Pendolaria: le 10 linee ferroviarie peggiori di Italia

Crescono i pendolari italiani ma crescono anche le disuguaglianze di servizi tra le regioni. E’ quanto emerge dal rapporto Pendolaria 2016 di Legambiente, presentato a Palermo che fa un focus sul variegato mondo dei trasporti.

Crescono i pendolari italiani ma crescono anche le disuguaglianze di servizi tra le regioni. È quanto emerge dal Pendolaria 2016 di Legambiente presentato a Palermo, che fa un focus sul variegato mondo dei trasporti.

“Abbiamo scelto di presentare Pendolaria a Palermo proprio perché è il Sud che ha un’ emergenza dei trasporti nel nostro Paese. Cambiare e migliorare la situazione che vivono ogni giorno milioni di pendolari deve diventare una priorità, non solo per ridurre differenze e recuperare ritardi, ma perché è un grande investimento sul futuro del Paese”, commenta Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.

Ogni giorno quasi 5,5 milioni di persone si spostano in treno per motivi di studio o di lavoro, un numero solo leggermente superiore al 2015 (+0,2%), quando i pendolari del treno erano 5,43 milioni (e 5,1 nel 2014).

Un numero elevatissimo ma stabile, che si divide tra coloro che usufruiscono del servizio ferroviario regionale e quelli che prendono le metropolitane delle grandi città come Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, Brescia e Catania.
La crescita, secondo il rapporto di Legambiente, è dovuta ai vari investimenti di ammodernamento.

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“Aumenta dove il servizio non è stato tagliato e dove sono stati realizzati investimenti nell’acquisto di nuovi treni, come in Lombardia dove sono arrivati a 712mila (con un +1,3%), in Emilia-Romagna (+3%) e in Alto Adige (dove sulle linee riqualificate con treni nuovi sono triplicati, da 11.000 nel 2011 a quasi 32.000)”, si legge.

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Mentre continua a calare in Regioni dove dal 2010 a oggi sono stati realizzati solo tagli ai servizi (in Calabria -26,4% treni in circolazione e -31% passeggeri, in Campania -15,1% treni e -40,3% passeggeri, in Piemonte –8,4% e -9,5%) e nelle città dove il servizio è scadente, con sempre meno treni e sempre più vecchi come a Napoli sulla Circumvesuviana (le corse sono state ridotte del 30% dal 2010) o sulla Roma-Ostia Lido.

Pendolaria 2016, le 10 linee pendolari peggiori

Anche quest’anno a guidare la poco onorevole classifica delle tratte peggiori troviamo la Roma –Ostia Lido e la Circumvesuviana: nella prima il servizio della linea suburbana gestita da Atac appare totalmente inadeguato alla domanda di spostamento dei circa 100.000 studenti e lavoratori quotidiani. Guasti e problemi tecnici si ripercuotono sugli utenti tra corse che saltano senza che venga fornita un’adeguata informazione e continui ritardi.

​La Circumvesuviana invece, collega un’area metropolitana di circa due milioni di abitanti e si estende per 142 km distribuiti su 6 linee e 96 stazioni. Qui il pendolare non fa più caso ai ritardi. La speranza, semmai, è che la corsa non venga cancellata e che si arrivi a destinazione senza gravi intoppi perché il peggio non sarebbe il probabile guasto ma l’incidente o il principio di incendio, oppure il finestrino preso a sassate.

1) Roma-Lido

2) Circumvesuviana

3) Reggio Calabria-Taranto

4) Messina-Catania-Siracusa

5) Cremona-Brescia

6) Pescara-Roma

7) Casale Monferrato-Vercelli e Casale Monferrato-Mortara

8) Bari-Martina Franca-Taranto

9) Treviso-Portogruaro

10) Genova-Acqui Terme

Clicca qui per scoprire i tristi dettagli delle 10 linee pendolari peggiori

Chiusura delle linee ferroviarie

Oltre 1120 chilometri di linee ferroviarie sono sparite, a questi si aggiungono anche i 412 chilometri di rete ordinaria che risulta “sospesa” per inagibilità dell’infrastruttura, come per la Trapani-Palermo, la Gemona-Sacile, la Priverno-Terracina, la Bosco Redole-Benevento e la Marzi-Soveria Mannelli in Calabria.

“Per fare qualche esempio, in Molise non esiste più un collegamento ferroviario con il mare: da qualche mese sono scomparsi i treni che dal 1882 collegavano Campobasso con l’Adriatico e con Termoli. In tutto sono 1.532 km di linee ferroviarie su cui non esiste attualmente alcun servizio passeggeri”, si legge ancora.

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Insomma, potremmo dire che è un’Italia che viaggia sempre di più a velocità differenti tra Nord e Sud dove, in quest’ultimo, i tagli ai treni Intercity, a lunga percorrenza e quelli regionali portano evidenti disuguaglianze nell’offerta dei servizi.

“Tuttavia, spiegano da Legambiente, ci sono anche dei risultati positivi, per esempio quelli dati dall’uso di tram: Firenze-Scandicci (30mila passeggeri giorno), Palermo, alle linee dove si è investito in Alto Adige, alla linea Palermo-Catania, ad alcune linee pugliesi. E in ogni parte d’Italia, dove si investe nel ferro il successo è garantito come dimostrano 30 buone pratiche raccontate nel Rapporto”.

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La sfida si gioca al Sud

Per Legambiente la sfida fondamentale del trasporto ferroviario in Italia si gioca al Sud.Nelle principali aree metropolitane vivono 25 milioni di persone, ma qui si registrano anche i ritardi più evidenti in termini di dotazione di trasporto su ferro rispetto al resto d’Europa.

Ogni giorno, in tutto il Meridione circolano meno treni regionali che nella sola Lombardia e dal 2010 quelli regionali si sono ridotti del 21,9% e a questi tagli vanno sommati quelli degli Intercity.

Per fare un esempio, le corse quotidiane dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.300 della Lombardia. Inoltre, i treni sono più lenti e l’età media dei convogli al Sud è nettamente più alta: 20,3 anni rispetto ai 14,7 del Nord e ai 17,2 della media nazionale.

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“Occorre sottolineare che tutte le tratte della Sicilia sono scomode e inefficienti a danno dei cittadini, soprattutto i pendolari, che sono letteralmente massacrati, e dei turisti. Se vogliamo davvero cambiare il nostro stile di vita è innegabile che invece di tagliare occorre investire sulle ferrovie. Sempre più persone, infatti, preferirebbero il treno all’auto o al pullman, ma in Sicilia la strada è ancora tutta in salita”, spiega il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna.

La soluzione secondo Legambiente

Si legge nel Rapporto Pendolaria:

“Per cambiare questa situazione occorre aumentare l’offerta di treni sulle linee, in particolare in quelle urbane più utilizzate dai pendolari e laddove, come al Sud, sono stati cancellati o ridotti i collegamenti in questi anni.

Lo Stato deve poi finalmente comprare treni, come succede in tutti gli altri Paesi europei, perché servono più treni per potenziare le linee e le sostituzioni in corso legate ai contratti con le Regioni, lasciano scoperto proprio il Sud e alcune linee fondamentali in città come Roma e Napoli. Infine occorre cambiare le priorità infrastrutturali per dare priorità alle aree urbane e al Sud.

Oggi progetti fondamentali di rilancio della mobilità sostenibile nelle città non sono finanziati e nel Mezzogiorno non esiste alcun progetto di miglioramento del servizio tra le città attraverso progetti di adeguamento delle linee e acquisto di treni.

Per cambiare questa situazione occorre mettere queste politiche tra le priorità del Paese, con un ruolo di regia e di controllo da parte del Ministero delle Infrastrutture che lo porti a spostare l’attenzione dai cantieri delle infrastrutture agli obiettivi e agli interventi necessari per rendere più semplice e sostenibile la mobilità dei cittadini”.

Leggi qui il Rapporto Pendolaria 2016

Dominella Trunfio

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