Vorremmo fosse palestinese ed israeliano, iraniano, afganistano, ruandese, sudafricano, georgiano e ceceno, coreano. Vorremmo che Barack Obama fosse italiano.
Vorremmo fosse palestinese ed israeliano, iraniano, afganistano, ruandese, sudafricano, georgiano e ceceno, coreano. Vorremmo che Barack Obama fosse italiano. Vorremmo fosse segretario ONU con poteri sovranazionali, vorremmo fosse amministratore del condominio, vorremmo fosse il miglior amico, vorremmo fosse nostro fratello.
Senza paura di essere smentiti, siamo di fronte all’essere umano dotato di maggiore sensibilità politica degli ultimi 40 anni (quelli che ho sul groppone). È rassicurante, è intelligente, è carismatico.
A tre giorni dalla fine del G8 de l’Aquila, riflettendo sui fatti e sulle decisioni, e su come queste ultime ci riguarderanno da vicino, filtrato dalle nostre lenti, mi accorgo di essere indifferente se il vertice è stato o meno un successo per l’Italia, o per Berlusconi. Sono contento se qualcuno lo fa, sono sue priorità, ma io vorrei trovare concretezza in almeno uno dei tanti vertici che si susseguono e che costano un mucchio di soldi, e dove la sensazione è che spesso si perda solo un sacco di tempo.
Quindi, cosa è successo a l’Aquila ? Cerco di scoprirlo analizzando i principali fatti ed i principali commenti.
I fatti:
– Si è discusso di emissioni e cambiamenti climatici: i Grandi si sono accordati sulla soglia massima di due gradi centigradi rispetto ai valori preindustriali, come aumento della temperatura del globo
– I G8 si sono accordati per abbassare i livelli di emissioni di gas serra dell’80% entro il 2050. Il Canada però la definisce “un’aspirazione” dimostrando di non crederci troppo, ma i dubbi sorgono ancora di più perché non si dice come si dovrebbe arrivare a questa riduzione, quali sono i piani industriali. Inoltre, per alcuni il periodo di tempo è troppo lungo.
– I G14 si sono accordati per abbassare i livelli di emissioni di gas serra del 50% entro il 2050 su scala globale. Anche qui ci sono delle difficoltà, e grosse, giacché non c’è l’adesione della Cina e parzialmente anche dell’India (i due paesi più popolosi al mondo, le due economie con i più alti livelli assoluti di crescita, due economie in forte espansione industriale). Chiedono di potersi industralizzare, prima.
– Non si sono verificati incidenti con i No Global. Molto bene.
– Si sono verificate proteste dei terremotati, incisive ed intelligenti. E senza incidenti.
– Obama, ha dato segnali di forte leadership, abbracciando la politica della mano tesa, dell’indispensabilità, della persuasione appassionata. Si fa carico della responsabilità della leadership ambientale globale, e noi gliela concediamo molto volentieri.
I commenti:
– Obama considera questo accordo nulla di più che una buona partenza. La frase centrale è “Ogni nazione di questo pianeta è a rischio, e se nessuna nazione da sola è responsabile per il cambiamento climatico, nessuna può affronatrlo da sola”
– Ban Ki-moon, segretario ONU è insoddisfatto per il mancato accordo con Cina e India, e perché il periodo di tempo è eccessivamente lungo. Avrebbe preferito impegni concreti per il 2020, 2030 al massimo.
– il Ministro per l’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, è soddisfatta e su YouImpact ha commentato: “Il risultato del G8 per le tematiche ambientali è positivo, anche perché sono stati affrontati anche altri aspetti legati alle problematiche ambientali, come quello della biodiversità.”
– Greenpeace, autore di numerosi blitz di protesta e sensibilizzazione durante il G8, per mezzo di Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, dichiara: “I governi delle nazioni più ricche hanno avuto un’opportunità storica ma l’hanno sprecata fallendo nello stabilire obiettivi di medio termine (2020, ndr) e rinviando al G20 la discussione sugli investimenti che serviranno alle nazioni in via di sviluppo per combattere i cambiamenti climatici. Oggi, i capi di governo del G8 hanno mostrato a tutti di essere dei semplici politici che parlano e non dei leader che prendono le azioni necessarie per il Pianeta”
– il WWF, con Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia: “Certo, qualche progresso è stato fatto, ma i leader delle nazioni industrializzate non hanno ancora fatto il passo sostanziale, quello che avrebbe e deve fare la differenza: stabilire con chiarezza l’ obiettivo di riduzione delle emissioni a medio termine (2020), assieme a seri, inequivocabili impegni finanziari.”
Valutazione finale ? È stato fatto di più negli ultimi 7 mesi che negli ultimi 7 anni. E che anche se il nostro nuovo eroe, Obama, è il primo degli insoddisfatti, ci crediamo, e il nostro bonus non si è esaurito; a Copenhagen (il vertice del prossimo dicembre sul clima che è considerata la tappa successiva di Kyoto) gli chiediamo maggiore, se possibile, persuasione e concretezza. Lo faccia per sé, lo faccia per noi.
Mario Notaro