Architettura italiana: da Shanghai alla biennale la portabandiera di sostenibilità e innovazione

a ricordarci che siamo un popolo di poeti, santi, navigatori … e anche ottimi architetti sono in corso due manifestazioni che, quasi in contemporanea, hanno posto l’architettura al centro dell’interesse della comunità. Da un lato l’Expo di Shanghai e dall’altro la 12° Biennale di Architettura di Venezia che inaugura proprio in questi giorni. In entrambi i casi, l’architettura emerge come terreno fertile sul quale è possibile tornare a immaginare e a ridefinire nuove prospettive abitative, paesaggistiche e ambientali.

È il momento del riscatto per l’architettura italiana. Non sono le coincidenze astrali a determinarlo bensì la convergenza di numerose situazioni che da est a ovest girano i riflettori verso questa disciplina che per secoli è stata un fiore all’occhiello dell’intelligenza italiana e che da diversi anni vede il nostro Paese a corto di idee, forse di occasioni, in ogni caso privo di una muscolosa spinta verso il futuro.
L’accelerazione sul fronte dei cambiamenti climatici e la consapevolezza dell’incidenza del costruito sulle modificazioni geologiche e ambientali ha messo in crisi i modelli costruttivi degli ultimi decenni ponendo la comunità degli architetti di fronte alla necessità di ripensare i parametri e i percorsi compiuti.
Tuttavia a ricordarci che siamo un popolo di poeti, santi, navigatori … e anche ottimi architetti sono in corso due manifestazioni che, quasi in contemporanea, hanno posto l’architettura al centro dell’interesse della comunità. Da un lato l’Expo di Shanghai e dall’altro la 12° Biennale di Architettura di Venezia che inaugura proprio in questi giorni.

In entrambi i casi, l’architettura emerge come terreno fertile sul quale è possibile tornare a immaginare e a ridefinire nuove prospettive abitative, paesaggistiche e ambientali. Se ciò risulta banalmente ovvio per quanto concerne la Biennale – anche se bisogna ricordare che l’ultima edizione firmata Aaron Betsky aveva posto il tema del superamento dell’architettura -, lo appare un po’ meno se si riflette sull’Expo – sebbene il tema portante di questa edizione sia “Better city, better life”-.
Partiamo dunque da quest’ultimo. Per portare nella terra dove sorge il sole il meglio del genius italicus il Ministero dell’Innovazione e Pubblica Amministrazione, insieme con la rivista Wired Italia, ha censito e raccolto oltre 250 innovazioni provenienti da Università, start-up, aziende sparse su tutto il territorio nazionale. L’iniziativa, denominata Italian Valley, ha parallelamente previsto la presenza di un concorso on line con il quale i lettori della rivista avrebbero potuto esprimere la loro preferenza in merito all’innovazione migliore. Il progetto più votato è stato Suite Home della società Hangar Design di Mogliano Veneto. Si tratta di un’idea di casa movibile su ruote, riciclabile ed ecosostenibile, dotata di tutti i confort di un normale appartamento. Una soluzione che evidenzia da un lato l’attenzione costante degli italiani intorno al tema della casa – del resto siamo il Paese con il 90% circa di case di proprietà – e dall’altro sostanzia la possibilità che intorno al tema dell’abitazione e dei canoni costruttivi molto sia ancora da fare.

suitehome

Della centralità dell’architettura nel percorso intellettuale di sfida al futuro è convinto anche Luca Molinari, curatore del Padiglione Italia della Biennale di Architettura di Venezia, aperta dal 29 agosto al 21 novembre 2010.
Interrogandosi egli stesso sul tema affidatogli ha scritto:“Nel XX secolo abbiamo portato avanti una sistematica opera di distruzione delle risorse e di impoverimento dei nostri patrimoni (biologici e culturali): cosa potrà attivare l’architettura perché questo nuovo secolo sia dedicato alla pulizia radicale di quanto abbiamo volgarmente sporcato? Deve cambiare il nostro rapporto con la Natura, oltre la verginità del neo Eden, oltre la logica dello sfruttamento, ma come entità viva, necessaria da interrogare con attenzione. Quali orizzonti potrà esplorare l’architettura oltre la retorica convenzionale della sostenibilità necessaria?”.
Non a caso ha deciso di intitolare il Padiglione Ailati, Riflessi dal futuro. La stessa definizione è un gioco di specchi con la parola Italia. Qui si introduce un percorso di nuova lettura dell’architettura contemporanea vista attraverso uno sguardo laterale e originale sulle cose, sulla realtà, sui progetti – ailati, appunto – per recepire con più forza e saggezza i riflessi dal futuro che la realtà ci manda quotidianamente e che sono la risorsa su cui l’architettura italiana può costruire nuove forme di identità e ricerca. Ailati è un percorso suddiviso in tre sezioni. Si inizia con un bilancio dell’architettura italiana degli ultimi vent’anni dal titolo “Amnesia nel presente. Italia 1990-2010”, si prosegue con “Laboratorio Italia” dedicato ai progetti del presente e dunque alle sperimentazioni in atto, per concludere con “Italia 2050”, dove, sempre in collaborazione con il mensile Wired, i temi stringenti dell’attualità verranno affrontati in prospettiva avanzata e visionaria.
A Venezia, il numeroso pubblico che nei prossimi mesi affollerà il Padiglione potrà valutare lo stato dell’arte e tentare di contribuire a dare risposte alle domande poste. Nel frattempo sembra che la presenza dell’architettura italiana a Shanghai abbia cominciato a dare i primi frutti. Interessati al nostro know how ambientale ed energetico, numerose sono state le richieste di invito fatte da strutture cinesi a studi di architettura italiani affinché entrino a far parte dei loro incubatori di imprese specializzati in energia, design e innovazione. Una nota che fa ben sperare e che soprattutto contribuisce a rafforzare quella sensazione, a volte sopita dalle difficoltà in cui versa una certa burocrazia nel nostro Paese, che, come dice Riccardo Luna, direttore di Wired “non dobbiamo aver paura”.

Pamela Pelatelli

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