È stato ridotto da 252 a 68 milioni di euro il risarcimento da parte della Monsanto a Dewayne Johnson, l’uomo che sostiene di essersi ammalato di cancro dopo l’esposizione prolungata ai prodotti a base di glifosato. Il giudice di San Francisco ammette la colpevolezza della Monsanto, ma riduce l’ammenda.
È stato ridotto da 252 a 68 milioni di euro il risarcimento da parte della Monsanto a Dewayne Johnson, l’uomo che sostiene di essersi ammalato di cancro dopo l’esposizione prolungata ai prodotti a base di glifosato. Il giudice di San Francisco ammette la colpevolezza della Monsanto, ma riduce l’ammenda.
Vi avevamo raccontato la storia dall’inizio. Lo scorso agosto, la Monsanto acquistata dalla Bayer, era stata giudicata colpevole all’unanimità e condannata a versare 289 milioni di dollari al 46enne Dewayne Johnson, che per oltre 30 anni aveva lavorato come giardiniere in varie scuole pubbliche della California e si era ammalato di cancro al sistema linfatico.
La decisione del giudice distrettuale degli Stati Uniti Vince Chhabria, a San Francisco, era arrivata dopo anni e anni di contenziosi e settimane di udienze sulle controverse informazioni riguardanti il glifosato.
“La giuria ha sbagliato” aveva detto dopo la sentenza il vicepresidente dell’azienda Scott Partridge. La difesa del colosso del glifosato sosteneva, infatti, che il linfoma non-Hodgkin impiega diversi anni prima di manifestarsi e che quindi il custode ed ex giardiniere, si sarebbe ammalato prima di iniziare a lavorare nel distretto scolastico dove ha effettivamente utilizzato i prodotti.
Diversa la versione di Johnson che a 46 anni ha un tumore in fase terminale e che durante il processo aveva raccontato che a causa di un malfunzionamento dell’innaffiatore, tutto l’erbicida gli era finito addosso e che poi non aveva ricevuto risposta dall’azienda in merito ai rischi a cui andava incontro.
Il 10 ottobre, la difesa della multinazionale aveva chiesto di annullare la sentenza, ridurre il risarcimento o di avviare un nuovo processo. Fortunatamente la sentenza è rimasta, anche se l’ammenda è stata ridotta a una cifra decisamente più bassa.
Ma oggi festeggiamo una grande vittoria, perché quella di Johnson è diventata una battaglia di tutti contro il potere delle multinazionali, una sentenza apripista contro chi non ha a cuore la salute delle persone e dell’ambiente.
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Dominella Trunfio