Mah Aissata Fofana, poetessa e scrittrice che ha pubblicato diversi libri tra i quali "La cucina in Africa", "Il linguaggio dei capelli in Africa" ed "I Sette Baobab della Felicità e del Successo" vive in Italia da circa vent'anni, è arrivata per motivi di studio, interprete, traduttrice e mediatrice culturale oltre che mamma di 2 figli.
Un pomeriggio d’autunno inoltrato mi si presenta la possibilità di partecipare ad un seminario presso la mia facoltà, all’Università Statale di Milano, tenuto dalla poetessa e scrittrice africana Mah Aissata Fofana dal titolo “Cibo d’Africa-cultura e tradizioni“, accetto di buon grado ed entusiasta cerco l’aula, prendo posto ed aspetto l’inizio del seminario.
Non appena entra in aula la scrittrice un brivido mi percorre la schiena: è solare, deliziosamente vestita in un completo tradizionale blu ed ha un sorriso magnetico.
Devo ammetterlo, non la conosco, ma qualcosa mi dice che quest’esperienza mi lascerà qualcosa di importante, e così sarà, ma io ancora non lo so.
Tante sono le cose che mi porterò a casa dopo il seminario, ma alcune voglio assolutamente condividerle, ecco perché ho deciso di scrivere un articolo su Mah Aissata Fofana.
La dott.ssa Galassi, la docente del corso di laurea, introduce Fofana in maniera efficace, ci parla infatti dell’importanza dell’energia, la quale é possibile trovare in tutte le cose.
L’esempio è calzante: una pianta che ha 500 anni, lungo tutto il suo corso di vita, ha accumulato energia proveniente dal sole, così, allo stesso modo, anche la nostra cultura accumula informazioni ed energia, entrambi portano ad un unico risultato, un valore ecologico altissimo.
Di contro -proprio come lo yin e lo yang- anche l’entropia, il disordine di un sistema, ha a che fare con il cibo ed è facile capire come.
La nostra cultura, occidentale attuale, porta molti individui nel mondo a fare un uso smodato di cibo “spazzatura”, cibo quindi prodotto industrialmente, cibo entropico nei confronti dell’ambiente, e questo perché per produrlo è stato necessario usare moltissima energia, moltissima acqua oltre che in molti casi la loro produzione include anche la distruzione di interi ecosistemi.
Se pensiamo invece al cibo presente nei paesi poveri -o al cibo proveniente dalla nostra cultura popolare contadina- questo, viene -e veniva- costruito partendo da materia prima a filiera corta, povero perché semplice, prodotto senza consumare eccessivamente l’ambiente e senza utilizzare troppo le energie ausiliarie.
Ma ancora, questo cibo è pieno di cultura, perché, banalmente, quando ci si trova a dover valorizzare del cibo povero bisogna per forza di cose inventare anche ricette per renderlo appetibile, diventa quindi intrinsecamente cibo energetico, ricco.
Questo recupero della cultura alimentare attraverso tutte le sue manifestazioni, dalla coltivazione alla trasformazione, è un passo molto importante dal punto di vista sociologico e culturale ma anche dal punto di vista ecologico.
Dopo l’introduzione Mah Aissata Fofana prende la parola e con voce decisa inizia a raccontarci del suo cibo, della sua cultura e del suo Mali.
Mah Aissata Fofana, poetessa e scrittrice che ha pubblicato diversi libri tra i quali “La cucina in Africa“, “Il linguaggio dei capelli in Africa” ed “I Sette Baobab della Felicità e del Successo” vive in Italia da circa vent’anni, è arrivata per motivi di studio, interprete, traduttrice e mediatrice culturale oltre che mamma di 2 figli.
Del suo Mali ci parla subito: é un paese in via di sviluppo, con una superficie di più di 1 milione di Kmq ospitante circa 14 milioni di abitanti, senza sbocco sul mare ma che viene attraversato da due fiumi, il Niger ed il Senegal.
Con un‘economia di tipo agricolo basato sull’allevamento è il secondo produttore africano di cotone.
Ultimamente sono stati scoperti dei giacimenti di oro, tanto che il paese, ci racconta la scrittrice, si trova quasi a superare il Sud Africa per estrazione di oro dai giacimenti; questo però alla popolazione, come potevamo immaginare facilmente, non porta alcun beneficio, come spesso accade.
Negli ultimi 2 anni è stato scoperto il petrolio in alcune zone del nord del paese; il primo sfruttamento di petrolio sarebbe dovuto iniziare proprio quest’anno, purtroppo però a gennaio, dopo la guerra in Libia, i mercenari ed i combattenti dalla Libia sono entrati nel nord del Mali, hanno preso le prime città e benché l’esercito abbia cercato di difendere il paese, è scoppiata la guerra ed è avvenuto un colpo di stato a danno del presidente del Mali eletto democraticamente. Tutto questo ha portato il caos totale in tutto il paese.
Prima i ribelli Tuareg e poi gli Islamisti di Ahmadinejad hanno occupato abusivamente le terre violentando le donne, usando come soldati i bambini e provocando tantissimi rifugiati nei paesi confinanti, senza dimenticare il fatto che essendo il paese in via di sviluppo già si trovava ad affrontare una carestia nei territori del nord.
Questa situazione portata dalla guerra ha peggiorato ulteriormente le condizioni di vita delle donne e come se non bastasse è stata imposta la sharia in tutto il paese.
Così Fofana, ci racconta, che non poteva stare zitta di fronte a tutto questo e ha lanciato un appello alla pace.
Grazie a quest’appello l’ONU ha deciso di inviare dei soldati per liberare il nord del Mali.
Questo il suo appello, con preghiera di massima diffusione:
“Quando gli elefanti combattono, è sempre l’erba sotto a rimanere schiacciata” in questo caso il popolo del Mali.
Ma io sono convintissima che anche gli elefanti hanno un cuore grande, grande ma sono spesso accecati dalla rabbia, dall’avidità, dalla supremazia.
Noi possiamo e dobbiamo farli ragionare e fargli ricordare i valori universali come la pace, il perdono, la bontà d’animo, l’unione e la solidarietà.
Affrontando poi il tema del cibo nel Mali, Fofana, ci ammonisce che è sempre bene chiedersi innanzitutto che cosa si intenda per “cibo”.
Il cibo da dove viene? si compra? si coltiva? si conserva?
La cultura del Mali è una cultura di tipo contadina, gli uomini la mattina vanno a coltivare la terra ed è importante ricordare che il suo popolo ha un rapporto molto stretto con la terra e con la natura.
La popolazione vivendo in mezzo ad essa prima di coltivarla rispetta il ciclo della natura, gli alberi e chiede il permesso agli Dei per sfruttarla.
In Mali anche le donne coltivano la terra, anche se l’appezzamento è sempre più piccolo di quello degli uomini; in Africa, infatti, la figura della donna è legata indissolubilmente alla cucina.
Questo concetto è talmente vero che Fofana ci racconta che una donna che non sa cucinare nel suo paese non si sposerà mai e che, il grado di seduzione della donna viene determinato dalle sue capacità culinarie.
Il mortaio, il pestello ed un piccolo sgabello sono i simboli della donna e quando una donna viene data in sposa questi fanno parte del suo corredo.
È fondamentale poi nel paese, oltre il cotone, la cui coltivazione non è ancora chiara se sia stata fattore positivo o meno ( questo perché nell’introdurre tale coltivazione lo è stato fatto a discapito della coltivazione di riso, piatto tipico del paese, il quale era sufficiente per nutrire l’intero popolo ma con l’avvento del cotone i contadini hanno trascurato la coltivazione del riso a favore del cotone e questo ha costretto la popolazione all’acquisto di riso dalla Cina o dall’Indonesia) la coltura del riso, legata oltre che alle fasi stagionali anche ad una serie di pratiche preliminari necessarie per ottenere il permesso degli Dei.
Donne di Gao – Pasta katta di Timbuctu e Gao
Grazie a Fofana ora so che in Mali vi sono delle donne che nelle città di Gao (e Timbuctu) tengono strettamente legati i valori di cultura e tradizioni con la forza della libertà e dell’indipendenza, pur trovandosi in situazioni altamente precarie.
Queste donne, come ci racconta Fofana, fanno a mano un tipo di pasta molto particolare simile ai “nostri” capellini d’angelo, chiamata pasta Katta.
La pasta Katta è una pasta fatta dalle donne del nord del Mali prodotta manualmente con grano e acqua: le donne fanno prima questi piccolissimi e sottilissimi bastoncini poi li pongono ad essiccare al sole. Questa pasta ricca e buonissima è artigianale e può essere considerato “il cibo delle donne”, cibo che deve essere assolutamente salvato.
LA pasta delle donne di Gao è possibile per noi trovarla tra il cibo biologico presente nelle botteghe del mondo e presente nelle fondazioni slow food.
Gli integralisti non vogliono che questa pasta venga prodotta perché vedono in questa pratica, il lavoro delle mani e del cuore, comune e femminile, una minaccia chiara data dallo sviluppo intellettivo e culturale delle donne; una donna infatti che si ferma per intere giornate a lavorare con altre donne ha modo di chiacchierare e ha modo di scambiarsi idee, sulla vita e la società.
Fofana ci ricorda così che spesso tante sono le cose che possono girare attorno al cibo, più di quelle che apparentemente potremmo mai immaginare.
Un’altra cosa molto importante è l’acqua.
Una cosa che mi ha fatto riflettere è l’ammissione da parte della scrittrice circa la sua gioia quando piove.
In maniera scherzosa ha posto l’accento sul fatto che se la maggior parte degli occidentali in una giornata di pioggia tende a coprirsi e magari a non fare molte cose che abitualmente fa, Fofana ci confessa sorridendo che a lei non solo piace sentire la pioggia sul viso ma anche che quando piove lei è felicissima!
Forse, a volte, penso io, è così facile dimenticare quanto possa essere davvero importante qualcosa solo perché la si ha da sempre e senza sforzo, avendola quindi la diamo per scontata.
Nell’Africa Subsahariana, solo il 61% della popolazione ha accesso a fonti “migliorate” di acqua potabile ed oltre il 40% della popolazione globale che ancora non ha accesso all’acqua potabile risiede nell’Africa Subsahariana (fontehttp://unicef.it)
Infine, onorando la figura femminile ecco una meravigliosa poesia di Mah Aissata Fofana
Donna e Donna
Donna e Donna Fiaccola del potere Gemma del potere Sole che brilla Cielo pieno di nuvole Riso e pianto E l’uomo dice che la donna non è niente
Urlo nel buio Acqua che scorre Vento che soffia Fruscio delle foglie Mare in tempesta Madre e madre Bambini e bambini E l’uomo dice che la donna non è niente
Acqua che bolle Verdure che si cuociono Carne tagliata Miglio nel mortaio E l’uomo dice che la donna non è niente
Forza e debolezza Bella e brutta Grassa e snella Stella luminante E l’uomo dice che la donna è tutto.
Kia – Carmela Giambrone