Il caro carburanti non si ferma nonostante gli interventi del Governo. Colpa dell’embargo al petrolio russo?

Il caro carburanti continua a correre: è sufficiente controllare i siti di informazione sul traffico e i dati del ministero dello Sviluppo Economico. Eppure il Governo era intervenuto con un taglio sulle accise che inizialmente aveva riportato i prezzi (quasi) ai livelli pre-guerra in Ucraina. Cosa accade ora?

I prezzi dei carburanti riprendono a salire nonostante il taglio alle accise: in alcune stazioni di servizio la benzina supera i 2 euro/L per il self e il diesel supera 1.9 euro/L. L’Unione Europea ha deciso per l’embargo al petrolio russo, a lungo meditato, ma forse non è questo l’unico fattore.

È sufficiente controllare i dati raccolti dall’osservatorio sui prezzi del Ministero dello sviluppo economico (al link ‘Prezzo alle 8 di mattina’ si possono scaricare i dati impianto per impianto), ma anche quelli applicati dalle stazioni di servizio in tempo reale e riportati dai siti di informazione sul traffico per renderci conto che la situazione non sta migliorando, anzi.

Lo scorso 31 maggio l’Unione Europea ha raggiunto l’accordo per l’embargo immediato al petrolio che arriva dalla Russia all’Ue via mare rinviando lo stop al solo greggio trasportato attraverso l’oleodotto Druzhba, a conti fatti determinando il blocco dell’importazione del 90% del greggio acquistato dal Cremlino. Questo ha sicuramente scosso i prezzi e influito sul rialzo dei costi del petrolio in generale.

Tra l’altro Gazprom, compagnia controllata dal Governo russo che estrae e vende gas naturale, sta progressivamente interrompendo le forniture ai Paesi europei, le cui imprese si rifiutano di pagare in rubli (gli ultimi stop sono stati annunciati tra il 31 maggio e il 1° giugno a Shell Energy Europe Limited, Denmark’s Orsted Salg & Service A/S e Netherlands’ GasTerra B.V.). Questa situazione, anche se non influisce direttamente sui costi di benzina e diesel, è indubbiamente un’ulteriore fonte di instabilità.

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Tuttavia una recente inchiesta di Altroconsumo ha verificato i prezzi di benzina e diesel alla pompa in modalità “self” nella prima settimana di gennaio e li ha confrontati con quelli del mese di  marzo dalle più note insegne distribuite sul territorio (considerando anche le cosiddette “pompe bianche”) e nella migliore delle ipotesi il rincaro era del 21%, nella peggiore anche al 40%.

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Non stiamo dunque parlando solo degli ultimi giorni. La crisi sta portando, purtroppo, ad una situazione di instabilità che ha influito pesantemente sul forte rialzo delle quotazioni dei prodotti petroliferi nell’area del Mediterraneo.

Il nostro Governo potrebbe decidere a breve un ulteriore intervento per calmierare i prezzi. Ma è sempre più evidente come la politica energetica che ha continuato a finanziare le fonti di energia fossile sia stata letteralmente suicida.

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