Malasanita’: chi tutela gli animali quando il veterinario sbaglia? Il caso di Lea

Roberto Marchi racconta l'assurda storia di malasanità veterinaria che vede vittima la sua dolcissima Lea, morta senza giustizia. Chi tutela gli animali dagli errori dei medici?

Ciao, se vivi con un quattrozampe e per te fa parte della famiglia, terrai sicuramente alla sua salute; forse non sai che però essi sono assai meno tutelati di noi dai rischi della malasanità; la malasanità veterinaria è purtroppo un rischio molto grande e lo scopriamo in tutta la sua durezza solo quando ci finisce dentro uno dei “nostri” familiari””.

Inizia così il messaggio giunto alla nostra redazione da Roberto Marchi, “papà” umano della dolcissima Lea, una cagnolina che, invecchiando, purtroppo si ammala. Alla segugia di nove anni, dopo esami ed ecografia, viene diagnostica una malattia renale. A nulla servono le terapie alimentari e farmacologiche: la situazione peggiora, e dopo pochi giorni, alla famiglia viene comunicato che le restano solo pochi giorni di vita.

La disperazione porta Roberto a rivolgersi ad altri veterinari (chi di noi non l’avrebbe fatto…). È con il terzo professionista consultato che si riaccende la speranza: c’è un’operazione che può salvarla. Visto che non c’è alternativa farmacologica, Lea finisce sotto i ferri, in un disperato tentativo della famiglia di non farla più soffrire. Le viene asportato l’utero, ma dopo appena due giorni si spegne. Seppur addolorato e affranto per la perdita, Roberto, per scrupolo, chiede a un altro medico di effettuare l’autopsia.

Ecco, allora, la grande sorpresa: a parte delle corna uterine e delle ovaie è stata sì asportata, ma solo in parte. Da qui inizia un difficile percorso di ricerca di giustizia, fatto di denunce, cause, controdenuncie e perizie. Per chi volesse conoscerla in ogni suo allucinante dettaglio, la vicenda è ampiamente documentata a questo link, a partire da pagina 10.

Come è andata a finire? Ce lo spiega Roberto: Ho constatato a spese della mia Lea cosa sia la malasanità animale e come sia molto più difficile chiedere giustizia per i familiari non umani, essendo assai scarsa la tutela giuridica in campo veterinario. La querela alla magistratura che ho fatto è rimasta finora senza seguito. Mi sono rivolto anche all’Ordine dei veterinari, presentando fior di documentazione redatta da un veterinario famoso nel suo campo: i documenti erano talmente eloquenti che lo stesso perito nominato dall’Ordine ha condiviso le conclusioni del mio perito; di fronte a tutto questo l’Ordine si è limitato a riconoscere che l’operazione non venne eseguita seguendo la “buona prassi chirurgica” ed ha archiviato il tutto! Anche in conseguenza di questo esposto sono stato denunciato per ingiurie e mi sono ritrovato una condanna in primo grado per aver messo pubblicamente in dubbio la sua capacità professionale”. La sua colpa, infatti, è stata quella di aver detto al medico che “gli aveva aperto il cane per niente”.

Per tutte queste ragioni, ma soprattutto per Lea, e per fare in modo che episodi come questi non avvengano più, Roberto ha intrapreso una vera e propria crociata contro la malasanità in veterinaria e a favore di una legge che in campo sanitario estenda i diritti dei nostri familiari umani a quelli non umani.

lea

La sua, ci tiene a specificare, non è una crociata contro i veterinari, non vuole fare di tutta l’erba un fascio. “Vorrei fargli capire che quanto accaduto danneggia anzitutto quelli fra loro che svolgono il loro lavoro con onestà e passione, come lo sono i due veterinari che hanno sempre curato i miei familiari non umani e che mi hanno aiutato nel far emergere la scorrettezza del loro collega”, conclude l’uomo, che di Lea, purtroppo, può conservare solo il ricordo. Non era “solo un cane”, ma il suo più grande affetto.

Per maggiori informazioni clicca qui

Roberta Ragni

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