Il trasporto su ferro in Italia è ancora indietro rispetto agli altri Paesi europei e come non crederci. Ritardi infrastrutturali, treni poco frequenti, lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, risorse inadeguate sono ancora i punti sui quali ci sono delle lacune enormi. Chi sta peggio? Il sud, ovvio
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Piccolissimi miglioramenti in un coacervo di cose che ancora non vanno: ancora continui ritardi infrastrutturali, treni poco frequenti, linee a binario unico, lentezza nella riattivazione delle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse e, ciliegina sulla torta, risorse economiche insufficienti. Dall’altra parte, il trasporto pendolare risente ancora degli effetti della pandemia: seppur cresciuto, il numero dei pendolari non raggiunge ancora i livelli del periodo pre-pandemico e, in generale, è troppo lenta la transizione ecologica del trasporto su ferro
È quanto emerge dal nuovo rapporto Pendolaria 2023, in cui Legambiente fa il punto sul trasporto su ferro in Italia: dal 2018 al 2022 le inaugurazioni di nuovi binari in città sono state inadeguate, al ritmo di un chilometro e mezzo all’anno di nuove metropolitane. Nel 2018 sono stati inaugurati 0,6 km, nel 2019 e 2020 neanche un tratto di nuove linee, nel 2021 1,7 km, mentre nel 2022 il dato sale a 5,3 km grazie all’apertura della prima tratta della M4 a Milano. Anche sulle nuove tranvie il dato medio dell’ultimo quinquennio non è dei migliori: 2,1 km all’anno.
Come se non bastasse, le differenze tra le diverse aree del Paese ancora ci sono eccome e a pagarne lo scotto è soprattutto il Mezzogiorno, dove circolano meno treni, i convogli sono più vecchi e viaggiano su linee in larga parte a binario unico e non elettrificate.
Le corse dei treni regionali in Sicilia, ad esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia; tra Napoli e Bari non esistono, inoltre, ancora oggi, treni diretti; oppure, la linea Palermo-Trapani, via Milo, è ancora chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti, quella della Caltagirone-Gela ancora chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011; e quella della tratta Corato-Andria in Puglia, ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti.
Dal punto di vista degli investimenti, dal 2010 al 2020, sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro, con la realizzazione di 310 km di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte dei 91 chilometri di metropolitane e 63 di tranvie.
Le 10 linee peggiori d’Italia
Alle prime posizioni ci sono:
- le Ex linee Circumvesuviane
- la Roma-Lido e Roma Nord-Viterbo
- la Catania-Caltagirone-Gela
- Milano-Mortara
- Verona-Rovigo e Rovigo-Chioggia
- Genova-Acqui-Asti
- Novara-Biella-Santhià
- Trento-Bassano Del Grappa
- Portomaggiore-Bologna
- Bari-Bitritto
Il processo di riconversione dei trasporti in Italia – spiega Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – è fondamentale. Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990 […] Occorre investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity. Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere.
Le risorse stanziate
Nel 2021 gli stanziamenti sono stati, in media, pari allo 0,57% dei bilanci regionali, in miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019. Dall’altro lato c’è da dire che con la legge di Bilancio 2022 è stato istituito il Fondo per la strategia di mobilità sostenibile che ha una dotazione di 2 miliardi di euro per ridurre le emissioni climalteranti del settore dei trasporti con diverse azioni, tra cui il rinnovo del parco circolante dei mezzi pubblici e la realizzazione di infrastrutture digitali per la gestione e il monitoraggio del traffico ferroviario.
Inoltre, sono state previste risorse per il Fondo per il Trasporto Pubblico Locale e tra le altre buone notizie del 2022 ci sono anche i nuovi finanziamenti per l’acquisto di treni regionali e l’ammodernamento delle linee locali.
L’aumento dei passeggeri dopo la pandemia
Nel 2022 “ritornano” i passeggeri sui treni nazionali regionali dopo oltre due anni di calo dovuto alle disposizioni in contrasto alla pandemia e alle preoccupazioni dei cittadini.
L’elettrificazione delle linee regionali, finalmente una nota positiva
Uno degli aspetti più positivi degli ultimi anni riguarda gli interventi di elettrificazione della rete e di installazione di sistemi di controllo della sicurezza: gli interventi previsti dovrebbero interessare complessivamente oltre 1.700 km di rete e portare la quota di rete elettrificata in Italia dal 70,2% del 2022 ad oltre il 78%. Si tratta di uno degli indicatori in cui l’Italia si mostra in vantaggio rispetto ad altri grandi Paesi europei. Ad esempio, in Spagna la rete elettrificata è circa il 63% del totale, mentre in Germania questa quota è ferma a poco più del 60%.
QUI trovi il report completo.
Fonte: Legambiente
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