In Basilicata la questione delle macchie scure avvistate sotto la superficie del lago non si è chiusa. Secondo le analisi ufficiali non si è trattato di uno sversamento dai pozzi petroliferi, ma di microrganismi. L'esatto contrario delle indagini di un altro laboratorio.
Le acque della diga del Pertusillo sono inquinate o no? In Basilicata la questione delle macchie scure avvistate sotto la superficie del lago non si è chiusa.
Secondo le analisi ufficiali non si è trattato di uno sversamento dai pozzi petroliferi, ma di microrganismi. Ma, a smentita della tesi dell’Arpab, le indagini di un altro laboratorio certificano la presenza di metalli pesanti e idrocarburi.
Insomma, cosa accade alle acque del Pertusillo, la grande diga lucana dall’invaso di 155milioni di metri cubi di acqua che arriva finanche all’Acquedotto pugliese?
LEGGI anche: FUORIUSCITA DI PETROLIO IN BASILICATA: NESSUNO NE PARLA, MA È PARTITA L’INDAGINE (FOTO)
Il lago di Pietra del Pertusillo è un lago artificiale che si trova nel territorio dei comuni di Grumento Nova, Montemurro e Spinoso, in provincia di Potenza. Il lago è stato costruito tra il 1957 e il 1962 a sbarramento del fiume Agri con i fondi della Cassa del Mezzogiorno.
Nei giorni scorsi l’allarme era scattato in seguito ad alcune immagini (VIDEO sotto) realizzate con un drone da Michele Tropiano, 38enne di Grumento Nova, che testimoniava lì nel bel mezzo del Pertusillo delle enormi chiazze marroni. Quelle chiazze hanno generato dubbi e indignazione e la convinzione degli abitanti del posto che fossero provocate dalla produzione di idrocarburi o da prodotti derivanti da perforazioni petrolifere.
Se in un primo momento si è pensato al vicino dal Centro Olio Eni Val d’Agri (COVA), dove era stata registrata una perdita, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Basilicata aveva invece escluso la presenza di idrocarburi nella diga, spiegando che il fenomeno era piuttosto dovuto a un particolare tipo di alghe.
Una risposta che non ha convinto molte associazioni ambientaliste e ha spinto Giuseppe Di Bello, presidente di Liberiamo la Basilicata, a commissionare le analisi delle acque a dei privati. Da qui è emerso un fatto che Di Bello racchiude con queste parole: “l’acqua è peggiore di quella che esce da uno scarico post depuratore fognario”.
I risultati del laboratorio privato dicono che “limitatamente ai parametri analizzati, il campione risulta non conforme alle caratteristiche di qualità per acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile“. Le analisi hanno evidenziato che il Bod, ossia la richiesta biochimica di ossigeno, è nove volte oltre il limite fissato dalla normativa. E non solo: ci sono anche metalli pesanti e idrocarburi policiclici aromatici.
“Leggere che il Bod – spiega Di Bello – misura 28,6 milligrammi litro quando la soglia di attenzione è di tre, spaventa abbastanza. Perché quello non è solo un numero, è inquinamento, la qualità dell’acqua è compromessa. Tanto che il chimico del laboratorio scrive che non è adatta ad essere potabilizzata e quindi bevuta”.
Qual è la verità? La chiazza rimane e preoccupa, tanto che dall’Arpab fanno sapere che il 27 marzo verranno effettuate nuove analisi. Il dubbio, allora, c’è eccome.
Germana Carillo