Abbiamo chiesto al coordinatore del progetto Un nuovo modello di evento a ridotto impatto ambientale, Franco Fassio, di illustrarci in dieci punti le caratteristiche del modello, a partire dall'esperienza Terra Madre e Salone del Gusto 2008.
Immaginare che grandi eventi come fiere, concerti, congressi, in grado di attrarre migliaia di partecipanti, capaci di far muovere quintali di merci, di produrre tonnellate di rifiuti, di richiedere migliaia di Kwh di energia possano ridurre verticalmente il loro impatto negativo sull’ambiente non è cosa facile. Immaginare come il processo di riduzione dell’impatto possa diventare un modello replicabile e applicabile ai vari livelli di gestione di un evento è altrettanto arduo. Pensare che tutto ciò potesse essere realizzabile è stata una sfida che il Corso di Laurea in Disegno Industriale – Politecnico di Torino e Slow Food hanno voluto affrontare insieme.
Nasce nel 2006, la collaborazione tra un gruppo di ricercatori dell’Università e l’Associazione. Lo scopo è ambizioso: la progressiva riduzione di impatto ambientale degli eventi congiunti Salone del Gusto – la più grande fiera del cibo di qualità – e Terra Madre – il più grande meeting internazionale di comunità del cibo -, un appuntamento biennale che vede raccolti a Torino centinaia di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo tra visitatori, partecipanti ed espositori. Il metodo è altrettanto impervio: non limitarsi ad assecondare le singole micro-attività che ognuno fa nel suo piccolo per sentirsi un po’ “green”, ma creare una rete di saperi interdisciplinari al fine di promuovere nuovi scenari progettuali.
Sono serviti due anni di lavoro, mesi di trattative con le aziende fornitrici e numerosi tavoli di lavoro, ma il risultato ha immediatamente evidenziato la validità del percorso: – 45 % di impatto ambientale rispetto all’edizione precedente. Un progetto senza precedenti, anche sul piano internazionale. E le basi per fare del numero zero un modello esportabile di manifestazione fieristica a ridotto impatto ambientale che sarà probabilmente pronto nel 2012.
Abbiamo chiesto al coordinatore del progetto “Un nuovo modello di evento a ridotto impatto ambientale“, Franco Fassio, di illustrarci in dieci punti le caratteristiche del modello, a partire dall’esperienza Terra Madre e Salone del Gusto 2008.
1. Progettare in modo sistemico
” Ogni produzione umana implica l’alterazione del sistema e la generazione di uno scarto. Ciò significa che per l’uomo è impossibile raggiungere un totale “impatto zero”, che è invece prerogativa dei sistemi naturali, dove ogni elemento è fonte di sostegno per un altro regno: se cade una foglia, la foglia viene mangiata dal verme, il verme alimenta, a sua volta, un animale che a sua volta… e così via.
L’uomo può però tendere verso quell’obiettivo: cercando di imitare il meccanismo sistemico che sta sotteso alla Natura, analizzando tutte le filiere produttive che convergono attorno ad un evento e cercando di creare connessioni tra i diversi soggetti in modo da far nascere relazioni capaci di generare meno scarto possibile.
Per quanto riguarda l’evento Salone del Gusto/Terra Madre, la prima fase progettuale ha previsto un accurato screening delle competenze e delle possibilità messe a disposizione da ciascuna azienda coinvolta e una successiva generazione di proposte in grado di creare delle connessioni virtuose tra soggetti diversi. Questo è ciò che si intende per progettualità sistemica: una disciplina in cui il designer – che non sempre è solo colui che fa sedie e tavoli – raccoglie tutte le informazioni presenti sul mercato, gestisce i saperi dei singoli attori e fa da collante tra di essi affinché si possa generare un meccanismo virtuoso con la minima generazione di scarto. L’insegnamento “ecologico” che deriva da questo modo di progettare è che a volte l’innovazione tecnologica non sta solo nell’aggiornamento di un meccanismo obsoleto ma anche nel miglior utilizzo delle innovazioni che si possiedono già.”
2. Sostenere l’economia locale
” L’obiezione che si pone spesso parlando di sostenibilità ambientale è che sia costosa. In realtà la sostenibilità non può sussistere se non è supportata da un meccanismo economico che genera costi e guadagni. L’innovazione tecnologica tout court comporta dei costi di cui non sempre si è sicuri del rientro. L’ottica con cui si pone una progettazione sistemica è che il costo generato dall’applicazione di un’ innovazione ricade in termini di benefici sul territorio e sull’economia locale, traducibile in generazione di nuova forza lavoro e nuove opportunità di investimento, a sua volta necessarie per generare aumento di benessere per tutti.
Per noi è stato indispensabile richiedere che tutte le aziende coinvolte nell’evento fossero piemontesi, perché sostenere l’economia locale attraverso un’offerta di nuova forza lavoro è un passo essenziale per parlare di sostenibilità. E abbiamo verificato che tutti i soggetti coinvolti, in maniera diversa, ci hanno guadagnato in questo progetto. Non ultimo ci ha guadagnato la collettività: basti pensare che il costo della raccolta indifferenziata è di circa 90 euro/tonnellata. Le 280 tonnellate di rifiuti indifferenziati evitati dalla realizzazione del progetto hanno permesso che la collettività risparmiasse circa 25.000 euro.”
3. Alimentare il dialogo
” Sembra un processo scontato ma in realtà non accade mai. Ogni azienda va per la sua strada e nel migliore dei casi compie un’azione puntuale. A volte pur occupandosi di ambiti affini e pur essendoci una progettualità comune non dialogano tra loro. Per ovviare a queste problematiche sono stati monitorati tutti gli incontri precendenti l’evento tra le varie società in modo che ci fosse una scambio diretto e fruttifero.
Abbiamo coinvolto anche gli espositori. Ad ognuno di loro, a seguito di incontri e compromessi, è stato dato un vademecum in cui venivano illustrate le linee guida di gestione del Salone e in cui si promuovevano comportamenti come l’uso di materiale biodegradabile per le vettovaglie e il riciclo.”
4. Progettare in funzione delle modalità di fruizione
” Prima dell’evento sono state fatte numerose analisi al fine di individuare quali fossero le modalità di comportamento dei visitatori, specie rispetto alla gestione del rifiuto. Due principi hanno guidato questa fase progettuale: il primo è che è necessario agglomerare le aree destinate ai raccoglitori e il secondo è che il cibo non deve “camminare” – piccola metafora per dire che se non trovo un luogo dove dismettere subito il mio rifiuto lo butto dove capita -.
Ci siamo quindi trovati a discutere a lungo sulla divisione merceologica delle aree e sul diverso tipo di scarto prodotto, che ha condotto alla ri-progettazione degli 80.000 mq di spazio espositivo in funzione dei raccoglitori e dei punti in cui sarebbe avvenuta la fruizione del cibo.
La differenziazione interna ha enormemente facilitato il processo di raccolta e dismissione successiva, favorendo sicuramente i risultati finali.”
5. Ripensare i materiali per l’allestimento
” Ci siamo posti di fronte alla questione della durata del ciclo di vita del materiale classico di un allestimento, in parte (circa il 20%) destinato alla discarica appena terminato l’evento, cercando di ragionare secondo un approccio sistemico: input > output > input”.
In questo caso, si è partiti dalla ricerca di un materiale alternativo: il Celenit – un impasto di lana di legno mineralizzata e cemento – normalmente usato per realizzare le fondamenta delle autostrade. La novità è che il materiale, una volta terminato il suo ciclo di utilizzo per almeno due / tre edizioni dell’evento, verrà utilizzato dalla società Co.ge.fa. – azienda che ha acquistato per prima il materiale affittandolo in un secondo momento a Set Up per l’allestimento -. Questo processo implica un risparmio economico sia per Co.ge.fa. che ha acquistato, affittando subito dopo alla società Set Up sia per la stessa Set Up che affittando e rivendendo a Slow Food ha abbassato i costi del proprio allestimento.
6. Rendere vantaggiosa la gestione dei rifiuti
“Si è cercato di porre particolare attenzione alla differenziazione della carta, sia utilizzando cartoncino riciclato, sia facendo in modo che il riciclo della carta stessa diventasse un’operazione economicamente vantaggiosa. Il valore del cartoncino raccolto all’interno dell’evento da Amiat – azienda torinese per l’igiene ambientale – e rivenduto a Italmaceri, azienda locale dedicata alla macerazione della carta -, si è tradotto successivamente in un acquisto agevolato di carta riciclata a favore di Slow Food Editore.”
7. Compensare le emissioni di CO2
” In collaborazione con AzzeroCO2 si è pensato ad un modo per compensare le emissioni di CO2 provocate dall’evento in funzione della rigenerazione di un benessere locale, proprio quel locale che per primo subisce gli scompensi dovuti alla presenza dell’evento stesso.
A partire da molte iniziative che hanno portato per il 2008 alla riduzione di circa il 30% delle stesse, la compensazione delle rimanenti sta avvenendo attraverso un progetto di salvaguardia della biodiversità nel parco fluviale del Po torinese.
8. Approvvigionare l’energia da fonti rinnovabili locali
” Usare energie da fonti rinnovabili è notoriamente sostenibile ma lo è meno se le fonti sono localizzate in altri paesi. Anche qui abbiamo seguito un procedimento di selezione locale che favorisse le risorse già presenti sul territorio.
Per le energie rinnovabili siamo andati a ricercare una società del territorio piemontese che si chiama Marcopolo Environmental Group e che si occupa di produrre energie rinnovabili da scarti zootecnici. Quest’azienda è anch’essa esempio di un processo sistemico che prevede il riutilizzo degli scarti per farne energia pulita.”
9. Massimizzare l’efficienza della logistica
È stato ideato un piano di mobilità sostenibile che contemplasse tutte le fasi di spostamento dei prodotti e delle persone. Si è iniziato con un progetto di razionalizzazione dello stoccaggio dei prodotti provenienti dai Presidi internazionali: qui si è cercato di promuovere una convergenza degli arrivi negli aeroporti in funzione di un migliore stoccaggio e di un minimo spreco di spazio.
Abbiamo inoltro suggerito che le merci arrivassero di notte in modo da non sovraccaricare il traffico locale e impattare ulteriormente sul tessuto urbano, limitrofo alla zona dell’evento.
Ad esempio quindi, si è organizzato con Sotral – società specializzata in servizi di logistica distributiva – l’uso di mezzi a ridotto impatto ambientale per il trasporto dei Presìdi internazionali e con GTT – locale società di trasporto urbano – l’incentivazione all’uso dei mezzi pubblici per i visitatori.
10. Promuovere nuovi modelli di consumo
La responsabilizzazione del consumatore passa anche attraverso la consapevolezza che esistono nuovi modelli di consumo. Il nostro tentativo è stato quello di far passare queste informazioni attraverso lo strumento dell’imballaggio, della sua produzione e gestione. Su questo fronte, all’interno del Salone, sono stati proposti cinque progetti tra i quali Mr Pet per sensibilizzare sul tema del riciclo delle bottigliette in Pet e KEOBOX un’idea per promuovere l’uso di shopper di cartone da riutilizzare.
Il report del progetto completo dei dettagli e dei numeri è scaricabile dal sito:
www.polito.it/design, books on demand, Quaderni di Design, “SYSTEMIC DESIGN Salone Internazionale del Gusto e Terra Madre 2008” a cura di F. Fassio con A. Balbo, giugno 2009.
Pamela Pelatelli