro annunciato dunque? Vizioli non è così categorico. “Dire che ci saranno contaminazioni ovunque è veramente esagerato, anche perché l’Italia è l’unico Paese che ha la soglia del residuo pari a zero”.
Sta di fatto, comunque, che anche nel nostro Paese circoleranno prodotti biologici contaminati, con residui di pesticidi superiori a quelli consentiti.
“Il nuovo regolamento sul biologico – spiega Coldiretti – concede agli Stati la possibilità di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da Ogm con un grave danno di immagine per il settore del Bio soprattutto nei Paesi, come l’Italia, nei quali gli standard di produzione sono molto elevati”.
Sì alla produzione fuori suolo?
VERO, MA “SOLO” PER 10 ANNI. Sulla produzione fuori suolo le posizioni sono invece piuttosto distanti. Leggendo il testo, si evince che la tecnica idroponica (attualmente ammessa in Danimarca, Svezia e Finlandia) è proibita (cfr. Annex II, part 1, art. 1.2). Si intravede tuttavia qualche deroga sulla coltivazione indoor (in serra).
“[…] la possibilità di produrre biologico senza utilizzare il suolo contrasta totalmente con i principi fondamentali che caratterizzano questo metodo di produzione, che non può prescindere dalla terra – scrive a questo proposito Coldiretti – Al contrario, la previsione di una deroga consentirà ad alcuni Stati del nord Europa di continuare a produrre impiegando letti demarcati in serra per un periodo di 10 anni”.
Anche Confagricoltura si scaglia contro queste deroghe, che seppur per “solo” per 10 anni, consentiranno la circolazione di un prodotto bio meno puro. “Sulla spinta dei Paesi del nord Europa, il regolamento permette di coltivare i prodotti bio anche senza seminarli su terra, perdendo così la naturale difesa della biodiversità, uno dei cardini dell’agricoltura biologica”.
Sì alle importazioni con biologico meno restrittivo?
VERO. L’Italia potrà mantenere i suoi standard (che impongono residui di contaminazione pari a zero), ma dovrà accettare i prodotti provenienti da Paesi con regolamento riconosciuto dall’Ue, che non necessariamente impongono la stessa severità (es. produzione in serra, residui di pesticidi maggiori). Lo stesso Vizioli, a questo proposito, ammette che si dovrà trovare il modo di agire quando le norme saranno attuative.
“Una delle vittorie che si può registrare su questo nuovo Regolamento è la sostituzione del principio di equivalenza con quello di conformità. Quindi dal 2021 o il Paese terzo ha un regolamento bio riconosciuto dall’Unione Europea o non può esportare qui i suoi prodotti” precisa però Vizioli.
“Un provvedimento – commenta a questo proposito Confagricoltura – che annacqua la qualità della produzione agricola biologica italiana ed europea e che mette di fatto i produttori agricoli nella condizione di dover applicare i disciplinari privati della distribuzione e della trasformazione, oltre che le disposizioni del regolamento”.
“Il nocciolo duro del Regolamento non cambia – precisa però Federbio, pur confermando un giudizio sostanzialmente negativo – Nelle aziende biologiche si continuerà a non utilizzare fertilizzanti, diserbanti, pesticidi e altre sostanze di sintesi, continuerà la rigorosa esclusione degli OGM e della clonazione dal processo di produzione, rimangono le strette norme in materia di allevamento per garantire il massimo benessere degli animali, nella trasformazione dei prodotti non si ricorrerà a coloranti, conservanti, esaltatori di sapidità ed altri additivi discussi o inutili.
Per tutti i punti oscuri e potenzialmente pericolosi, ci sono comunque altri tre anni davanti, durante i quali si dovranno approvare i regolamenti attuativi, e forse c’è ancora spazio per dire qualche altro no.
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