Quante volte vi è capitato di entrare in un albergo e trovare, allineate in bella vista sulla mensola del bagno, una confezione di bagnoschiuma, uno shampoo e innumerevoli saponette? Bene, quell'albergo non è un ecoalbergo.
Ma andiamo con ordine, e partiamo da lontano: l’aumento della produzione di sostanze inquinanti, l’utilizzo a volte scriteriato delle risorse naturali hanno determinato una crescente preoccupazione per la salute del pianeta. Per questo la Comunità Europea, nell’ambito del Quinto Programma d’Azione, ha messo a punto due strumenti di gestione ambientale: l’Ecolabel (regolamento CE n. 1980/2000) e l’EMAS (regolamento 17/7/2000). L’Ecolabel è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti ed i servizi migliori dal punto di vista ambientale, in modo che questi possano distinguersi sul mercato e offrire così ai consumatori la possibilità di fare scelte ecosostenibili.
Tra coloro che possono richiedere la certificazione ci sono anche i titolari di strutture ricettive, come alberghi e bed & breakfast: non bisogna infatti dimenticare che in Italia l’intero settore turistico-alberghiero consuma quattro volte quello civile. L’esistenza di marchi come quello Ecolabel, e le regole che si devono seguire per ottenerlo, portano ad un risparmio annuale stimato di 12 milioni di metri cubi d’acqua all’anno e di 1000 milioni di Mega Joule di energia elettrica. Si tratta di cifre non indifferenti, considerando anche il fatto che l’eco-turismo è un comparto in lenta, ma costante crescita.
Come emerso da una ricerca dello Iulm di Milano, l’Italia è infatti il primo stato europeo per il numero di strutture ricettive eco-friendly, con il 47% delle certificazioni Ecolabel in Europa, seguita, a grande distanza, dall’Austria, che si attesta al 15%. Il successo si spiega anche con la massiva campagna di sensibilizzazione sia verso il pubblico che verso i titolari di alberghi, campeggi e bed & breakfast. Di contro, il 72% degli italiani non ha mai sentito parlare di turismo sostenibile, e addirittura il 52% non ha mai sentito questa espressione, il che sta a significare che c’è ancora molto lavoro da fare per far si che il turismo verde diventi una vera e propria abitudine, soprattutto per i turisti italiani (mentre i nordeuropei sono da sempre più sensibili a queste tematiche).
Sempre parlando di percentuali, secondo una recente indagine condotta da TripAdvisor, l’11% dei viaggiatori interpellati ha già preso parte a vacanze a basso impatto ambientale, mentre il 25% sta seriamente prendendo in considerazione questa idea. La cosa interessante è che, di solito, le persone che si avvicinano a questo tipo di soggiorno non sono necessariamente dei verdi convinti (o almeno non soltanto), anzi, il più delle volte si tratta di individui curiosi, interessati alle novità, che vogliono sperimentare un’esperienza nuova, che sia comunque positiva per l’ambiente. Inoltre, questa fascia di clientela è generalmente incline e spendere qualcosa i più pur di avere un servizio di alta qualità.
In Italia, l’organismo competente al rilascio della certificazione è la sezione Ecolabel del Comitato Ecolabel-Ecoaudit, costituito da un presidente e da 12 rappresentanti provenienti dal Ministero dell’Ambiente, dal Ministero della Salute, del Lavoro e delle Attività Produttive e dal Ministero dell’Economia. Al comitato si affianca l’Ispra, ex A.P.A.T. (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici), che offre il suo supporto tecnico. Una volta fatta domanda per l’uso del marchio si avvia l’istruttoria per la verifica della conformità ai criteri Ecolabel e, se questa ha esito positivo, si ottiene l’etichetta ed il suo rilascio viene notificato anche alla Commissione Europea.
Cosa deve avere una struttura ricettiva per poter chiedere il marchio Ecolabel? Risparmio energetico e idrico, riduzione dei rifiuti e loro differenziazione, promozione del trasporto sostenibile, menù comprendente cibi biologici e prodotti tipici del territorio, promozione di attività turistiche eco-compatibili sono alcuni dei requisiti fondamentali, ma non basta. Gli ecoalberghi devono infatti anche essere costruiti secondo i principi della bioedilizia.
Ribadiamo che si tratta comunque di uno strumento volontario, la cui richiesta costituisce una libera scelta. Chi chiede tale certificazione può tuttavia vantare un attestato di eccellenza e far si che la propria struttura sia considerata rispettosa dell’ambiente e quindi preferita rispetto a quelle che non lo sono.
Ma l’Ecolabel, pur essendo una tra le più autorevoli, non è l’unica certificazione esistente in Europa, che guida la classifica dei continenti con il maggior numero di programmi di documentazione di sostenibilità ambientale, relativi a tutti i tipi di strutture e servizi turistici, dagli alberghi alle spiagge, dai campi da golf ai ristoranti. I criteri per l’assegnazione dei diversi marchi (pur essendo spesso in competizione tra di loro) non variano molto gli uni dagli altri, e in molti casi non differiscono nemmeno troppo dai quelli richiesti per la certificazione Ecolabel; ciò non costituisce necessariamente un fattore negativo, anzi, la possibilità di trovare strutture ricettive che seguono direttive simili può essere utile al turista, che può spesso trovarsi disorientato di fronte ad una scelta troppo ampia. Inoltre l’omogeneità dei criteri di assegnazione favorisce i controlli (purtroppo i furbetti sono duri a morire…).
Sul fronte italiano c’è ad esempio da citare l’esperienza di Legambiente, che nel 1997 ha lanciato l’etichetta “Consigliato per l’impegno in difesa dell’ambiente“, un marchio che contraddistingue tutte quelle strutture ricettive che hanno adottato misure eco-compatibili e che promuovono il territorio circostante. Il progetto (che si lega alla più ampia rete europea Visit, Voluntary Initiatives for Sustainability in Tourism, un circuito di ecolabel volontarie) realizzato in sodalizio con le strutture ricettive e con gli enti e amministrazioni locali, ha come obiettivo il rispetto dell’ambiente senza per questo rinunciare alle comodità.
Gli interventi da mettere in atto per fregiarsi di questa etichetta vengono concordati dalle aziende interessate assieme a Legambiente Turismo e riguardano tutte le azioni che si svolgono in cucina, che riguardano le pulizie, gli acquisti, la raccolta differenziata e l’installazione di dispositivi per il risparmio energetico e idrico. Si è così redatto una sorta di decalogo.
- Rifiuti: raccolta differenziata per i materiali riciclabili, riduzione del volume dei rifiuti tramite l’utilizzo di vuoti a rendere, ricariche e tramite a la progressiva eliminazione delle monodosi che solitamente si trovano in cucina o nei bagni;
- Acqua: ai rubinetti vanno applicati i riduttori di flusso; si invitano inoltre i clienti ed il personale a ridurre gli sprechi, e a non richiedere il cambio degli asciugamani se non è strettamente necessario. Se possibile, si riutilizza infine l’acqua piovana;
- Energia: vengono utilizzate lampadine, elettrodomestici e caldaie a basso consumo; si utilizzano temporizzatori e luci crepuscolari per le parti comuni e gli esterni;
- Alimentazione: in cucina si trova solo frutta e verdura fresca, proveniente da agricoltura biologica o da agricoltura a lotta integrata. Gli OGM sono limitati al minimo;
- Gastronomia: si promuove la cucina tradizionale del territorio attraverso l’offerta di prodotti e menù tipici;
- Trasporti: viene incentivato l’utilizzo del trasporto pubblico;
- Mobilità leggera: i turisti sono invitati a lasciare l’auto, almeno per i brevi spostamenti, e a sfruttare invece le aree pedonali e le piste ciclabili. Le strutture ricettive mettono per questo a disposizione degli ospiti biciclette e mountain bike;
- Rumore: viene limitato al massimo, soprattutto nelle ore notturne, grazie alla collaborazione attiva degli ospiti e del personale;
- Beni naturali e culturali: sono a disposizione di tutti informazioni relative agli eventi del periodo, ai monumenti ed aree di interesse storico, artistico e naturale. Si promuovono inoltre gli itinerari alternativi;
- Comunicazione: tutte le strutture coinvolte espongono il marchio Legambiente ed il Decalogo Legambiente Turismo, al fine di sensibilizzare gli ospiti in modo che adottino comportamenti eco-compatibili.
- Per trovare l’ecoalbergo che fa al caso nostro è possibile consultare la la lista degli eco-hotel messa a disposizione di Legambiente in cui è possibile scegliere la struttura in base a diversi parametri come ad esempio la località (per comune, provincia, regione) o le stelle.
Altra realtà interessante, pur essendo molto giovane, è il marchio di qualità EcoWorldHotel, collegato al sito omonimo che permette di prenotare on line alberghi e bed and breakfast “verdi”.
Nato due anni fa grazie al albergatori particolarmente attenti alle tematiche ambientali, EcoWorldHotel ha come obiettivo quello di creare una rete di strutture eco-sensibili e di promuovere così un tipo di turismo più responsabile. Le strutture che hanno aderito al progetto sono contrassegnate da un numero variabile di eco-foglie (che un po’ come le “stelle”, variano da una a cinque) a seconda dei requisiti in possesso: per ottenere la prima eco-foglia gli albergatori devono rispettare 15 parametri basilari obbligatori come, ad esempio:
- differenziare i rifiuti;
- controllare quotidianamente l’eventuale spreco di risorse;
- installare il 60% di lampadine a risparmio energetico;
- utilizzare detergenti di qualità certificata e servirsi di almeno il 50% di carta riciclata;
Per salire nella graduatoria di struttura verde si deve invece, soddisfare oltre a quelli obbligatori, anche alcuni requisiti facoltativi che attualmente sono circa 65. Ad ogni requisito corrisponde un determinato punteggio che si traduce nel numero di eco-foglie assegnato. Con un numero di eco-foglie compreso tra 2 e 5, per esempio, gli albergatori sono tenuti, tra le altre cose, a:
installare il meccanismo di spegnimento dell’impianto di condizionamento;
utilizzare materiale ecologico per l‘arredamento;
collocare cestini per la raccolta differenziata nelle camere degli ospiti;
utilizzare acqua piovana;
utilizzare energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili;
isolare adeguatamente gli edifici esistenti;
controllare il flusso medio di acqua in uscita da rubinetti e docce.
A prescindere dal tipo di certificazione utilizzata, ci si rende subito conto del fatto che il soggiorno in un ecoalbergo rappresenta un nuovo modo di viaggiare, che comporta l’abbandono del turismo di massa, che spesso consuma le risorse ambientali del luogo, a favore di una vacanza fatta su misura, spesso lontano dai circuiti più battuti, e che inoltre rispetta il territorio e le tradizioni con cui viene a contatto, avvicinandosi ad uno stile di vita che può (e anzi deve) essere seguito anche una volta tornati a casa.
Ecco quindi qualche suggerimento, da seguire sempre:
- Spegnete tutte le luci quando uscite dalla stanza. Se lo fate già a casa, è una buona abitudine da portare anche in vacanza. Allo stesso modo, ricordate di spegnere l’aria condizionata o gli impianti di riscaldamento, e gli stand-by della TV e degli altri elettrodomestici;
- A meno che non stiate partendo per un lungo viaggio attorno al mondo, portate con voi degli asciugamani, in modo da non usare quelli dell’albergo, facendo così risparmiare l’energia e l’acqua che sarebbero necessari per il lavaggio;
- Usate il vostro bagnoschiuma e shampoo, mettendoli in contenitori da viaggio. E, se proprio volete aprire le piccole confezioni che si trovano in camera, consumatele tutte, per evitare di aggiungere rifiuti ai rifiuti;
- A volte nelle camere si trovano bicchieri di plastica usa e getta…lo stesso concetto di usa e getta è contrario ad ogni pratica ecosostenibile, quindi evitate di usarli;
- Invece di comprare acqua in bottiglie di plastica, o ordinare una pizza a domicilio, preferite il servizio in camera o mangiate fuori. È un altro buon modo per ridurre i rifiuti.
Quella in un ecoalbergo è una vacanza fatta con la testa, insomma. E, con buona pace dei collezionisti di souvenir, senza boccette di shampoo in regalo.