Ricordate la chiazza di idrocarburi avvistata al largo delle coste tra Abruzzo e Molise, in corrispondenza del campo petrolifero Rospo Mare di proprietà della Edison? A distanza di qualche giorno dall’allarme, il pericolo sembra rientrato e si può escludere la presenza di greggio in mare e di qualsiasi forma di inquinamento. Lo spiega una nota della società energetica, che, dopo la sostituzione della FSO Alba Marina di dicembre 2012, prevede ulteriori interventi di manutenzione nelle prossime settimane, con la verifica delle apparecchiature dei pozzi e il ripristino di 2 pozzi della piattaforma.
Ricordate la , in corrispondenza del campo petrolifero Rospo Mare di proprietà della Edison? A distanza di qualche giorno dall’allarme, il pericolo sembra rientrato e si può escludere la presenza di greggio in mare e di qualsiasi forma di inquinamento. Lo spiega una nota della società energetica, che, dopo la sostituzione della FSO Alba Marina di dicembre 2012, prevede ulteriori interventi di manutenzione nelle prossime settimane, con la verifica delle apparecchiature dei pozzi e il ripristino di 2 pozzi della piattaforma.
La macchia, che ha generato l’allarme e che era stata stimata essere a quel momento in piena notte a distanza di 30 metri dalla FSO Alba Marina e con un’onda media di 2 metri di altezza, di dimensione 20×60 metri (circa 1 metro cubo), si è rivelata essere composta di natura diversa dal petrolio (sostanzialmente terra ed erba di origine fluviale). È stata l’ispezione sottomarina a completare il quadro della situazione, portando ad affermare l’assenza di sversamento di petrolio in mare.
Edison, a conferma di ciò ha inviato anche foto realizzate a largo il giorno 22 che dimostrerebbero come non sia visibile la presenza di greggio.
Ma, per il WWF Abruzzo, quel che è accaduto di fronte ad aree di elevatissimo valore ambientale (riserva di Punta Aderci; Sito di Interesse Comunitario della Marina di Vasto), è un episodio gravissimo, che non va in alcun modo sottovalutato, al di là di ogni eventuale responsabilità. “I primi accertamenti tenderebbero, stando alle dichiarazioni riferite dai mass media, a ridimensionare l’allarme, trascurando però la accertata e documentata presenza di gabbiani sporchi di idrocarburi fotografati dagli ornitologi del WWF e della SOA“, si legge in una nota.
Quel che è accaduto testimonia ancora una volta la pericolosità della presenza delle piattaforme petrolifere a poche miglia marine dalla costa. “Gli incidenti, come purtroppo la casistica ampiamente dimostra in tutto il mondo, sono sempre possibili e non soltanto quelli di minima entità. Nello stesso tratto di costa, ad esempio, è accaduto già nel 2005 con un cospicuo sversamento in mare di idrocarburi dalla nave di stoccaggio Alba Marina in fase di carico. Proviamo soltanto a immaginare le conseguenze di un fatto analogo durante la stagione balneare, senza dimenticare comunque i danni per la pesca e, più gravi di tutti, quelli per l’ecosistema marino“, ricorda il Wwf.
A essere a rischio, oltre ai pesci, sono proprio gli uccelli. “L’area èfrequentata anche da altre specie, come i cormorani. Alcune di queste sono molto rare e protette a livello comunitario, come Gavine, Gabbiani corallini, Piovanelli tridattili e Fratini. Il litorale di Vasto e S. Salvo ospita ben due siti di interesse comunitario, la Riserva di Punta Aderci e le Dune di Marina di Vasto. È veramente un peccato dover osservare splendidi animali in tali condizioni“, conclude Stefano Taglioli, ornitologo volontario della Stazione Ornitologica Abruzzese. Certo non è chiaro se il presunto petrolio sui gabbiani possa essere la conseguenza dello sversamento, resta il fatto che la proliferazione dei pozzi e il transito delle petroliere sono fattori di rischio gravissimi per il già compromesso e delicato ecosistema dell’Adriatico.
Roberta Ragni
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