Aiuto! sto diventando vegetariano!. C'è una parte di me che me lo ricorda tutti i giorni da qualche mese. Mi elenca ripetutamente tutte le cose che non posso mangiare: dal classico hamburger e patatine fritte, all'elaborata tartare passando per il ragù, lo spezzatino, il panino con la salsiccia e il salame-prosciutto-mortadella, e non è contenta.
“Aiuto! sto diventando vegetariano!”. C’è una parte di me che me lo ricorda tutti i giorni da qualche mese. Mi elenca ripetutamente tutte le cose che non posso mangiare: dal classico hamburger e patatine fritte, all’elaborata tartare passando per il ragù, lo spezzatino, il panino con la salsiccia e il salame-prosciutto-mortadella, e non è contenta.
All’inizio mi urlava contro, mi dava del pazzo, mi dimostrava scientificamente come questa idea di cambio radicale fosse estrema, innaturale e soprattutto inutile.
Tutto è cominciato in Argentina, dove ho vissuto negli ultimi tre anni, dove ci sono più ‘parrillas’ di quante sono le pizzerie a Napoli, dove la domenica il piatto tipico è ‘l‘asado‘ e l’odore della carne alla brace si attacca alle narici e non va più via.
Ma forse è cominciato molto tempo prima…
Ho sempre adorato cucinare, ma mi ha sempre fatto strano maneggiare la carne, così umidamente umana; d’altro canto il salto dal pacchetto del macellaio alla padella era corto ed indolore, paf.
Mi sono sempre chiesto da dove vengano le cose. Tutte. Ma a volte le domande che hanno già una risposta sono più scomode di quelle che non ce l’hanno, e così non ho mai voluto sapere fino in fondo da dove e come venissero gli animali che mangiavo.
E poi c’erano quei filmati in giro in rete, le associazioni animaliste, alcuni amici, piccole componenti di un rumore di fondo capace di disturbare anche l’agnello a tavola il giorno di Pasqua quando fa il morto in mezzo alla tavola e tutti attorno sono felici.
A Buenos Aires ho incontrato Anna, figlia di amici, 7 anni, vegetariana da quando ne aveva 3, da quando un giorno aprendo il frigo e trovandoci dentro un pollo intero crudo, ha deciso che non avrebbe più mangiato animali morti in vita sua.
In fine la mia compagna mi ha regalato “Se niente importa. Perché mangiamo gli animali?” di Jonathan Safran Foer, che mi ha costretto a sapere da dove e come vengono gli animali che mangio, ed il punto di non ritorno è stato passato, sigillato dalla visione di Earthling.
Col tempo, dopo analisi, riflessioni e letture la mia scelta sta finalmente prendendo forma e coscienza e così la prima cosa che rispondo a chi mi chiede il perché rispondo: ci sono tre motivi: etico, economico e salutista.
La vocina si limita ormai a bisbigliarmi: stai attento che sei diventato vegetariano! Mentre ne è comparsa un’altra che grida: Aiuto! stai diventando vegano!