Decreto rinnovabili: come il testo proposto dalla precedente legislatura, niente incentivi per gli impianti di piccola taglia, inclusi quelli domestici (fino a 20 kW), con la “scusa” che questi possono accedere alle detrazioni fiscali. La norma, se sarà confermata, resta dunque un provvedimento solo per grandi investitori. Ma compaiono gli incentivi alla rimozione dell’amianto dagli edifici
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Decreto rinnovabili: come il testo proposto dalla precedente legislatura, niente incentivi per gli impianti di piccola taglia, inclusi quelli domestici (fino a 20 kW), con la “scusa” che questi possono accedere alle detrazioni fiscali. La norma, se sarà confermata, resta dunque un provvedimento solo per grandi investitori. Ma compaiono gli incentivi alla rimozione dell’amianto dagli edifici.
Tra presunte priorità, cambio di guarda al governo e altre questioni, l’Italia arriva ora con tre anni di ritardo al decreto, e, mentre l’Europa alza l’asticella (la percentuale di produzione di fonti rinnovabili obbligatoria passa da 28% al 32,5%) il nostro decreto appare insufficiente, pur introducendo delle novità positive rispetto al precedente testo.
Nella bozza attuale, infatti, sono introdotti incentivi alla rimozione dell’amianto e dell’eternit, nonché quelli per impianti connessi a colonnine di ricarica per auto elettriche (con potenza maggiore o uguale a 15 kW). Inoltre più impianti potranno aggregarsi per accedere alle procedure di registri, anche se la loro potenza singola non deve comunque essere inferiore a 20 kW.
A questo si aggiunge però la grande preoccupazione, da più parti considerata “incomprensibile”, per la massima priorità concessa agli impianti costruiti su discariche, cave o miniere esaurite, ovvero su siti contaminati, ma senza obbligo di bonifica. In altre parole si potrebbero costruire impianti su terreni contaminati (una discreta contraddizione se il principio è favorire le energie pulite per ridurre l’inquinamento).
Le reazioni dal mondo delle rinnovabili
Le associazioni di categoria non appaiono generalmente soddisfatte, anche se qualcuna applaude alle novità introdotte rispetto al precedente testo. Forse per questo il Ministero dello Sviluppo Economico con quello dell’Ambiente ha convocato un tavolo di confronto (solo su inviti) per il prossimo martedì 25 settembre.
“Il Decreto non è chiuso – ha precisato infatti il sottosegretario Davide Crippa – C’è da definire una serie di questioni quali, ad esempio, gli impianti da realizzare su siti inquinati, l’obbligo di bonifica dei terreni e la salvaguardia per singola tecnologia, all’interno di gruppi di tecnologie concorrenti, per evitare eventuali penalizzazioni”.
“Ma questo vogliamo farlo insieme alle associazioni, pertanto immaginiamo un incontro operativo, per illustrare e condividere il Decreto ma, soprattutto, per costruire una comunità di intenti senza la quale non riusciremmo a raggiungere nessuno degli obiettivi che ci siamo posti insieme all’UE”.
Per saperne di più abbiamo contattato alcune associazioni di categoria, che in massima parte hanno espresso preoccupazione. Alcune, inoltre, hanno già inviato al Governo proposte migliorative.
Il solare
Dal mondo del fotovoltaico, almeno quello industriale, arrivano diverse richieste di modifica, anche se il giudizio non è del tutto negativo.
In particolare Italia Solare, che complessivamente apprezza diversi lati positivi del testo, ha proposto alcune integrazioni/modifiche, come:
- Il raddoppio dei contingenti per gli impianti da ammettere agli incentivi
- La necessità di mantenere la neutralità tecnologica, ovvero l’ammissibilità agli incentivi di tutte le rinnovabili, con graduatorie fatte sulla base della convenienza, per evitare (secondo Italia Solare) che vengano premiate tecnologie non competitive.
- Meccanismo di incentivo agli impianti installati su edifici con rimozione di amianto basato su tutta l’energia prodotta e non solo sull’eccedenza (come è attualmente).
- Introduzione di strumenti di supporto al finanziamento per i produttori di energia e di copertura del rischio per i clienti e consumatori che decidono di acquistare direttamente energia a lungo termine.
- Introduzione di un meccanismo prioritario per l’accesso agli incentivi per impianti installati su siti contaminati ma preventivamente bonificati.
- Concessione degli incentivi a tutti i fabbricati agricoli, anche quelli che non sono propriamente edifici.
Linea simile mostrata anche da Azione Energia Solare, associazione che rappresenta le piccole e medie imprese del fotovoltaico, per la quale il decreto è un primo passo accettabile per far ripartire le rinnovabili in Italia, ma che deve essere considerato un “work in progress”.
L’associazione, in particolare, costituita da piccoli investitori, rimarca l’assenza di incentivi per quelli di piccola taglia, che, anche a nostro avviso, sono le vere leve delle rivoluzione pulita.
“Ci sono alcuni punti che potrebbero essere rivisti per rendere più incisivo l’effetto del decreto, ci dice il Presidente Giorgio Ruffini:
- Prevedere che nei prossimi anni i contingenti di impianti a registro possano essere rivisti in aumento, se il mercato lo richiederà.
- Vanno riviste le modalità di agevolazione per favorire la sostituzione delle coperture in amianto, perché l’ipotesi attuale non è sufficientemente premiante per indurne l’utilizzo.
- Mancano incentivazioni, anche solo in termini di semplificazione burocratica, per gli impianti di piccola taglia che sono quelli che fanno nascere e prosperare un tessuto capillare di tecnici ed installatori”.
L’eolico
Più feroci le critiche dal mondo dell’eolico, per il quale il decreto è totalmente insufficiente.
“Le poche modifiche intervenute sono sostanzialmente irrilevanti ai fini complessivi della valutazione del testo che quindi resta assolutamente insoddisfacente – scrive il Presidente dell’Associazione Nazionale Energia del Vento (ANEV) Simone Togni – Basti pensare che nonostante l’innalzamento degli obiettivi al 2030 definiti dopo tale bozza i contingenti previsti per le singole fonti sono sostanzialmente rimasti inalterati e questo comporta un’impossibilità di raggiungere gli obiettivi che il governo Conte ha assunto”.
“Inoltre non è stato modificato lo schema che prevede aste tecnologicamente neutre per eolico e fotovoltaico, cosa che impedirà lo sviluppo industriale delle filiere nazionali. Ricordiamo infatti che l’eolico in questi anni ha saputo sviluppare un’industria solida e radicata nel territorio che consente all’Italia di essere esportatrice di tecnologia. Senza modifiche sostanziali allo schema di decreto il giudizio su questo provvedimento resta quindi negativo e non consente il raggiungimento degli obiettivi assunti in sede comunitaria dal Ministro Di Maio”.
Il geotermico e l’idroelettrico
Per il geotermico compare un’apparente stranezza, assente nella precedente bozza, ovvero la “preferenza” gli impianti per i quali l’autorizzazione prescrive una riduzione di almeno il 98% del livello di idrogeno solforato e di mercurio attraverso il sistema di abbattimento (AMIS). Si decide quindi di favorire una specifica tecnica. A onore del vero, comunque, questa fonte di energia rinnovabile non è considerata sempre sostenibile, risultando in alcuni casi più un male che un bene.
Per quanto riguarda l’idroelettrico, si evincono anche in questo caso parametri piuttosto stringenti, con scarsa priorità nelle aste di assegnazione. Un meccanismo che appare non molto incentivante rispetto ad altre fonti di energia rinnovabili.
E il comune cittadino che vuole autoprodurre?
Ecco, forse è lui, per ora, il grande assente.
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Roberta De Carolis