Incentivi fotovoltaico: ecco cosa cambia con il Decreto Romani sulle rinnovabili

Pur tra mille polemiche, oggi il Decreto Romani sulle energie rinnovabili , di recepimento della Direttiva Europea è stato approvato. Il Governo ha fatto sapere che, con un successivo provvedimento, saranno rimodulate le tariffe incentivanti per il fotovoltaico con un sistema decrescente, a scaglioni. Ecco cosa cambia e le reazioni all'approvazione del decreto legislativo

Pur tra mille polemiche, oggi il Decreto Romani sulle energie rinnovabili , di recepimento della Direttiva Europea è stato approvato. Il Governo ha fatto sapere che, con un successivo provvedimento, saranno rimodulate le tariffe incentivanti per il fotovoltaico con un sistema decrescente, a scaglioni.

Rispetto alle bozza iniziale, quindi, nel Decreto Legislativo approvato non compare la contestatissima soglia, 8 Gw di potenza installata, oltre la quale sarebbero cessati gli incentivi per i propretari di impianti fotovoltaici, ovvero il Conto Energia. Il Ministro Stefania Prestigiacomo, dopo la prima ondata di polemiche, si era già affrettata a smentire l’introduzione definitiva della soglia di 8 Gw, come effettivamente successo, anche se erano state messe in evidenza anche altre criticità del Decreto. Addirittura si è registrata una presa di posizione, in senso contrario all’approvazione del Decreto Romani, da parte della Regione Toscana, che ha approvato una mozione in tal senso nell’ ultimo Consiglio Regionale, oltre alle critiche di molti operatori del settori ed esponenti di associazioni ambientaliste. Su internet, poi, da domenica sera è partito un tam tam via web attraverso il quale sono state raccolte oltre 14 mila adesioni all’ appello ‘SOS Rinnovabili’, promosso da Asso Energie Future tramite una rete di social network i cui utenti hanno inviato una email all’indirizzo di vari ministri. “È un numero enorme di persone che si sono attivate per chiedere al governo di ripensare alla posizione di chiusura assunta“-ha detto aetano Buglisi, segretario di Asso Energie Future , “una posizione che non è in linea con i pareri espressi dalle Commissioni competenti di Camera e Senato, che avevano indicato molte prescrizioni e parecchie correzioni al testo del decreto legislativo, contributi migliorativi assolutamente ignorati dalla bozza presentata al governo in Consiglio dei ministri“. Ma i malumori sulla approvazione del Decreto Romani hanno coinvolto anche alcuni esponenti della stessa maggioranza: 65 parlamentari hanno firmato un appello in cui si chiede di recedere dalle posizioni assunte. Tra loro – particolare non di poco conto – anche Razzi, Scilipoti e Polidori, tre deputati decisivi lo scorso 14 dicembre per la fiducia al Governo. Un malumore che ha fatto sì che alcuni deputati di Forza del Sud, la formazione politica di Gianfranco Micciché, abbiano minacciato addirittura un voto contrario alla fiducia sul federalismo municipale. Una delle critiche mosse alla bozza di Decreto, infatti, era proprio quella di essere in contraddizione con i propositi di riforma federalista delle istituzioni.

Ma che cosa prevede, dunque il Decreto Romani, così come approvato oggi ?

Nel testo, composto da 43 articoli e da quattro allegati tecnici, è scomparso, dunque, il limite di 8 Gw, mentre il nuovo sistema di incentivi al fotovoltaico sarà conoscibeli con provvedimenti successivi da varare, da parte del Ministro dello Sviluppo Economico con il parere del Minsero dell’ Ambiente ed il contributo della Conferenza Stato Regioni, entro il mese di Aprile. Il nuovo sistema sarà valido per gli impianti allacciati alla rete elettrica nazionale successivamente al 31 Maggio 2011. In ogni caso il nuovo decrto dovrà determinare ” un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti“, a loro volta indivduate “tenuto conto della riduzione dei costi delle tecnologie e dei costi di impianto e degli incentivi applicati negli Stati membri dell’Unione europea” nonché differenziate “sulla base della natura dell’area di sedime”.

Sui terreni agricoli, poi, sara’ possibile produrre al massimo 1 MW di energia fotovoltaica e utilizzare non più del 10% del terreno coltivabile per gli impianti di produzione. Una soluzione caldeggiata dal Ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan, ma cara anche a Paolo Romani, il Ministro da cui il decreto prende il nome, che aveva più volte denunciato il pericolo, a suo avviso, di incorrere in speculazioni nel settore del fotovoltaico.

Una importante novità del Decreto, inoltre, riguarderà direttamente tutti i cittadini: entro il 2017, infatti, nei nuovi edifici o in caso di ristrutturazioni, sarà obbligatorio fare ricorso all’energia verde, almeno per il 50%, per i consumi di acqua calda sanitaria, riscaldamento e ‘raffrescamento’. Una norma, quest’ultima, che potrebbe dare un po’ di respito all’indotto dell’ediliza, uno dei settori che hanno maggiormente risentito della crisi economica. Negli allegati, poi, si specificano i vari passaggi che, con differenze modalità e scadenze, portranno all’obbligo del 50% entro il 2017: infatti gli impianti di produzione di energia termica ‘‘devono essere realizzati in modo da garantire il contemporaneo rispetto della copertura del 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria e delle seguenti percentuali della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento:

a) il 20% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ presentata dal 31 maggio 2012 al 31 dicembre 2013;

b) il 35% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ presentata dal 1 gennaio 2014 al 31 dicembre 2016;

c) il 50% quando la richiesta del pertinente titolo edilizio e’ rilasciato dal 1 gennaio 2017”.

In particolare, tali obblighi, spiega il testo, ‘‘non possono essere assolti tramite impianti da fonti rinnovabili che producano esclusivamente energia elettrica la quale alimenti, a sua volta, impianti per la produzione di acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento”. Il mancato rispetto di tali obblighi, sottolinea il decreto, ”comporta il diniego del rilascio del titolo edilizio”.

Le reazioni

Decreto_Romani_rinnovabili

Subito dopo l’approvazione del Decreto il Ministro Stefania Prestigiacomo, più volte tirata in ballo in questi giorni, ha affidato le sue considerazioni ad un comunicato stampa: “Il decreto approvato oggi dal Consiglio dei Ministri– dice la Prestigiacomo- ” punta a dare stabilità e “moralità” a un settore chiave per l’energia del futuro. Non è stato fissato alcun tetto, a 8000 mila megawatt, (8 GW) per le istallazioni di solare, che avrebbe rischiato di bloccare lo sviluppo del comparto, e al contempo si è adottata una strategia per contenere i costi sulla bolletta energetica e per intensificare i controlli contro le truffe e le frodi.Dal prossimo giugno saranno fissati con un decreto interministeriale i nuovi obiettivi delle diverse rinnovabili, con step intermedi annuali e i parametri tariffari. Raggiungeremo- prosegue il Ministro- un punto di equilibrio che terrà conto: dell’obiettivo europeo del 17% di rinnovabili al 2020; della progressiva riduzione dei costi dei materiali per l’istallazione degli impianti;dei livelli di incentivi presenti negli altri paesi europei”. Secondo la Prestigiacomo, dunque, il decreto consente all’ Italia di restare competitiva nel settore delle rinnovabili dando una prospettiva di sviluppo alle aziende ed ai lavoratori della filiera ma anche al settore della ricerca scientifica.

Una valutazione completamente opposta, invece, proviene dalla Federazione Europea del partito dei Verdi: “Il decreto Romani viola la direttiva UE 28 del 2009, perché rende di fatto impossibile realizzare gli obiettivi fissati dalla UE in materia di produzione di energie rinnovabili, distruggendo il loro potenziale economico e di occupazione per fare un enome regalo alla lobby nucleare“. Così si sono espressi fa Bruxelles la presidente Monica Frassoni e Claude Turmes, relatore del provvedimento presso l’Europarlamento.

Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club ed ex consulente del Mse al tempo della gestione Bersani, attacca il Decreto perché lo ritiene un sotterfugio per favorire il nucleare: “A preoccupare il governo sono stati i numeri sorprendenti della produzione verde. Anche se il valore definitivo della potenza degli impianti a fonti rinnovabili installati nel 2010 si saprà solo fra qualche mese, si può stimare una produzione potenziale di oltre 10 TWh all’anno. Cioè la potenza verde installata lo scorso anno è in grado di generare una quantità di elettricità analoga a quella che sarebbe ipoteticamente producibile nel 2022 dal primo dei reattori nucleari EPR che si vorrebbero installare in Italia. Si tratta del 3% della domanda elettrica del paese, un risultato eccezionale“.

Assolutamente contraria alla approvazione del Decreto Romani anche Legambiente, secondo la quale, con queste nuove norma, già dal 2011 la produzione di energia da fonti rinnovabili subirà un duro colpo, mentre sono stati completamente stravolti gli obiettivi della Direttiva Europea di riferimento. Per questo Legambiente intende mobilitare cittadini, aziende e chiedere l’aiuto della Ue, per far sì che in Italia non si fermi lo sviluppo delle fonti pulite di energia. Secondo Edoardo Zanchini, responsabile energia e infrastrutture di Legambiente: “Per il solare fotovoltaico, imprenditori, cittadini ed aziende sono lasciati nella più totale incertezza. Solo chi ha già i cantieri aperti e finirà entro maggio avrà sicurezza sugli incentivi. Da giugno entrerà in vigore un nuovo sistema con tariffe più basse ma anche un ‘limite annuale alle installazioni’ che non darà garanzie che vuole investire. Per eolico, biomasse e idroelettrico la situazione è ancora più grave, visto che è prevista l’introduzione di un fallimentare sistema di aste al ribasso, che in passato ha già dato risultati scadenti, e solo a uno sconto sul taglio retroattivo agli incentivi, passato dal 30 al 22%”. Legamebiente chiederà alla Ue di verificare se, con queste nuvoe norme, l’Italia sarà in grado di rispettare i patti sottoscritti per la riduzione delle emissioni e la produzione da fonti rinnovabili entro il 2020.

Il decreto legislativo sulle rinnovabili, così come approvato dal Consiglio dei Ministri, limitando l’applicazione del regime di incentivi agli impianti connessi entro fine maggio e prevedendo poi un cambio da giugno, è per tutto il settore un risultato persino peggiore di quello ventilato negli ultimi giorni. ” Questa è l’ opinione i Marchini, presidente di Assosolare, che prosegue “È evidente che non è stato tenuto conto delle esigenze di settore. Tenere gli incentivi del Conto Energia solo fino al 31 maggio senza un periodo “cuscinetto” compromette da subito gli investimenti in corso, perché determina il congelamento immediato dei finanziamenti bancari, di fatto fermando i cantieri degli impianti in costruzione.” Marchini punta il dito, poi, sulla mancanza di certezze e sul vuoto normativo creatosi, pericoloso perché non attrarrà investimenti dall’estero e provocerà la perdita di molti posti di lavoro. Assosolare, poi, ha annuciato che, addirittura, mediterà azioni legali contro il Decreto, in quanto ritenuto incostituzionale, perché travalica i principi, i criteri ed i termini dettati dalla Legge Delega.

Di assenza di programmazione energerica parla anche il WWF, che definisce il Decreto un “Pasticciaccio brutto de Palazzo Chigi“, parafrasando il titolo del celeberrimo romanzo di Gadda. Secondo il WWF, infatti, il Governo dice tutto ed il contraio di tutto: “nel giugno scorso vara un piano che prevede lo sviluppo delle rinnovabili e poi, sull’onda di polemiche inventate a tavolino sui costi degli incentivi alle rinnovabili, le blocca. La scelta fatta oggi di rinviare la decisione, a seguito della sollevazione non solo degli ambientalisti, non solo degli operatori, ma di migliaia e migliaia di cittadini, non fa che aumentare il caos e l’incertezza, rendendo il nostro Paese troppo poco affidabile per gli investitori.” “Le rinnovabili e l’efficienza energetica sono la spina dorsale della nuova economia“, continua il WWF, che chiama il Ministro Romani a dare conto delle spese che, comunque, anche con il nucelare graverebbero sulle bollette degli italiani, e del fatto che l’80% dei soldi destinati alle rinnovabili sia finora andato a impianti tradizionali e inceneritori (CIP6).

Una voce, infine, si leva a favore del Decreto Romani, è quella di Sergio Marini, presidente di Coldiretti, secondo il quale “la possibilità di installare impianti che producano al massimo un megawatt e non occupino più del 10 per cento della superficie agricola aziendale rappresenta un punto di equilibrio tra l’esigenza di tutelare la produzione alimentare, evitando fenomeni speculativi. ” Inoltre, prosegue Marini, “si da la possibilità per le imprese agricole di contribuire alla produzione di energia rinnovabile garantendosi così una integrazione di reddito nella direzione di una moderna impresa multifunzionale”.

Andrea Marchetti

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