Roma e Milano sono tra le 10 città europee più martoriate dal traffico. Lo dice il nuovo Libro Bianco sulla mobilità e i trasporti di Eurispes. Due delle tre città campione per l'Italia – la terza è Napoli – hanno conquistato il poco lodevole primato della top ten euroepa
Roma e Milano sono tra le 10 città europee più martoriate dal traffico. Lo dice il nuovo Libro Bianco sulla mobilità e i trasporti di Eurispes. Due delle tre città campione per l’Italia – la terza è Napoli – hanno conquistato il poco lodevole primato della top ten euroepa. Non a caso, il mezzo preferito è ancora l’auto, che grava però sui bilanci familiari.
Colpa non solo degli italiani, ma anche della mancanza di infrastrutture. Nel nostro paese, solo considerando la metropolitana, i chilometri disponibili sono inferiori alla rete della città di Madrid. Più in generale, nel nostro paese ci sono oltre 600 automobili ogni mille abitanti (a Roma superano quota 700).
Il problema, lo diceva anche Benigni, è il traffico. Ma gli ingredienti per cambiare marcia, in teoria, ci sarebbero. Dall’aumento del costo del trasporto privato (carburanti e tasse in primis) alla maggiore propensione dei cittadini verso i trasporti alternativi soprattutto da parte delle fasce d’età più giovani. Anche la sfavorevole congiuntura economica potrebbe essere considerata un’opportunità per il settore del trasporto pubblico.
Quest’ultimo in Italia, secondo Eurispes, impiega circa 130.000 lavoratori e il valore della produzione raggiunge i 13 miliardi l’anno. Nel 2011, i passeggeri complessivamente trasportati sono stati oltre sei miliardi. Numeri particolarmente consistenti in valore assoluto ma insufficienti se messi a confronto col trasporto privato. Secondo le stime del Ministero delle Infrastrutture, il costo associato a questa diseconomia è pari a circa 11 miliardi di euro.
E arriviamo a Roma e Milano. Proprio qui, si concentrano il fenomeno e i costi maggiori. Le due città per questo sono state inserite all’interno dei primi dieci posti della classifica europea con velocità medie anche inferiori ai 10 Kmh. Gli stessi tempi raggiunti durante la prima industrializzazione. Per non parlare dei tempi di trasferimento che raggiungono oltre 70 ore anno per abitante a Milano e superano le 45 ore a Roma.
Per quanto riguarda gli spostamenti quotidiani, una fetta consistente dei cittadini effettua con frequenza spostamenti al di fuori del comune di residenza. Il 52,9% degli intervistati si sposta prevalentemente all’interno del proprio comune e un terzo del campione (33,3%) nei comuni della provincia di residenza; il 6,2% in altre province della regione, il 4,5% in altre regioni, il 2,6% tra comuni di provincia e aree metropolitane. Gli spostamenti avvengono soprattutto per motivi di lavoro (57,3%). Oltre un terzo si sposta soprattutto per commissioni varie o tempo libero (34%), il 7,3% per motivi di studio.
Quanto tempo impieghiamo in auto? Per il percorso casa-lavoro, quasi un terzo del campione impiega un tempo decisamente breve, inferiore al quarto d’ora (31,2%), il 21,7% da 30 a 44 minuti, il 20% da 15 a 29 minuti. Per fortuna, è del 6,6% la percentuale di chi impiega da 45 minuti a un’ora per recarsi al lavoro.
Quali mezzi usiamo? A vincere è sempre l’auto privata, il mezzo di trasporto più amato: il 29,4% la usa sempre, il 32,9% spesso, il 15,8% qualche volta, il 19,9% mai. Per quanto riguarda i mezzi pubblici, il 46,2% del campione non utilizza mai autobus o tram urbani, mentre il 33,3% lo fa qualche volta, l’11,6% spesso, il 5% sempre. Cresce invece il numero di chi non usa mai la metropolitana (60,8%), anche perché solo alcune città metropolitane ne sono dotate. Gli autobus extraurbani non vengono utilizzati nella maggioranza dei casi (57,9%), mentre nel 26,3% dei casi vengono usati qualche volta, nell’8,5% spesso, nel 4% sempre. La maggioranza degli utenti viaggia in treno, ma con frequenza contenuta: il 45,2% qualche volta, il 6,8% spesso, l’1,9% sempre; il 42,9%, invece, mai. E la bici? Il 53% non la usa mai, quasi un terzo (32,2%) lo fa qualche volta, l’8,6% spesso, il 2,6% sempre.
Se i danni all’ambiente sono ormai noti, anche quelli al portafoglio possono essere quantificati. Secondo Eurispes, la spesa che ogni famiglia italiana sostiene per il trasporto privato va dal 12 al 25% del proprio reddito complessivo, in base al numero di auto presenti in famiglia. Il costo per energia e carburanti pesa per il 38% sul valore del trasporto privato, per il 18%, 20% e 21% rispettivamente nel trasporto collettivo a breve raggio, a lungo raggio e nel trasporto merci. Tenendo conto di manutenzione, assicurazione, parcheggi e pedaggi autostradali, un’auto di media cilindrata grava su chi la possiede per 4.500 euro l’anno.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, vi sono significative disparità tra i centri urbani e le aree metropolitane del Centro-Nord, maggiormente fornite, contro quelle del Sud, quasi esclusivamente basate sul trasporto su gomma.
“L’insufficienza di soluzioni politiche, collettive e organizzate determina l’emersione delle soluzioni individuali. Spostata tale considerazione sul fronte della mobilità – e ciò vale in Italia come per il resto del mondo industrializzato – l’insufficienza del trasporto pubblico locale ha determinato la preminenza del trasporto privato su quello collettivo e pubblico e l’auto di proprietà da bene familiare è divenuta prima bene individuale indispensabile e quindi, o insieme, status symbol,” spiega Eurispes.
Ancora un dato. Calcolatrice alla mano, il trasporto privato costa ad una famiglia media italiana 17 volte in più rispetto a quello pubblico.
Siamo ancora sicuri di voler prendere l’auto per andare al lavoro o a fare la spesa?
Francesca Mancuso
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