Siamo di fronte ad una situazione sempre più tragica. Negli ultimi giorni attraverso i media hanno iniziato a circolare alcune immagini strazianti che stanno aprendo accesi dibattiti sul tema dei migranti.
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Quale sarà il futuro dei migranti e dei rifugiati? Cosa possiamo fare per aiutarli? È una domanda ricorrente in questi giorni nelle menti e del cuore delle persone. Mai come in questi giorni, infatti, il mondo si è fermato in massa a riflettere sulla questione. A scuotere profondamente le coscienze sono state soprattutto le immagini del piccolo Aylan, per quanto dure da digerire possano essere.
È vero, ogni giorno nel mondo muoiono centinaia di bambini e adulti a causa delle guerre, delle malattie e della mancanza di acqua e di cibo. Ma spesso di fronte a queste situazioni si tende a chiudere gli occhi o a voltarsi dall’altra parte. Di fronte alle immagini del bambino morto sulla spiaggia, però, questa volta è stato impossibile restare indifferenti: il pugno al cuore è arrivato, si è sentito ed è stato potente.
E le domande hanno inziiato ad affollarsi nella testa e sono diventate sempre più forte: siamo arrivati veramente a un punto di non ritorno? Questa tragica morte può servire davvero a scuotere le coscienze dell’opinione pubblica e dei governi? Ricordiamo ancora l’importanza della solidarietà? E soprattutto:
Cosa possiamo fare noi per aiutare i migranti e i rifugiati?
Possiamo fare molto. Possiamo principalmente impegnarci a dare il nostro supporto alle associazioni che stanno gestendo l’emergenza. Il mondo si sta muovendo. Non si tratta di essere “buonisti”, si tratta semplicemente di mettersi in gioco per aiutare altre persone, di essere “umani” nel vero senso della parola.
“La foto del bambino tragicamente morto sulla spiaggia della Turchia, fuggito con i genitori e il fratellino dalla guerra in Siria, ha prepotentemente catturato l’attenzione dei media, e scosso le coscienze di tutti – spiega Oxfam. Ma l’indignazione, l’angoscia e anche la rabbia di fronte a una morte tanto assurda sono del tutto insufficienti se non vengono seguite da azioni concrete, le sole che permettano di salvare la vita e dare speranza di futuro alle migliaia di bambini e bambine che in questo momento sono pronti a imbarcarsi con le loro famiglie. Bambini che noi non vediamo, ma che sappiamo esistono e che, soprattutto, possiamo ancora salvare”.
I nostri cuori si uniscono oggi alle famiglie che hanno perso i figli al largo delle coste, sulle spiagge, e ai bordi delle strade d’Europa. Mentre vanno avanti i dibattiti sulle politiche, non dobbiamo mai perdere di vista il profondo aspetto umano di questa crisi. Né i bambini. Né la portata di questi eventi. Almeno un quarto di coloro che cercano rifugio in Europa sono bambini – nei primi sei mesi di quest’anno, più di 106.000 bambini hanno chiesto asilo in Europa. E non dobbiamo mai dimenticare ciò che sta dietro le tante storie delle famiglie che cercano rifugio in Europa: terribili conflitti come quello in Siria, che già ha costretto circa 2 milioni di bambini a fuggire dal loro paese”, fa eco Anthony Lake, direttore UNICEF.
– Conoscere la differenza tra rifugiati e migranti
Per comprendere meglio il problema, è innanzitutto importante conoscere la differenza tra rifugiati e migranti. Si tratta in ogni caso di una situazione complessa legata a numerosi fattori che si sono accumulati negli anni e che hanno portato alla crisi odierna.
Un rifugiato è una persona che sta fuggendo da un conflitto armato o da una persecuzione e che sta cercando rifugio attraverso i confini internazionali. Si tratta di persone per le quali il rifiuto di asilo ha conseguenze potenzialmente mortali, come specifica l’UNHCR.
Un migrante è un individuo che decide di cercare migliori condizioni di vita in un altro Paese. Le sorti dei migranti dipendono dalle politiche di ciascuno Stato. Mentre il Diritto Internazionale impone ad ogni Paese la responsabilità di proteggere i rifugiati.
Quest’anno più di 300 mila rifugiati hanno attraversato il Mediterraneo in condizioni rischiose. Circa 200 mila hanno raggiunto la Grecia mentre circa 110 mila sono sbarcati in Italia. Sono almeno 2500 le persone morte o scomparse.
– In Grecia aiuti sia per i migranti che per le famiglie locali
In Grecia la Caritas locale ha raccolto quasi 200 mila euro che vengono utilizzati sia per aiutare le famiglie del luogo a sopportare la forte crisi economica sia per far fronte all’emergenza migranti. Sono in programma delle operazioni di assistenza diretta ai migranti nelle isole e nello stesso tempo non mancheranno gli aiuti alle famiglie greche in difficoltà. Segno che aiutare i migranti non significa tralasciare chi ha necessità di supporto nel proprio Paese.
– Rifugiato a casa mia
Passando dalla sitazione internazionale a quella nazionale, nel nostro Paese la Caritas ha proposto il progetto “Rifugiato a casa mia” che ha già funzionato in alcune città italiane. L’intento è di aumentare le opportunità di accoglienza e nello stesso tempo di accelerare le procedure di richiesta d’asilo per i rifugiati, oltre all’individuazione di nuove città dove avviare l’iniziativa.
Come riportato sul sito web della Caritas Ambrosiana: per maggiori informazioni, chiarimenti o segnalare il proprio interesse ad essere parte del progetto quale famiglia ospitante potete scrivere all’indirizzo e-mail stranieri[@]caritasambrosiana.it o telefonare al numero +390276037337.
– Accogliere i minori non accompagnati
In Italia, secondo l’Aibi, abbiamo almeno 1800 famiglie pronte ad accogliere i migranti, con particolare riferimento ai minori non accompagnati, ma servono più impegno e più collaborazione da parte dei Comuni in modo che i progetti ancora sulla carta diventino realtà.
I Centri di Accoglienza, come denuncia l’Aibi, purtroppo non rappresentano una sistemazione ideale per i minori non accompagnati e di per sé rischiano di diventare un pretesto per truffe e infiltrazioni della criminalità. In questo caso la richiesta è rivolta alle Forze dell’Ordine in modo che la situazione possa rimanere sotto controllo. Per i minori una sistemazione in famiglie pronte ad adottarli sarebbe la soluzione migliore.
– Organizzazioni internazionali attive per aiutare i migranti
Tra le associazioni internazionali attive nell’aiuto ai migranti troviamo Medici Senza Frontiere, che lavora direttamente con gli sfollati e i rifugiati di tutto il mondo fornendo assistenza medica, psicologica e nutrizionale, garantendo l’accesso all’acqua potabile e creando ospedali da campo.
L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni è una realtà intergovernativa che si occupa di cooperazione internazionale e che offre assistenza umanitaria ai rifugiati e ai migranti che si trovano in difficoltà.
L’International Rescue Committee è un’organizzazione che opera in più di 40 Paesi per fornire assistenza sanitaria, infrastrutture, istruzione, sostegno economico, aiuti di emergenza e servizi di re insediamento per i rifugiati, con programmi speciali per adulti e bambini.
Sono davvero numerose le associazioni e le organizzazioni internazionali attive in questo senso con particolare riferimento alla difesa dei diritti umani dei migranti e delle popolazioni in difficoltà di tutto il mondo: Unicef, Oxfam, Save The Children, Emergency, Amnesty International, Croce Rossa Italiana (attiva nelle tendopoli di Roma Tiburtina), soltanto per citare gli esempi più noti. Queste realtà non si occupano soltanto di raccogliere fondi per aiutare i migranti ma sono anche alla ricerca di volontari per portare avanti i propri progetti.
– Progetti locali per aiutare i migranti
Per quanto riguarda i progetti locali per l’aiuto ai migranti, informatevi presso il vostro Comune di residenza o presso la città più vicina. Anche voi potreste collaborare a dare il via a nuovi progetti per aiutare i migranti e i rifugiati.
Ad eseempio, chi vive nella zona di Milano può fare riferimento al Progetto Arca Onlus per dare il proprio aiuto nel migliorare il soggiorno momentaneo dei migranti che si raccolgono alla Stazione Centrale e che in seguito vengono indirizzati ad un alloggio temporaneo che li accoglierà durante il loro transito in Italia.
– Marcia delle donne e degli uomini scalzi
Venerdì 11 settembre a Venezia si svolgerà la Marcia delle donne e degli uomini scalzi. Gli uomini scalzi sono quelle persone che hanno bisogno di mettere il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere. Partecipare a questa marcia è un atto simbolico per dimostrare di essere dalla parte dei più deboli.
– Il decalogo di PeaceLink per aiutare i migranti
PeaceLink propone un vero e proprio Decalogo per aiutare i migranti. Tra i punti principali troviamo l’importanza della nascita di iniziative ed organizzazioni che vedano i migranti impegnati e coinvolti in prima persona come protagonisti nel definire gli obiettivi utili al loro inserimento ed i modi migliori per perseguirli.
L’associazione suggerisce anche di avviare laboratori di convivenza, creare occasioni e spazi di conoscenza reciproca, di confronto e di convivialità tra le persone e le culture, nelle scuole, nelle parrocchie, negli spazi comunitari. Qui il decalogo completo.
Quale sarà il futuro dei migranti e dei rifugiati?
Alcune eccellenze ci mostrano già oggi la strada da seguire. Alcune delle persone giunte in Italia per fuggire a persecuzionie guerre in passato hanno dato il via a progetti davvero lodevoli che potrete supportare per aiutare chi vuole farsi una nuova vita nel nostro Paese.
Salsa Migrante
Il progetto Salsa Migrante punta sull’autoproduzione come punto di partenza per la libertà e i diritti di migranti e braccianti precari. L’idea è nata in Puglia per fare in modo che lavoratori e le lavoratrici – braccianti, immigrati e non – vengano retribuiti dignitosamente per la raccolta di ortaggi e per la preparazione di salse e conserve di pomodoro.
Barikamà
Barikamà è la storia di un gruppo di ragazzi che da profughi sono diventati in pochi anni imprenditori dello yogurt consegnato in bicicletta. Questo progetto di micro-reddito ha permesso loro di fuggire dallo sfruttamento nelle campagne e di raggiungere l’obiettivo dell’autogestione del lavoro e dell’inserimento sociale. L’iniziativa è attiva a Roma. Qui maggiori informazioni.
Orti a Lampedusa
Lo scorso anno, infine, è stato avviato un progetto sociale per la nascita di nuovi orti a Lampedusa con l’obiettivo di creare una maggiore collaborazione tra la popolazione locale e i migranti. Grazie al progetto Orti a Lampedusa, quest’isola vorrebbe essere considerata soprattutto come un approdo sicuro per migliaia di persone che non solo qui hanno salva la vita, ma che proprio sull’isola hanno l’occasione di ricominciare.
Marta Albè
Fonte foto: Consorzio Romero
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