Per evitare che si ripetano scene come quelle viste in Sardegna servono soldi. Ma non solo: serve anche una strategia coerente e il ritorno alla terra
Le associazioni ambientaliste, quelle contro il cambiamento climatico e persino la Coldiretti alzano la voce dopo il disastro causato dall’alluvione in Sardegna: bisogna combattere il dissesto idrogeologico del paese, servono soldi e una strategia coerente.
Gli effetti del ciclone Cleopatra sul territorio sardo sono sotto gli occhi di tutti: le ultime notizie parlano di almeno 16 morti e danni per centinaia di milioni di euro. Il Governo Letta ha stanziato 20 milioni di euro per far fronte all’emergenza, ma solo tra qualche giorno si saprà realmente quanto è costata l’alluvione in termini di vite umane e di danni a persone e cose.
Già oggi, però, è un coro di critiche. Il problema non è tanto se il ciclone fosse prevedibile o meno, se la popolazione sia stata sufficientemente allertata dalle autorità o no. Il problema è che di questi eventi estremi, a causa dei cambiamenti climatici, ce ne saranno sempre di più in futuro e l’Italia intera, non solo la Sardegna, è preparata a contrastarne gli effetti.
Secondo Legambiente “Bisogna intervenire subito e concretamente. La terribile tragedia avvenuta in Sardegna deve costringerci ad intervenire ora per mettere in sicurezza il Paese, quei 5 milioni di cittadini che vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio idrogeologico e quei 6.633 Comuni che hanno all’interno del territorio aree ad elevato rischio di frana o alluvione“.
Il presidente dell’associazione ambientalista Vittorio Cogliati Dezza se la prende con la politica: “i fondi stanziati per la prevenzione dei danni causati dal dissesto idrogeologico debbono essere adeguati alla realizzazione dell’unica grande opera veramente necessaria per il Paese, e non possono essere limitati, per il 2014, a quei 30 milioni previsti dalla Legge di stabilità in discussione al Senato“.
Servono molti più soldi e, soprattutto, molta più voglia di spenderli in fretta e bene. Cioè tramite una strategia nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici, come chiede l’Italian Climate Network: “Riteniamo che sia necessario accelerare il percorso di redazione della Strategia Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici in modo tale da trovare al più presto quei fondi che sono necessari per agire per la prevenzione del nostro territorio“.
Secondo Coldiretti, invece, c’è una stretta relazione tra crisi dell’agricoltura e abbandono e degrado idrogeologico del territorio: “A questa situazione non è certamente estraneo il fatto che sono praticamente dimezzati gli agricoltori nelle aree marginali che se ne prendono cura negli ultimi 30 anni, durante i quali in Italia 3 milioni di ettari di terreno coltivato, pari alla superficie della regione Sicilia e Val d’Aosta assieme, sono stati abbandonati in montagna e collina o cementificati in pianura“.
Peppe Croce
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