Le annunciate riduzioni degli incentivi al fotovoltaico, previste dal Governo relativamente nuovo al Conto Energia 2011 e che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio prossimo, hanno sollevato dubbi sul futuro del solare in Italia e numerose critiche si sono levate da più parti, dalle categorie produttive ma anche dagli ambientalisti.
Le annunciate riduzioni degli incentivi al fotovoltaico, previste dal Governo relativamente nuovo al Conto Energia 2011 e che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio prossimo, hanno sollevato dubbi sul futuro del solare in Italia e numerose critiche si sono levate da più parti, dalle categorie produttive ma anche dagli ambientalisti.
Avevamo già riportato le perplessità dell’ ex ministro Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, e dell’Ing. Alessandro Caffarelli vicepresidente di Intellienergia Srl. Entrambi temevano che il fotovoltaico, a causa della riduzione delle tariffe incentivanti, diventasse un investimento molto meno appetibile e, quindi, le ricadute fossero negative sull’occupazione e sul raggiungimento, da parte dell’ Italia, degli obiettivi internazionali di riduzione dei “gas serra” entro il 2020.
A destare le maggiori preoccupazioni erano stati gli annunciati tagli degli incentivi del 20% nel 2011 e di un ulteriore 8% nel 2012, che avrebbero reso poco conveniente investire in impianti medio-grandi situati a terra (meno integrati e, quindi, di per sé meno premiati anche con le vecchie tariffe del conto energia) in zone con irraggiamento solare inferiore alle 1350 ore all’anno, cioè in gran parte dell’ Italia. Si sarebbe trattato, dunque, di scenari che, se confermati, sarebbero stati molto inferiori rispetto alla proposta congiunta GIFI-ASSOSOLARE-APER e, inoltre, il livello di potenza incentivata sarebbe stato sottodimensionato anche rispetto agli obiettivi nazionali ed agli impegni assunti in sede comunitaria.
In seguito a nuovi incontri tra Governo e categorie produttive si era giunti, poi, ad una nuova bozza che prospetta una situazione di compromesso, con riduzioni minori rispetto a quanto previsto in preecedenza e, soprattutto, con riduzioni a “scaglioni”, fatte con cadenze temporali certe e predefinite, secondo il modello tedesco. Non, quindi, una semplice riduzione del 4% come voluto dagli imprenditori, ma nemmeno i tagli drastici paventati dal Governo: una riduzione del 6% rispetto alla tariffe attualmente previste attuabile gradualmente, da un quadrimestre all’altro, in modo da non creare contraccolpi immediati alle società del settore.
Questo, dunque, sarebbe il quadro: gli impianti che in funzione da Aprile 2011 usufruirebbero di una tariffa incentivante diminuzione oscillabile dai 6,5 agli 8,1 punti percentuali a seconda del tipo di installazione. Gli impianti in esercizio da Aprile ad Agosto, potrebbero trovare una riduzione delle tariffe tra il 10% e il 12,8%, mentre quelli attivati tra Agosto e Dicembre 2011 avrebbero una riduzione della tariffa incentivante oscillante tra 15%17,6% circa rispetto alle attuali tariffe in vigore. Dal 2012, poi, andrebbe a regime il taglio medio annuo del 6% .Gli impianti innovativi, invece, godrebbero di maggiori agevolazioni potendo contare su un taglio annuo ridotto al 2%. Previsto inoltre un aumento della potenza complessiva incentivabile: da 2mila MW a 3 mila MW a cui dovrebbero aggiungersi ulteriori 150 MW per gli impianti a concentrazione.
E, come c’era da aspettarsi, in questi giorni non sono mancate le reazioni e i commenti delle associazioni di settore anche a quest’ultima bozza di decreto: Assosolare ha giudicato positivamente l’innalzamento della potenza complessiva incentivabile, ma si è espressa in maniera negativa sulle previsioni di riduzione agli incentivi, rammaricandosi anche del fatto che il Governo non tenga nella debita considerazione le proposte congiunte di Assosolare, Associazione Aper e del il gruppo GIFI dell’ ANIE, le principali realtà del fotovoltaico italiano. Per Assosolare il taglio massimo accettabile per i grandi impianti puo’ essere del 14% nel 2011, rispetto ai valori del 2010. Se cosi’ non fosse, spiega Assosolare, investire nel fotovoltaico sarebbe troppo poco interessante rispetto ad altre forme di investimento più consolidate, come ad esempio l’immobiliare.
Infatti il taglio del 25% sulla tariffa dei grandi impianti proposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, porterebbe il tasso di rendimento di un progetto fotovoltaico ad una riduzione di circa il 40% rispetto ai valori del 2010, rendendo non più conveniente l’investimento, con grave danno per un settore che potrebbe contribuire significatamente al raggiungimento degli obiettivi di approvvigionamento enrgetico da fonte rinnovabile assunti dall’ Italia a livello comunitario. Il fotovoltaico, infatti, è un mercato con una crescita esponenziale, in controtendenza rispetto alla generale congiuntura econimica negativa. Assosolare, inoltre, spera che il Governo torni sui suoi passi su altri due aspetti, per adesso non inseriti nella nuova bozza di decreto: la conferma del premio aggiuntivo per la sostituzione dell’amianto , che aveva creato una ricaduta positiva per molte aziende, ed il premio per le serre fotovoltaiche, molto importante per la filiera agricolo-alimentare, specie nell’ Italia del Sud.
Più o meno sulla stessa linea le considerazioni di APER, l’Associazione dei produttori di energie rinnovabili, secondo la qule i tagli prospettati sarebbero eccessivi, mentre il decremento annuo delle tariffe non dovrebbe andare oltre il 4%. Anche Aper conferma l’opportunità di un bonus del 10% in aggiunta alla tariffa incentivante applicata agli impianti normali, per le installazioni che prevedano la sostituzione della coperture in amianto con i moduli fotovoltaici, portando, quindi, un doppio beneficio per la salute e l’ambiente. APER si augura che in tempi brrevi si giunga ad un testo condiviso e definitivo, che non andrebbe approvato, dunque, dopo le prossime elezioni regionali, ma entro il termine dell’ 11 Febbraio, come previsto in precedenza.
Critici anche i Verdi che, per il tramite dell. On. Bolelli, sostengono che quanto previsto dalle bozze che circolano in questi giorni rischi di pregiudicare lo sviluppo del solare in Italia. “Il tetto di 8000 MW al 2020“- sostiene Bolelli- non è un dato compatibile con lo sviluppo del settore e rischia di non farci raggiungere gli obiettivi di produzione di energia rinnovabile prevista dall’Unione Europea per il 2020. Inoltre, sempre secondo quanto previsto dalla bozza, gli incentivi subirebbero una progressiva riduzione dagli 0,36 euro agli 0,25 previsti per gli impianti a terra realizzati ‘in data successiva al 31 agosto 2011 ed entro il 31 dicembre 2011’ e il 2012 è prevista, un’ulteriore riduzione del 6%. Questo significherebbe rendere l’Italia non competitiva rispetto agli altri paesi europei allontanando chi intende investire sul solare”
“Se si vuole far crescere il solare” – prosegue Bolelli- “è necessario estendere l’incentivo del primo quadrimestre (impianti entrati in esercizio dal 31/12/2010 al 30/4/2011), a tutto il 2011 e quelli previsti per il secondo quadrimestre (dal 30/4/2011 al 31/8/2011) a tutto il 2012, prevedendo, inoltre, un maggiore incentivo per la copertura fotovoltaica dei tetti degli impianti industriali, consentendo la riqualificazione di aree già esposte ad un maggiore degrado ambientale“.